Querela, denuncia ed esposto, pur essendo talvolta usati come sinonimi nel procedimenti civili e penali, rappresentano in realtà cose diverse, configurandosi le prime due come atti disciplinati dal Codice Civili e con rilevanti conseguenze anche penali, mentre il terzo, non contenuto nel Codice Civile, non rappresenta un atto formale procedimenti civili e penali ma una semplice esposizione dei fatti.
Si sente spesso parlare di querela, denuncia ed esposto in riferimento a reati da comunicare ai competenti organi di Giustizia e che rappresentano passi dei procedimenti civili e penali. Erroneamente si usano spesso i termini di denuncia e querela come se fossero sinonimi ma in realtà si tratta di parole dal significato profondamente diverso e che implicano conseguenze nei procedimenti civili e penali. Vediamo allora significato e differenze tra querela, denuncia ed esposto.
La denuncia rappresenta l’atto che permette ad un cittadino di rendere noto ad agenti della Polizia giudiziaria o al giudice di essere stato vittima di un grave reato o di essere a conoscenza di un fatto che potrebbe costituire grave reato.
Generalmente la denuncia viene sporta ad una autorità giudiziaria, cioè Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Procuratore della Repubblica, quando si compie un reato perseguibile d’ufficio (come corruzione, o abuso di ufficio, o omicidio, o truffa, o rapina) e una volta depositata la denuncia non può essere più ritirata perché le autorità avviano le relative indagini per l’accertamento dei sussistenza del reato denunciato e chi può averlo commesso, sempre che nella denuncia non ne sia stato fatto esplicito nome.
Se, infatti, il nome viene indicato già al momento della denuncia, le indagini partono direttamente contro il denunciato, non escludendo mai però la possibilità di interessare terze persone che potrebbero risultare coinvolte nel fatto costituente reato.
Per essere valida, la denuncia può essere sia scritta che raccolta verbalmente e, come stabilito dalle norme vigenti, deve contenere l’esposizione dettagliata dei fatti da rendere noti alla competete autorità giudiziaria che devono obbligatoriamente essere veritieri. Il rischio di esporre fatti non veri è quello di incorrere nel reato di calunnia.
La querela rappresenta l’atto che permette a chiunque di dichiarare di essere stata vittima di reati minori che possono essere perseguiti solo se viene fatta esplicita dalla persona interessata.
Se per sporgere denuncia non ci sono limiti di tempo rispetto a quando il reato sarebbe avvenuto, per la querela è prevista un termine di tre mesi dal momento di eventuale avvenuto reato, che sale a 6 per alcuni tipi di reato, come la violenza sessuale. Se la denuncia una volta che viene fatta porta all’avvio di indagini, la querela porta direttamente all’avvio di un procedimento penale e relative indagini per accertare il compimento del reato.
La querela, poi, a differenza della denuncia, può essere ritirata in qualsiasi momento, ma in casi estremi, come quello della violenza sessuale o altri simili, la legge non permette di revocare la querela.
Passando all’esposto, è bene innanzitutto chiarire che nulla a che a fare con denuncia e querela perché non è regolato dal Codice Penale. L’esposto è, infatti, contenuto nel Libro Unico di Pubblica Sicurezza e si configura semplicemente come esposizione alle autorità di pubblica sicurezza di fatti al limite della legalità ma che, in realtà, che non costituiscono reato. L’esposto, infatti, non rende nota alcuna notizia di reato,
Se per la denuncia la conseguenza è l’avvio di indagini e relativi sviluppi e per la querela si passa direttamente all’apertura del procedimento penale, per l’esposto la conseguenza è ‘solo’ un procedimento amministrativo. L’autorità di pubblica sicurezza in tal caso, infatti, tenta una conciliazione e redige un verbale. L’ufficiale di Pubblica sicurezza a cui viene presentato ha, infatti, il compito di convocare le parti e cerca di raggiugere un accordo per risolvere la controversia.