Il mercato delle criptovalute affronta un forte crollo, tra turbolenze globali, scelte politiche e movimenti sospetti di grandi investitori. Fattori chiave, previsioni e strategie per orientarsi.
Il valore di Bitcoin ha subito un decremento scendendo sotto livelli che non si vedevano da mesi, mentre anche asset digitali come Ethereum e numerose altcoin hanno registrato cali a doppia cifra.
Questa dinamica ha destato particolare attenzione tra investitori e analisti, specie in un contesto già carico di tensioni macroeconomiche e geopolitiche. Alla base del recente crollo si celano diversi fattori, tra cui tensioni commerciali tra Stati Uniti, Canada, Messico e Cina, oltre a decisioni di politica monetaria della Federal Reserve. Ora, il dibattito si concentra su come interpretare questi segnali: semplice correzione temporanea o indicazione di un cambio di ciclo più profondo?
L'inizio della fase discendente nel settore delle criptovalute coincide con una serie di eventi di rilievo provenienti dagli Stati Uniti. L'annuncio dell'amministrazione Trump relativo all'introduzione di dazi sulle importazioni da Canada, Messico e Cina ha modificato le aspettative degli investitori globali in tema di rischio e stabilità. Il lancio di queste tariffe, accompagnato dalla possibilità di ulteriori misure restrittive nei confronti dell'Unione Europea, ha generato una fuga dagli asset più volatili, tra cui proprio Bitcoin e le principali criptovalute.
Non meno importante è l'impatto delle decisioni della Federal Reserve, che ha proceduto ad un taglio dei tassi d'interesse di 25 punti base, portandoli al 4%-4,25%. Benché questa mossa fosse già ampiamente attesa dai mercati, le dichiarazioni del presidente Jerome Powell in conferenza stampa hanno suggerito maggiore cautela sulle prospettive future, in particolare per quanto riguarda la crescita economica e la tenuta del mercato del lavoro. L'indipendenza della Fed stessa viene messa in discussione in vista della possibile nomina di nuovi vertici nel 2026, sollevando interrogativi sulla futura politica monetaria degli Stati Uniti.
Ulteriori tensioni macroeconomiche si sono manifestate attraverso un aumento dell'inflazione e molteplici incertezze legate alle politiche commerciali internazionali. Questi elementi hanno contribuito a rendere meno attraenti gli investimenti in asset privi di rendimento, come le criptovalute, a favore di strumenti finanziari percepiti come più sicuri. Il clima di avversione al rischio si è amplificato quando i mercati hanno iniziato a scontare flussi di capitale in uscita dagli ETF su Bitcoin, causando ulteriori pressioni ribassiste sui prezzi.
Durante la fase di crollo, sono emersi movimenti di grande portata attribuibili alle cosiddette “whale”, ovvero grandi detentori di criptovalute. Un caso emblematico ha visto il trasferimento di 24.000 Bitcoin provenienti da un portafoglio legato a precedenti acquisti sull'exchange HTX, equivalenti a circa 2,4 miliardi di euro. Queste enormi transazioni hanno amplificato la pressione ribassista nel momento di minore liquidità, tipicamente durante il fine settimana, producendo un vero e proprio flash crash.
Alcuni analisti suggeriscono che tali manovre siano state orchestrate anche per profittare di posizioni short ad alta leva, generando così maggiori ricavi in un mercato altamente volatile. Le conseguenti liquidazioni forzate hanno poi innescato ulteriori cali di prezzo, creando una reazione a catena che ha colpito sia investitori istituzionali che retail. Situazioni di questo genere evidenziano la vulnerabilità strutturale del settore: la presenza di grandi attori capaci di muovere singolarmente il mercato e la facilità con cui si possono accentuare fasi di panic selling.”
Il ribasso delle quotazioni ha interessato l'intero ecosistema crypto, ma con dinamiche differenziate tra asset. Bitcoin ha registrato una ritirata rapida verso livelli inferiori ai 90.000 dollari, evidenziando come nei momenti di stress il più noto tra gli asset digitali rimanga comunque il principale catalizzatore del sentiment di mercato. Ethereum ha subito perdite ancora più marcate nell'ultimo mese, con brusche oscillazioni e solo parziali recuperi.
Le altcoin, e in particolare le memecoin, hanno visto svalutazioni consistenti mentre numerose nuove valute digitali faticano a mantenere valore in uno scenario che privilegia la selettività. Un segmento meno colpito risulta essere quello delle stablecoin, specialmente dopo le dichiarazioni del Tesoro statunitense circa l'intenzione di supportarle per una maggiore accessibilità del dollaro sui mercati internazionali.
Citi, uno degli istituti finanziari maggiori, prevede addirittura che il market cap di queste ultime possa salire fino a 4.000 miliardi entro il 2030. Nel frattempo, Europa e Cina stanno studiando il lancio di stablecoin ancorate all'euro e allo yuan, una mossa per bilanciare l'egemonia americana nel comparto delle valute digitali. In questo contesto, la differente reazione degli asset digitali riflette la maggiore maturità delle crypto a più elevata capitalizzazione, sebbene restino esposte a una volatilità fuori dal comune.
Anche la correlazione tra criptovalute e mercati finanziari tradizionali si è rafforzata, suggerendo una maggiore integrazione degli asset digitali nell'economia globale, ma anche una maggiore sensibilità agli shock sistemici.
La volatilità rimane una caratteristica strutturale dei mercati crypto. Nel periodo più recente, gli indicatori tecnici hanno segnalato la rottura di livelli di supporto critici, accentuando il rischio di flessioni ulteriori in assenza di segnali di stabilizzazione. Gli esperti sottolineano che la dominance di Bitcoin - ovvero il rapporto di capitalizzazione tra Bitcoin e il resto del comparto crypto - tende a crescere nelle fasi di incertezza per poi ridursi quando il settore si ribilancia verso le altcoin.
Proprio il ciclo di rotazione tra Bitcoin e le principali valute alternative viene identificato come uno dei segnali da monitorare: dopo ogni fase di forte rialzo della principale crypto, storicamente segue un movimento di maggior equilibrio che favorisce la crescita delle altcoin. Tuttavia, il disequilibrio attuale suggerisce che non siamo ancora in una fase di ritracciamento sufficiente per dare il via a una nuova ondata di acquisti sulle valute alternative.
Le previsioni raccolte da vari analisti del settore indicano una prosecuzione della volatilità nel breve termine, determinata sia dagli sviluppi macroeconomici sia da potenziali novità normative o tecnologiche. Dalla community finanziaria arriva la raccomandazione di adottare strategie d'investimento più prudenti, sfruttando strumenti derivati o coperture idonee a difendersi da bruschi cambiamenti del sentiment di mercato.
Di fronte a un calo così marcato, la scelta tra vendita e acquisto diventa oggetto di accese discussioni tra analisti. Alcuni esperti, come Geoff Kendrick di Standard Chartered, suggeriscono prudenza, sottolineando che la discesa di Bitcoin non ha ancora dato segnali di stabilizzazione e che il cosiddetto “buy the dip” potrebbe essere prematuro. Il rischio di ulteriori ribassi esiste e si traduce nella raccomandazione di aspettare segnali tecnici concreti prima di esporsi nuovamente, specialmente per chi privilegia ottiche di breve termine. Altri addetti ai lavori evidenziano che i cicli storici del mercato crypto hanno sempre visto recuperi importanti dopo i momenti di grande pessimismo, anche se pur sempre accompagnati da risk/reward molto elevato.
Gli operatori istituzionali, ormai sempre più presenti sul mercato, optano prevalentemente per strategie di gestione attiva del portafoglio, riducendo esposizioni e concentrandosi su asset maggiormente liquidi.