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Tassazione 2025 su Btp, obbligazioni, azioni, Etf, conti deposito e fondi di investimento a confronto

Quali investimenti convengono fiscalmente nel 2025? Tassazione su BTP, obbligazioni, azioni, ETF, conti deposito e fondi d'investimento per ottimizzare il proprio portafoglio finanziario

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Tassazione 2025 su Btp, obbligazioni, az

Il sistema fiscale italiano prevede diverse aliquote per gli strumenti finanziari. Conoscere le specificità della tassazione 2025 sui vari investimenti è importante per valutare correttamente il rendimento netto e ottimizzare le proprie scelte d'investimento. Ogni strumento finanziario ha caratteristiche fiscali proprie che possono incidere significativamente sul guadagno finale. 

Tassazione BTP e titoli di Stato nel 2025

I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) rappresentano uno degli strumenti di investimento più utilizzati dagli italiani. Si tratta di titoli a medio-lungo termine emessi dal Tesoro italiano, caratterizzati da una cedola fissa pagata semestralmente. La diversificazione delle scadenze disponibili sul mercato consente agli investitori di programmare flussi di cassa distribuiti nell'arco dell'anno.

Dal punto di vista fiscale, i BTP godono di un trattamento agevolato rispetto ad altri strumenti finanziari. Le cedole e le plusvalenze derivanti dalla compravendita di BTP sono soggette a un'aliquota ridotta del 12,5%, a differenza del 26% applicato alla maggior parte degli altri investimenti finanziari.

Questo regime fiscale di favore si estende anche ai titoli di Stato emessi da Paesi dell'Unione Europea e da enti sovranazionali inclusi nella cosiddetta "white list", come per esempio i titoli di Francia, Germania e Spagna. Il vantaggio fiscale dei BTP rappresenta un elemento da tenere in considerazione nella valutazione comparativa dei rendimenti netti tra diverse opportunità di investimento.

Per il 2025, è importante ricordare che i BTP fino a 50.000 euro risultano anche esclusi dal calcolo dell'ISEE, un ulteriore vantaggio per chi potrebbe beneficiare di agevolazioni o bonus legati a tale indicatore economico.

Tassazione obbligazioni nel 2025, differenze tra titoli di Stato e corporate

Il mercato obbligazionario offre un'ampia gamma di strumenti che variano in base all'emittente, alla durata, al tasso di interesse e al profilo di rischio. Dal punto di vista fiscale, le obbligazioni sono soggette a due diverse aliquote, in base alla tipologia dell'emittente:

  • Obbligazioni statali e di enti internazionali: tassate al 12,5%
  • Obbligazioni societarie e altri titoli: tassate al 26%

Le obbligazioni societarie (o corporate bond) sono emesse da aziende e presentano generalmente un rischio maggiore rispetto ai titoli di Stato, in quanto le società non possono aumentare le tasse per onorare i propri debiti. Questo rischio più elevato si riflette in rendimenti potenzialmente superiori, ma anche in una tassazione più onerosa.

Per il 2025, valutare la differenza di tassazione tra obbligazioni statali e corporate è fondamentale per calcolare correttamente il rendimento netto. Ad esempio, un'obbligazione societaria con rendimento lordo del 5% avrà un rendimento netto del 3,7% dopo l'applicazione dell'imposta del 26%, mentre un titolo di Stato con rendimento lordo del 4% offrirà un rendimento netto del 3,5% dopo l'applicazione dell'imposta del 12,5%.

Anche le obbligazioni, come altri strumenti finanziari, generano due tipi di redditi soggetti a tassazione:

  • Interessi (cedole): considerati redditi da capitale, tassati direttamente al momento dell'incasso
  • Plusvalenze: derivanti dalla vendita dell'obbligazione a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto, tassate come redditi diversi

Tassazione azioni, aliquota e meccanismi per il 2025

Le azioni rappresentano la proprietà frazionata di una società e il mercato azionario è il luogo dove investitori e aziende si incontrano per lo scambio di questi titoli. Dal punto di vista fiscale, le azioni generano due tipologie di reddito:

  • Dividendi: sono gli utili distribuiti dalle società agli azionisti e vengono tassati come redditi da capitale
  • Plusvalenze: derivano dalla vendita delle azioni a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto

Entrambe queste forme di guadagno sono soggette a un'aliquota fiscale del 26% per il 2025. Nel caso dei dividendi provenienti da società estere, è importante considerare la possibilità di una doppia imposizione: una prima trattenuta nel paese di origine dell'azienda (withholding tax) e una seconda in Italia. Per evitare questa doppia tassazione, esistono convenzioni internazionali che consentono di ottenere un credito d'imposta in Italia per le tasse già pagate all'estero.

Un aspetto importante da considerare nella gestione fiscale degli investimenti azionari è la possibilità di compensare le minusvalenze con le plusvalenze. Quando si vende un'azione in perdita (a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto), si genera una minusvalenza che può essere utilizzata per compensare plusvalenze realizzate entro i quattro anni successivi, riducendo così l'imposta dovuta.

Per il 2025, gli investitori dovrebbero valutare attentamente le strategie di tax loss harvesting, che consistono nel vendere titoli in perdita per generare minusvalenze da utilizzare per compensare plusvalenze e ridurre così il carico fiscale complessivo.

Tassazione ETF nel 2025: armonizzati e non armonizzati

Gli ETF (Exchange-Traded Funds) sono strumenti di investimento che replicano l'andamento di un indice o di un paniere di asset sottostanti. Dal punto di vista fiscale, è fondamentale distinguere tra:

  • ETF armonizzati: conformi alle direttive europee (UCITS) e quotati sulle Borse europee
  • ETF non armonizzati: non conformi alle direttive europee e quotati su altri mercati

Gli ETF armonizzati sono soggetti a una ritenuta a titolo d'imposta del 26% sulle plusvalenze, applicata direttamente dall'intermediario finanziario al momento della vendita. Gli ETF non armonizzati, invece, sono soggetti a una ritenuta a titolo di acconto del 26% e alla tassazione ordinaria IRPEF in sede di dichiarazione dei redditi.

Un'ulteriore distinzione importante per il 2025 riguarda gli ETF che investono in titoli di Stato dell'Unione Europea: i rendimenti di questi strumenti beneficiano dell'aliquota agevolata del 12,5%, anziché del 26%. Nel caso di ETF misti che investono sia in azioni che in titoli di Stato, l'aliquota del 12,5% si applica solo alla quota investita in titoli di Stato, mentre il resto è tassato al 26%.

È inoltre importante distinguere tra:

  • ETF a distribuzione: distribuiscono periodicamente i dividendi agli investitori, che sono immediatamente soggetti a tassazione
  • ETF ad accumulazione: reinvestono i dividendi, posticipando la tassazione al momento della vendita delle quote

Gli ETF ad accumulazione offrono un vantaggio fiscale non indifferente, permettendo di posticipare la tassazione e beneficiare dell'effetto composto degli interessi sul capitale non eroso dalle imposte. Questa caratteristica li rende particolarmente indicati per strategie di investimento a lungo termine nel 2025.

Tassazione conti deposito per il 2025

I conti deposito rappresentano una soluzione di investimento semplice e relativamente sicura, caratterizzata da un rendimento fisso e prestabilito. Dal punto di vista fiscale, gli interessi maturati sui conti deposito sono considerati redditi da capitale e sono soggetti a un'aliquota del 26%.

La tassazione viene applicata direttamente dall'istituto bancario, che agisce come sostituto d'imposta, al momento della maturazione degli interessi. Questo significa che l'investitore riceve gli interessi già al netto delle imposte, senza dover effettuare adempimenti fiscali ulteriori.

Per il 2025, è importante considerare che sui conti deposito, come su altri strumenti finanziari, si applica anche l'imposta di bollo, pari allo 0,2% annuo sul valore della giacenza, calcolata in proporzione ai giorni di possesso. Quest'imposta si aggiunge alla tassazione sugli interessi e può erodere significativamente il rendimento netto, soprattutto in periodi di bassi tassi d'interesse.

Nel valutare la convenienza di un conto deposito nel 2025, è necessario considerare:

  • Il tasso d'interesse lordo offerto
  • L'impatto della tassazione al 26% sugli interessi
  • L'effetto dell'imposta di bollo dello 0,2% annuo
  • Eventuali costi di gestione applicati dalla banca

Il rendimento netto effettivo può risultare significativamente inferiore rispetto al tasso nominale pubblicizzato, specialmente per investimenti di lungo periodo o di importo elevato.

Tassazione fondi di investimento nel 2025

I fondi di investimento consentono agli investitori di accedere a una gestione professionale e diversificata del capitale, beneficiando di economie di scala e di una gestione del rischio più efficace. Dal punto di vista fiscale, i fondi d'investimento presentano alcune particolarità rispetto ad altri strumenti finanziari.

Per il 2025, la tassazione dei fondi di investimento prevede un'aliquota del 26% sulle plusvalenze realizzate al momento della vendita delle quote. Tuttavia, è importante notare che fino al 30 giugno 2025 l'aliquota applicata sarà del 20%, per poi passare al 26% successivamente. Questa modifica rappresenta un elemento da tenere in considerazione nella pianificazione delle strategie di disinvestimento.

Come per gli ETF, anche per i fondi comuni di investimento è importante distinguere tra:

  • Fondi a distribuzione: distribuiscono periodicamente i proventi agli investitori, che sono soggetti a tassazione immediata
  • Fondi ad accumulazione: reinvestono automaticamente i proventi, posticipando la tassazione al momento del riscatto delle quote

Un aspetto fiscale peculiare dei fondi comuni riguarda la compensazione tra plusvalenze e minusvalenze: le plusvalenze realizzate dalla vendita di quote di fondi comuni sono considerate redditi da capitale (e non redditi diversi), pertanto non possono essere compensate con eventuali minusvalenze pregresse derivanti dalla vendita di altri strumenti finanziari. Tuttavia, le minusvalenze generatesi dalla vendita in perdita di quote di fondi possono essere utilizzate per compensare plusvalenze future da redditi diversi.

Questa asimmetria nel trattamento fiscale rappresenta un elemento da tenere in considerazione nella pianificazione delle strategie di investimento e disinvestimento, soprattutto per gli investitori che gestiscono portafogli diversificati.

Regimi fiscali e compensazione delle minusvalenze

Nel sistema fiscale italiano, la gestione degli investimenti finanziari può avvenire attraverso tre diversi regimi fiscali, ognuno con proprie caratteristiche e implicazioni:

  • Regime amministrato: l'intermediario finanziario (banca o SIM) agisce come sostituto d'imposta, calcolando e trattenendo le imposte dovute al momento della realizzazione delle plusvalenze
  • Regime gestito: tipico delle gestioni patrimoniali, prevede la tassazione sul risultato maturato annualmente, indipendentemente dalla vendita degli strumenti
  • Regime dichiarativo: l'investitore deve dichiarare autonomamente i redditi da capitale e le plusvalenze nella dichiarazione dei redditi

La scelta del regime fiscale influisce significativamente sulla modalità di compensazione delle minusvalenze. Nel regime amministrato, l'intermediario tiene traccia delle minusvalenze realizzate in un apposito "zainetto fiscale", utilizzandole automaticamente per compensare eventuali plusvalenze future entro un periodo di quattro anni.

Per il 2025, è importante considerare che lo "zainetto fiscale" è specifico per ciascun intermediario: se si hanno rapporti con più banche o SIM, ogni intermediario gestirà separatamente le proprie minusvalenze, senza possibilità di compensazione tra intermediari diversi, a meno di non effettuare il trasferimento completo del dossier titoli da un intermediario all'altro.

Nel regime dichiarativo, invece, è l'investitore a dover tenere traccia delle minusvalenze e a utilizzarle per compensare le plusvalenze in sede di dichiarazione dei redditi. Questo regime offre maggiore flessibilità, ma richiede anche una maggiore attenzione e conoscenza degli adempimenti fiscali.

Confronto delle aliquote fiscali sui diversi strumenti finanziari nel 2025

Per avere una visione chiara delle differenze di tassazione tra i vari strumenti finanziari nel 2025, è utile confrontare le aliquote fiscali applicate:

  • BTP e titoli di Stato (italiani ed UE): 12,5% su cedole e plusvalenze
  • Obbligazioni societarie: 26% su cedole e plusvalenze
  • Azioni: 26% su dividendi e plusvalenze
  • ETF armonizzati: 26% sulle plusvalenze (12,5% per ETF in titoli di Stato)
  • Conti deposito: 26% sugli interessi maturati
  • Fondi di investimento: 20% sulle plusvalenze fino al 30/06/2025, 26% successivamente

Queste differenze di tassazione possono influire significativamente sul rendimento netto degli investimenti. Ad esempio, un BTP con rendimento lordo del 4% offre un rendimento netto del 3,5% dopo l'applicazione dell'imposta del 12,5%, mentre un'obbligazione societaria con lo stesso rendimento lordo genererebbe un rendimento netto del 2,96% dopo l'applicazione dell'imposta del 26%.

Nella valutazione comparativa degli investimenti per il 2025, è quindi essenziale considerare non solo il rendimento lordo, ma anche l'effetto della tassazione sul rendimento netto finale. Questo approccio permette di prendere decisioni di investimento più consapevoli e di ottimizzare la redditività complessiva del portafoglio.

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