Quali sono i requisiti richiesti a un operaio generico per andare in pensione nel 2025 e quanto percepirà: i chiarimenti
Nel panorama previdenziale italiano, molti lavoratori si interrogano su quando e con quali requisiti possono accedere alla pensione. Per un operaio generico, categoria che comprende diverse mansioni manuali e tecniche in vari settori produttivi, esistono diverse opzioni per il pensionamento nel 2025. Vediamo nel dettaglio quali sono i requisiti necessari e quale sarà l'importo medio che un operaio generico potrà ricevere una volta in pensione.
Un operaio generico può essere impiegato in diversi settori e svolgere sia mansioni manuali che tecniche, ricoprendo ruoli pratici all'interno di imprese, fabbriche o aziende. A seconda del settore di impiego, questo lavoratore ha a disposizione diverse opzioni per accedere alla pensione nel 2025.
La prima opzione è la pensione di vecchiaia, che si raggiunge a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati. Questo requisito anagrafico resterà invariato fino al 2026, come confermato dal decreto ministeriale del 5 novembre 2019, che non ha registrato significativi incrementi nella speranza di vita.
In alternativa, un operaio generico può optare per la pensione anticipata ordinaria. In questo caso, dovrà raggiungere 42 anni e 10 mesi di contributi se uomo o 41 anni e 10 mesi se donna, indipendentemente dall'età anagrafica. È importante sottolineare che, in seguito all'entrata in vigore del Decreto Legge 4/2019, è prevista una finestra mobile di tre mesi tra la maturazione del requisito e l'effettiva decorrenza della pensione.
Se un operaio generico svolge mansioni considerate usuranti o gravose e ha iniziato a lavorare sin da giovanissimo, potrebbe accedere a forme di pensionamento ancora più vantaggiose.
Chi ha accumulato almeno un anno di contributi prima del compimento del 19° anno di età (i cosiddetti lavoratori precoci) può accedere alla Quota 41. Questa opzione permette di andare in pensione con soli 41 anni di contributi, senza alcun requisito anagrafico, purché il lavoratore rientri in una delle categorie previste per l'APE Sociale (disoccupati, caregiver, invalidi, lavoratori in attività gravose).
Per i lavoratori addetti a mansioni particolarmente usuranti, come operai edili, autisti di mezzi pesanti o lavoratori notturni, è possibile accedere alla pensione con Quota 97,6 (che richiede un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi per i lavoratori dipendenti). Questi requisiti resteranno validi fino al 31 dicembre 2026, essendo stata sospesa l'applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per questa categoria di lavoratori.
Un operaio generico che nel 2025 raggiunga 63 anni e 5 mesi di età, sia impiegato in attività usuranti e abbia maturato 36 anni di contributi (o 32 anni se operaio edile) può accedere all'APE Sociale.
Questa misura è riservata a specifiche categorie di lavoratori che si trovano in condizioni di disagio lavorativo o personale:
Nel 2025 rimangono attive anche altre due opzioni di pensionamento anticipato:
La Quota 103 consente di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, presenta alcune limitazioni: il calcolo della pensione viene effettuato interamente con il sistema contributivo (con conseguente riduzione dell'importo) e l'assegno pensionistico fino al raggiungimento dei 67 anni non può superare quattro volte il trattamento minimo INPS. Inoltre, sono previste finestre di attesa di 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per i pubblici.
L'Opzione Donna permette alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2024 abbiano maturato almeno 35 anni di contributi e un'età di 61 anni (ridotta a 60 anni con un figlio o 59 anni con due o più figli) di accedere alla pensione anticipata. Questa opzione è riservata a donne caregiver, con invalidità almeno al 74% o licenziate/dipendenti di aziende in crisi. Il calcolo della pensione avviene interamente con il sistema contributivo, con conseguente riduzione dell'importo finale.
Per stimare l'importo medio della pensione di un operaio generico è necessario partire dallo stipendio percepito durante la vita lavorativa e dal sistema di calcolo che verrà applicato.
Considerando che lo stipendio medio di un operaio generico si attesta sui 14.000-15.000 euro all'anno (circa 1.000-1.110 euro al mese per 13 mensilità), in generale l'importo della pensione finale si aggirerà intorno agli 800-900 euro mensili.
Questo valore può variare in base a diversi fattori:
Per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, si applica il calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011 e il metodo contributivo dal 1° gennaio 2012 in poi.
Per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, si applica il calcolo misto: retributivo fino al 31 dicembre 1995 e contributivo successivamente.
Per i lavoratori privi di contribuzione prima del 1996, si applica il calcolo integralmente contributivo.
Il sistema contributivo generalmente comporta pensioni più basse rispetto al sistema retributivo, con tassi di sostituzione (rapporto tra ultimo stipendio e pensione) che si aggirano intorno al 60%, contro l'80-90% del sistema retributivo.