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Se divorzio, quando devo pagare l'assegno divorzile per legge? E di che importo? Calcoli ed esempi pratici

Quali sono i casi in cui deve essere riconosciuto l'assegno divorzile, a chi e in quali importi: le condizioni previste dalla normativa vigente

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Se divorzio, quando devo pagare l'as

L’assegno divorzile rappresenta una misura economica prevista per garantire un sostegno all’ex coniuge che, a seguito dello scioglimento del matrimonio, si trova in una situazione di disparità economica rispetto all’altro. La finalità principale di questa prestazione è di assicurare condizioni di vita dignitose, evitando che la cessazione del rapporto matrimoniale si traduca in squilibri eccessivi tra le parti.

Non si tratta di un diritto automatico, ma di un meccanismo volto a promuovere la solidarietà post-coniugale. Secondo la visione attuale consolidata dalla Corte di Cassazione, questa misura non si limita a offrire tutela assistenziale, ma può assumere anche una funzione compensativa e perequativa, riconoscendo i contributi dati dal coniuge economicamente più debole durante la vita matrimoniale. 

Le condizioni e i presupposti per dover pagare l’assegno divorzile

Il riconoscimento dell’assegno divorzile dipende da specifiche condizioni. Non è sufficiente che i redditi dei due ex coniugi differiscano: occorre valutare un insieme di elementi, secondo una logica complessa e articolata. Il giudice chiamato a decidere sull’erogazione di tale misura dovrà innanzitutto verificare se ricorrono:

  • una disparità economica significativa tra le parti all’atto del divorzio;
  • l’impossibilità per il richiedente di mantenersi autonomamente con mezzi propri;
  • un apporto effettivo e rilevante alla vita familiare e al patrimonio comune durante il matrimonio;
  • il collegamento tra lo squilibrio patrimoniale e le scelte condivise di vita coniugale, come la rinuncia alla propria carriera, la gestione della casa o la cura dei figli.

La giurisprudenza, soprattutto a partire dalle sentenze della Cassazione del 2017 e 2018, ha ridefinito i requisiti, ponendo l’accento sull’autosufficienza economica e sulla funzione composita dell’assegno: non si considera più il semplice tenore di vita precedente, ma vengono valorizzati i sacrifici e i ruoli assunti nella famiglia.

L’assegno non spetta automaticamente a chi guadagna meno: il richiedente deve dimostrare che la disparità economica derivi dalle scelte della coppia e non solo da semplici differenze di reddito. Elementi come età, stato di salute, possibilità di ricollocamento lavorativo e durata del matrimonio diventano parametri essenziali nel valutare l’opportunità e la misura della corresponsione dell’assegno.

Criteri per il riconoscimento: chi ha diritto e quando l’assegno non spetta

L'assegno divorzile viene oggi riconosciuto dopo un accertamento rigoroso. Chi intende ottenere l’assegno deve:

  • dimostrare la condizione di non autosufficienza economica attuale;
  • provare che tale situazione sia la diretta conseguenza di decisioni e sacrifici condivisi nel corso del matrimonio, quali la rinuncia a opportunità lavorative per la crescita della famiglia o la gestione del nucleo domestico;
  • documentare il contributo effettivo offerto alla formazione del patrimonio comune o personale dell’altro ex coniuge.

L’assegno viene invece escluso quando la parte richiedente:

  • ha raggiunto l’indipendenza economica e può sostenersi autonomamente;
  • inizia una convivenza stabile con un nuovo partner o si risposa;
  • non dimostra sacrifici o apporto rilevante alla vita familiare e alla formazione del patrimonio, anche se esiste una mera disparità di redditi;
  • rifiuta volontariamente attività lavorative compatibili con le proprie competenze e capacità.

La giurisprudenza ritiene che il solo squilibrio economico non basta: occorre collegare il divario a scelte di rilievo effettuate per la crescita della famiglia, provando l’esistenza di nesso causale tra sacrifici e situazione attuale.

Assegno divorzile e mantenimento: differenze sostanziali

L’assegno divorzile si distingue dal mantenimento corrisposto in fase di separazione. L’istituto del mantenimento mira a garantire, durante la separazione, l’adeguatezza del tenore di vita rispetto agli standard del matrimonio, in quanto la crisi coniugale non interrompe definitivamente il vincolo. 

L’assegno divorzile, invece, opera una volta cessati definitivamente gli effetti civili del matrimonio e persegue finalità perequative e compensative. Non tutela più il mantenimento dello stesso stile di vita precedente, ma valuta l’esigenza di autonomia economica della parte più debole e il riconoscimento del contributo fornito alla famiglia. L’assegno di mantenimento viene meno con il divorzio ed è sostituito dal nuovo istituto, disciplinato da diversi parametri e sottoposto a nuova valutazione indipendente da quella della separazione.

Determinazione dell’importo: fattori, calcoli e metodologia

Il calcolo dell’assegno divorzile avviene attraverso un’analisi articolata condotta dal giudice sulla base delle circostanze concrete delle parti. I principali fattori valutati sono:

  • condizioni economiche attuali degli ex coniugi, inclusi redditi, patrimoni, capacità lavorativa e potenzialità reddituali future;
  • durata del matrimonio, che può incidere sulla misura dell’assegno in caso di unione stabile e prolungata;
  • contributo fornito alla formazione della famiglia e del patrimonio, compresi sacrifici e rinunce professionali;
  • età e stato di salute del richiedente;
  • circostanze personali e presenza di figli minori o non autosufficienti.

Non esiste una formula matematica predeterminata, ma si applica un criterio di equità comparativa che tiene conto delle differenze tra le condizioni economico-patrimoniali. Il giudice può anche disporre l’adeguamento periodico dell’importo in relazione agli indici ISTAT.

Nel caso di attribuzione in soluzione “una tantum”, occorre che la somma stabilita garantisca una soluzione definitiva ed equa rispetto alle prospettive future.

Esempi pratici di calcolo e sentenze recenti

Per meglio comprendere come viene stabilito l’importo, si possono prendere in esame alcune simulazioni:

Situazione concreta Reddito ex coniuge A Reddito ex coniuge B Assegno divorzile
Ex moglie casalinga con figli a carico 3.800 €/mese 900 €/mese 700 €/mese
Ex marito lavoratore con ex moglie disoccupata per cura della famiglia 2.500 €/mese 0 €/mese 900 €/mese
Ex moglie occupata ma con abbandono di carriera per la famiglia (matrimonio lungo) 4.200 €/mese 1.300 €/mese 600 €/mese

Le sentenze degli ultimi anni sottolineano che l’assegno può essere negato anche in presenza di differenze economiche se non vengono provati, con elementi concreti, sacrifici lavorativi o contributi alla vita familiare.

La Cassazione, infatti, ha accolto molte opposizioni fondando la valutazione sulla rigorosità dell’onere della prova, ribadendo il principio secondo cui non basta dimostrare un reddito inferiore. Solo la situazione legata alle scelte familiari di lungo periodo può giustificare il sostegno economico post-divorzio.

 

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