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Mele, nuovo record per l'export Italiano: siamo i primi al mondo. I motivi del successo e prospettive

di Marcello Tansini pubblicato il
export mele italiane primi al mondo

L’Italia raggiunge un traguardo senza precedenti nell’export di mele, conquistando la vetta mondiale per quantità e qualità. Dati, mercati e varietà ci raccontano il successo delle nostre eccellenze frutticole.

L’export italiano di mele ha raggiunto nell’ultimo biennio risultati senza precedenti, imponendo l’Italia come referente mondiale per quantità e qualità in un panorama internazionale segnato da fluttuazioni produttive e criticità climatiche nei principali Paesi concorrenti. Questo traguardo è frutto di una strategia a lungo termine che ha premiato la cura agronomica, l’innovazione in campo varietale e una crescente attenzione verso standard qualitativi e tracciabilità del prodotto, elementi oggi determinanti per i mercati esteri.

Il recente report USDA e le analisi di Ismea sottolineano come la nostra produzione abbia saputo affrontare con resilienza le sfide poste dalle riduzioni di raccolto in Cina e Turchia, contribuendo in modo essenziale all’equilibrio globale tra domanda e offerta. Ulteriore spinta, la riorganizzazione delle rotte logistiche e la ripresa graduale dei traffici nel Canale di Suez, particolarmente rilevante per le esportazioni verso il Medio Oriente e l’Asia.

Una quota straordinaria delle esportazioni mondiali di mele è oggi rappresentata dal raccolto nostrano, elemento che conferma la solidità e l’affidabilità del comparto italiano, e rafforza la reputazione delle mele italiane sui mercati internazionali.

La crescita dell’export di mele italiane: dati, mercati principali e fattori di successo

I dati più recenti relativi alla campagna 2024/25 mostrano una realtà consolidata: le spedizioni di mele dall’Italia hanno superato la soglia di 1 milione di tonnellate, attestando il settore nazionale al vertice dell’export su scala globale, con una crescita del 24% nei volumi rispetto al periodo precedente.

  • Valore economico: L’export ha raggiunto circa 1,2 miliardi di euro (+19%), corrispondenti a una quota di circa il 16% delle esportazioni mondiali di mele.
  • L’evoluzione dei mercati: La leadership italiana è stata costruita su una presenza storica e crescente in Europa, ma anche su un’apertura intelligente ai mercati extra-europei, dove qualità e certificazioni sono particolarmente apprezzate.
  • Destinazioni principali:
    Germania si conferma primo mercato di sbocco, assorbendo il 30% del valore totale esportato e mostrando un aumento significativo sia nei volumi (+26%) che negli introiti (+23%). Seguono la Spagna e l’Arabia Saudita, partner sempre più strategici per la proiezione del made in Italy ortofrutticolo fuori dai confini UE.
Le scelte logistiche hanno avuto un impatto decisivo sul differenziale competitivo italiano. La rinnovata apertura, anche se ancora parziale, del Canale di Suez ha rappresentato una leva determinante per raggiungere con tempistiche ottimizzate i mercati di Medio Oriente e Asia, proprio mentre la produzione globale registrava una contrazione del 5% — con una flessione sotto i 82 milioni di tonnellate a livello mondiale, influenza determinante sui prezzi di mercato e sui flussi commerciali tra continenti.

L’offerta italiana si è distinta anche grazie alla flessibilità delle filiere, all’introduzione di varietà club e all’adozione di certificazioni richieste dai mercati premium. La scelta di puntare su metodi di coltivazione integrata e su tecniche di conservazione avanzate ha contribuito ad una shelf life superiore, qualità particolarmente apprezzata nei Paesi importatori lontani.

Principali importatori % valore totale export Crescita volumi vs. 2024
Germania 30% +26%
Spagna    
Arabia Saudita    
  • Le sinergie di settore: Il dialogo tra produttori, consorzi e organizzazioni di categoria ha consolidato una rete competitiva capace di reagire rapidamente sia alle opportunità che alle emergenze climatiche e logistiche.
  • Fattori di successo: Oltre alla qualità intrinseca della produzione, l’Italia ha valorizzato la propria biodiversità varietale e una narrazione commerciale centrata su tracciabilità, origine e sostenibilità ambientale.
L’affermazione italiana come esportatore leader non è quindi frutto di una contingenza favorevole, ma il risultato di un modello produttivo e commerciale riconosciuto e replicabile, punto di riferimento anche per altri segmenti dell’agroalimentare nazionale.

Produzione, varietà e geografia delle mele italiane: caratteristiche e prospettive future

Il tessuto produttivo di mele in Italia si distingue per ampiezza geografica, ricchezza varietale ed elevato grado di specializzazione delle aziende agricole. Secondo le stime di Assomela per il 2025, il raccolto nazionale ha raggiunto i 2.317.545 tonnellate, superiore di circa il 5% rispetto alla media osservata tra il 2022 e il 2024.

Le aree dedicate alla coltivazione si sono stabilizzate attorno ai 54.000 ettari, con una concentrazione marcata nelle Province autonome di Bolzano e Trento, dove si realizza quasi la metà della produzione complessiva. A seguire si collocano Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, realtà caratterizzate da una filiera strutturata e orientata all’innovazione, mentre la Campania si afferma con la tradizionale varietà Annurca, patrimonio riconosciuto e valorizzato anche da norme di tutela nazionale.

  • Varietà principali: La Golden Delicious resta la cultivar più diffusa sui suoli italiani, seguita dalla Gala e dal gruppo di Granny Smith, Fuji e Red Delicious. Le “nuove proposte varietali”, incluse le mele club e le selezioni innovative, hanno superato le 300.000 tonnellate di produzione annuale.
  • Orientamento alla qualità: Gli operatori italiani hanno investito in tecniche agronomiche sostenibili, in particolare nella difesa integrata e nei disciplinari di produzione controllata, garantendo un’offerta sempre più compatibile con i parametri richiesti nei mercati di valore.
Un ulteriore elemento distintivo del settore riguarda l’evoluzione della domanda da parte dei Paesi importatori: aumenta la richiesta di tracciabilità, residualità controllata e parametri organolettici evoluti. Le realtà italiane, grazie anche all’esperienza acquisita nelle filiere certificate, sono state pronte ad adattarsi introducendo innovazioni di processo e intensificando i controlli lungo tutta la catena di produzione e distribuzione.

Guardando alle prospettive future, la competitività delle mele italiane sembra destinata a consolidarsi anche in funzione delle nuove sfide climatiche e delle dinamiche geopolitiche sui mercati di sbocco, grazie ad una strategia condivisa tra innovazione, salvaguardia della biodiversità e capacità di risposta coordinata alle esigenze della domanda internazionale.