L'agricoltura biologica in Italia conquista i vertici europei, trainata da numeri in crescita e da una crescente attenzione alla sostenibilit. Un settore in rapida evoluzione tra dati, impatti e sfide future
L’interesse per l’agricoltura a basso impatto ambientale ha condotto l’Italia a distinguersi per una crescita solida e costante nei metodi produttivi certificati. Negli ultimi anni, cambiamenti nei consumi e attenzione alla sostenibilità ambientale hanno spinto sempre più imprese e consumatori verso pratiche agronomiche rispettose della natura. L’espansione delle coltivazioni sostenibili in tutto il territorio nazionale testimonia un’adesione diffusa non solo tra gli operatori agricoli, ma anche tra ristoratori e trasformatori. Oggi, il comparto agroalimentare italiano è tra i più avanzati a livello europeo, registrando risultati che proiettano l’Italia ai vertici sia per competenza che per innovazione in termini di approcci bio.
Le statistiche ufficiali evidenziano una superficie totale coltivata con metodi biologici pari a 2.514.596 ettari, con una crescita del +2,4% rispetto al periodo precedente e un aumento del 68% in dieci anni. Gli operatori biologici in Italia sono ora complessivamente 97.170 (+2,9% sull’anno scorso), di cui la grande maggioranza sono aziende agricole (87.042; +3,4%). Il segnale che emerge è una partecipazione in costante espansione, accompagnata da una netta evoluzione nelle abitudini di produzione e consumo.
Analizzando i dati regionali, emerge che sette regioni - Toscana (37,5%), Calabria (36,3%), Sicilia (30,7%), Marche (28,2%), Basilicata (27,6%), Valle D’Aosta e Campania - hanno già superato la soglia del 25% della superficie agricola utilizzata (SAU) dedicata al biologico, raggiungendo - e in alcuni casi anticipando - gli obiettivi europei fissati per il 2030. Lazio e Puglia si attestano rispettivamente su una quota del 23,4% e del 24,5%. Le restanti regioni mostrano dinamiche positive e contribuiscono all’incidenza nazionale che si attesta al 20,2% della SAU complessiva.
| Regione | % SAU Bio |
| Toscana | 37,5% |
| Calabria | 36,3% |
| Sicilia | 30,7% |
| Marche | 28,2% |
| Basilicata | 27,6% |
| Campania | oltre il 25% |
| Valle d’Aosta/Bolzano | oltre il 25% |
La distribuzione delle colture si concentra soprattutto su prati e pascoli (729.266 ha), foraggere (481.450 ha), cereali (355.729 ha), oltre a superfici rilevanti dedicate all’olivo (279.766 ha) e alla vite (133.007 ha). Significativo anche l’incremento degli allevamenti biologici, in particolare il pollame e gli ovini.
L’Italia si distingue a livello europeo per l’incidenza della superficie agricola destinata a coltivazioni bio (20,2%), quota sensibilmente superiore rispetto alla media UE fissata al 10,9%. Per estensione totale si posiziona al terzo posto dopo Spagna (3 milioni di ettari) e Francia (2,8 milioni), ma risulta prima per quota percentuale sulla superficie totale e per il numero di produttori (97.170 operatori italiani su circa 495.000 europei).
Nel panorama internazionale, i dati elaborati da fonti istituzionali come Eurostat, Istat, SINAB e il ministero dell’Agricoltura, confermano la capacità di integrare innovazione, qualità e tracciabilità in tutta la filiera. La crescita delle esportazioni italiane di prodotti bio (+7% nell’ultimo periodo disponibile) e la riconoscibilità del marchio nazionale sono indicatori di una leadership consolidata. Anche rispetto a Stati Uniti, Germania e Francia, il modello italiano si distingue per dimensione media aziendale (29 ettari, contro una media nazionale di 11) e distribuzione sul territorio, con il 60,5% dei produttori concentrati nel Mezzogiorno.
Le pratiche agronomiche certificate bio rappresentano una risposta concreta alle principali sfide climatiche e ambientali, come indicato dai recenti rapporti delle istituzioni italiane e europee. Fra i benefici diretti derivanti dalla conversione biologica si annoverano:
Particolarmente degna di nota è la capacità di risposta del settore a nuove esigenze di consumatori e comunità locali, insieme all’aumento della qualità degli alimenti prodotti e alla riduzione delle pressioni sull’ambiente.
Il panorama normativo e strategico definito dalla Politica Agricola Comune 2023-2027 ha fissato per l’Italia l’obiettivo di raggiungere il 25% della superficie coltivata a regime bio entro il 2027, anticipando la scadenza europea del 2030 grazie alle azioni di sostegno contenute nel PANBio 2024-2026 e nel PSP. Questi strumenti si sono dimostrati efficaci nell’accompagnare le imprese nella transizione verso pratiche più sostenibili, grazie all’impulso in ricerca, innovazione e formazione.
Tra le principali sfide che attendono il comparto agricolo a impronta sostenibile: