Le trasferte, ovvero gli spostamenti lavorativi temporanei in una sede differente rispetto a quella abituale, fanno parte degli strumenti a disposizione del datore di lavoro. Tuttavia, possono generare dubbi e perplessità tra i lavoratori, in particolare sul loro diritto a rifiutare l’invio in missione e sulle procedure normative che regolano questa possibilità.
Prima di analizzare i diritti e i doveri del lavoratore di fronte a una trasferta, è indispensabile distinguere tra "trasferta" e "trasferimento". La trasferta indica uno spostamento temporaneo e occasionale, motivato da esigenze transitorie e dettato dalla necessità di svolgere specifiche attività (riunioni, corsi, cantieri, sopralluoghi), con la previsione di rientro nella sede di origine. Trasferimento invece comporta un cambiamento stabile e definitivo della sede di lavoro e richiede, per legge, la presenza di giustificate ragioni tecniche, organizzative o produttive (art. 2103 c.c.).
Il potere direttivo del datore di lavoro, previsto dagli art. 2086 e 2104 del Codice Civile, permette di richiedere la prestazione lavorativa in una località diversa dalla sede lavorativa originaria, purché ciò avvenga per una durata connessa a effettive necessità aziendali e senza modificarne definitivamente la natura del rapporto di lavoro.
Anche in assenza di una specifica menzione nel contratto individuale, il dipendente non può rifiutare la trasferta se questa è supportata da reali esigenze organizzative, produttive o commerciali e se rispetta i limiti di temporaneità previsti dal settore di appartenenza. Il rifiuto, in assenza di motivazioni documentabili, è generalmente considerato atto di insubordinazione, con possibili conseguenze disciplinari fino al licenziamento, secondo quanto stabilito anche dalla Corte di Cassazione e da numerose sentenze di merito.
Pur essendo la disponibilità alla trasferta una prerogativa del datore di lavoro, esistono delle eccezioni che tutelano il lavoratore:
Affinché il rifiuto sia considerato legittimo, tali motivi devono essere comprovati con documentazione adeguata e comunicati formalmente (preferibilmente per iscritto tramite mail certificata o raccomandata con ricevuta di ritorno).
La valutazione della giustificazione spetta inizialmente al datore di lavoro e, in caso di controversia, sarà il giudice a stabilire la fondatezza degli impedimenti invocati. Nei casi più complessi, è consigliabile rivolgersi a un rappresentante sindacale o a un consulente professionale specializzato in diritto del lavoro.
I Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) integrano e dettagliano quanto previsto a livello generale. In pratica:
Tra i principali settori disciplinati: commercio, metalmeccanica, edilizia, alimentare, tessile, servizi, credito, assicurazioni e pubblica amministrazione.
Le principali forme di rimborso e compenso economico sono:
Le regole fiscali e contributive variano, con esenzioni parziali per trasferte fuori dal territorio comunale, come disposto dall’art. 51 del TUIR. I dettagli sono specificati da ciascun CCNL di categoria e possono prevedere anche la retribuzione parziale o totale delle ore di viaggio se queste coincidono con l’orario ordinario di lavoro.
Il rifiuto ingiustificato di una trasferta, se la richiesta è conforme ai limiti normativi e contrattuali, può comportare provvedimenti disciplinari, dalla semplice ammonizione scritta fino al licenziamento per giusta causa nei casi più gravi o reiterati. La giurisprudenza individua proprio nell’insubordinazione uno degli inadempimenti rilevanti sul piano della tenuta del rapporto di lavoro. Tuttavia, una contestazione fondata su motivi oggettivamente rilevanti e documentati può, in determinate circostanze, portare il giudice a riconoscere la legittimità del rifiuto stesso.
Se un lavoratore ritiene di possedere titolo per eccepire un valido motivo di impedimento alla trasferta, è opportuno:
La trasferta, pur comportando un cambiamento della routine lavorativa e personale, comporta sia vantaggi che eventuali svantaggi per il lavoratore:
D’altro canto, possono emergere difficoltà legate allo stress, al cambiamento delle abitudini, all’allontanamento dalla famiglia e ai ritmi intensi. Le aziende più attente mettono a disposizione programmi di people care e supporto ai dipendenti spesso impegnati in missione.