I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) sono da sempre percepiti come investimenti sicuri, specialmente dagli investitori italiani che li vedono come un pilastro della finanza pubblica e uno strumento di risparmio a basso rischio. Tuttavia, come ogni investimento, anche i BTP comportano dei rischi
I Buoni del Tesoro Poliennali, sono strumenti finanziari emessi dallo Stato italiano per finanziare il debito pubblico. Acquistandoli, l'investitore presta denaro allo Stato, ricevendo in cambio un rendimento derivante da cedole periodiche e dal rimborso del capitale a scadenza. Le cedole, distribuite semestralmente, rappresentano una percentuale fissa del valore nominale del titolo. La durata dei BTP varia da alcuni anni a diverse decadi, come nel caso del BTP 2051.
I rendimenti dei BTP sono influenzati dai tassi di interesse di mercato. Quando i tassi salgono, il prezzo dei titoli già emessi tende a calare perché i nuovi BTP offrono cedole più alte, rendendo meno competitivi quelli già in circolazione. Al contrario, quando i tassi di interesse diminuiscono, il prezzo dei vecchi BTP aumenta. Questo provoca una relazione inversa tra rendimento e prezzo sul mercato secondario.
Investire nei BTP comporta alcuni rischi finanziari che gli investitori devono considerare attentamente per evitare perdite. Uno dei principali rischi è rappresentato dalla volatilità dei mercati. L'aumento dei tassi di interesse provoca una diminuzione del valore dei BTP sul mercato secondario, perché i nuovi titoli offrono rendimenti più alti, rendendo meno competitivi quelli precedenti. Questo fenomeno è particolarmente rilevante per i titoli a lunga durata, la cui sensibilità ai tassi di interesse, nota come duration, è maggiore.
Un altro rischio rilevante è il rischio inflazione. L'aumento continuo del costo della vita riduce il potere d'acquisto delle cedole e del capitale rimborsato alla scadenza. Questo è particolarmente critico nei periodi in cui i tassi di inflazione superano i rendimenti offerti dai BTP, specialmente per quelli non indicizzati.
La liquidità limitata sul mercato secondario può rappresentare una sfida, soprattutto in periodi di instabilità economica. Gli investitori potrebbero trovarsi nell'impossibilità di vendere un BTP al prezzo desiderato, incrementando il rischio di perdite al momento della liquidazione. Inoltre, cedere i BTP prima della scadenza espone al rischio di forti oscillazioni di prezzo, spesso penalizzanti per l'investitore.
Anche l'orizzonte temporale ha un impatto significativo sul rischio. Investire in BTP con una durata molto lunga, come il BTP 2051, implica un'esposizione più estesa alle fluttuazioni di mercato. Questa caratteristica può generare perdite sostanziali in caso di necessità di disinvestimento anticipato.
Infine, mentre i titoli di Stato italiani sono considerati relativamente sicuri, il rischio di deterioramento del debito sovrano non è da ignorare. Un peggioramento della solidità economica dello Stato emittente potrebbe incidere negativamente sul prezzo e sulla sicurezza dei BTP.
Sebbene i BTP siano generalmente considerati investimenti a basso rischio, possono generare perdite significative in determinati scenari. Le fluttuazioni dei tassi d'interesse rappresentano il rischio principale per chi non detiene i titoli fino a scadenza.
La reale perdita dipende da diversi fattori:
Esempio concreto:
L'importante è avere ben chiaro che non si perde se si tiene il titolo alla scadenza ma solo se viene venduto prima. Nel caso appena visto se il Btp avesse un valore di acquisto nominale, fosse stato comprato, a 10mila euro, si perderebbe rivendendolo 1000-800 euro, recuperando tra i 9000-9200 euro
Un'altra possibilità di perdita, ma più remota, che però, esiste, è se lo Stato italiano dovesse fallire. In quel caso, nella peggiore delle ipotesi, si perderebbe il 100% di quello investito
Per mitigare i rischi è importante prestare attenzione a: