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Domande e risposte con esempi sul concordato preventivo fiscale per partite iva, forfettari e Pmi dall'Agenzia delle entrate

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Partite iva, forfettari e Pmi

Possono aderire al concordato preventivo fiscale titolari di partita iva, inclusi i forfettari e le pmi, che non abbiano violazioni fiscali.

Il concordato preventivo fiscale 2024-2025 è uno strumento introdotto per agevolare la gestione delle imposte dovute da partite iva, forfettari e piccole e medie imprese.

Consente di definire in anticipo la base imponibile per due anni, con l'obiettivo di ridurre il rischio di accertamenti fiscali e facilitare la pianificazione finanziaria. Di seguito, una panoramica dettagliata delle domande più comuni e delle relative risposte fornite dall'Agenzia delle entrate.

  • Concordato preventivo fiscale 2024-2025, domande e risposte
  • Le precisazioni dell'Agenzia delle entrate per partite iva, forfettari e Pmi

Concordato preventivo fiscale 2024-2025, domande e risposte

Possono aderire al concordato preventivo fiscale 2024-2025 i titolari di partita iva, tra cui i contribuenti che rientrano nel regime forfettario. Via libera anche per le piccole e medie imprese che rispettano i requisiti di affidabilità fiscale. I contribuenti devono aver presentato le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni e che non abbiano violazioni fiscali, come l'omissione di versamenti rilevanti.

Il concordato prevede la determinazione anticipata del reddito imponibile su cui verranno calcolate le imposte da pagare per i prossimi due anni. I contribuenti concordano con l'Agenzia delle entrate un importo fisso, stabilito sulla base dei redditi dichiarati in precedenza e di eventuali proiezioni di crescita economica. In questo modo, le imposte vengono calcolate in modo stabile e prevedibile.

I contribuenti che aderiscono sono esonerati dagli accertamenti analitici e induttivi da parte dell'Agenzia delle entrate, salvo in casi di irregolarità rilevanti. È prevista la possibilità di applicare una flat tax ridotta (tra il 10% e il 15%) sui redditi aggiuntivi rispetto a quelli concordati. Le aziende possono pianificare con maggiore certezza i flussi di cassa e la gestione finanziaria, sapendo in anticipo quali saranno i loro obblighi fiscali.

Se l'attività economica genera un reddito inferiore a quello concordato, il contribuente è comunque tenuto a pagare le imposte sulla base dell'importo predefinito. In pratica, l'adesione vincola l'azienda a rispettare una tassazione calcolata in anticipo, indipendentemente dalle variazioni economiche o dagli eventi imprevisti che potrebbero influire negativamente sui guadagni.

Non possono aderire al concordato preventivo fiscale i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi negli ultimi tre anni; le aziende che hanno pendenze fiscali o violazioni relative all'omissione di dichiarazioni; e né i contribuenti con condanne penali legate a reati fiscali o societari, poiché non rispettano i requisiti di affidabilità stabiliti dall'Agenzia delle entrate.

Le precisazioni dell'Agenzia delle entrate per partite iva, forfettari e Pmi

La domanda di adesione deve essere inoltrata tramite il portale telematico dell'Agenzia delle entrate. La procedura prevede la compilazione di un modulo dedicato, in cui si specificano i dettagli della propria attività economica e si forniscono le proiezioni di reddito per il biennio successivo. Occorre rispettare le scadenze stabilite e fornire tutta la documentazione richiesta, come le dichiarazioni fiscali degli anni precedenti.

Un esempio pratico potrebbe riguardare un lavoratore autonomo che prevede di stabilizzare il proprio reddito sui 60.000 euro all'anno. Se concorda questo reddito con l'Agenzia delle entrate, pagherà un importo fisso di imposte calcolate su 60.000 euro per i prossimi due anni, anche se il reddito effettivo dovesse scendere a 50.000 euro. Può essere vantaggioso per chi prevede una crescita costante, ma rischioso per chi opera in settori con elevata volatilità.