L’Italia raggiunge un traguardo senza precedenti nell’export di mele, conquistando la vetta mondiale per quantità e qualità. Dati, mercati e varietà ci raccontano il successo delle nostre eccellenze frutticole.
L’export italiano di mele ha raggiunto nell’ultimo biennio risultati senza precedenti, imponendo l’Italia come referente mondiale per quantità e qualità in un panorama internazionale segnato da fluttuazioni produttive e criticità climatiche nei principali Paesi concorrenti. Questo traguardo è frutto di una strategia a lungo termine che ha premiato la cura agronomica, l’innovazione in campo varietale e una crescente attenzione verso standard qualitativi e tracciabilità del prodotto, elementi oggi determinanti per i mercati esteri.
Il recente report USDA e le analisi di Ismea sottolineano come la nostra produzione abbia saputo affrontare con resilienza le sfide poste dalle riduzioni di raccolto in Cina e Turchia, contribuendo in modo essenziale all’equilibrio globale tra domanda e offerta. Ulteriore spinta, la riorganizzazione delle rotte logistiche e la ripresa graduale dei traffici nel Canale di Suez, particolarmente rilevante per le esportazioni verso il Medio Oriente e l’Asia.
Una quota straordinaria delle esportazioni mondiali di mele è oggi rappresentata dal raccolto nostrano, elemento che conferma la solidità e l’affidabilità del comparto italiano, e rafforza la reputazione delle mele italiane sui mercati internazionali.
I dati più recenti relativi alla campagna 2024/25 mostrano una realtà consolidata: le spedizioni di mele dall’Italia hanno superato la soglia di 1 milione di tonnellate, attestando il settore nazionale al vertice dell’export su scala globale, con una crescita del 24% nei volumi rispetto al periodo precedente.
L’offerta italiana si è distinta anche grazie alla flessibilità delle filiere, all’introduzione di varietà club e all’adozione di certificazioni richieste dai mercati premium. La scelta di puntare su metodi di coltivazione integrata e su tecniche di conservazione avanzate ha contribuito ad una shelf life superiore, qualità particolarmente apprezzata nei Paesi importatori lontani.
| Principali importatori | % valore totale export | Crescita volumi vs. 2024 |
| Germania | 30% | +26% |
| Spagna | ||
| Arabia Saudita |
Il tessuto produttivo di mele in Italia si distingue per ampiezza geografica, ricchezza varietale ed elevato grado di specializzazione delle aziende agricole. Secondo le stime di Assomela per il 2025, il raccolto nazionale ha raggiunto i 2.317.545 tonnellate, superiore di circa il 5% rispetto alla media osservata tra il 2022 e il 2024.
Le aree dedicate alla coltivazione si sono stabilizzate attorno ai 54.000 ettari, con una concentrazione marcata nelle Province autonome di Bolzano e Trento, dove si realizza quasi la metà della produzione complessiva. A seguire si collocano Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, realtà caratterizzate da una filiera strutturata e orientata all’innovazione, mentre la Campania si afferma con la tradizionale varietà Annurca, patrimonio riconosciuto e valorizzato anche da norme di tutela nazionale.
Guardando alle prospettive future, la competitività delle mele italiane sembra destinata a consolidarsi anche in funzione delle nuove sfide climatiche e delle dinamiche geopolitiche sui mercati di sbocco, grazie ad una strategia condivisa tra innovazione, salvaguardia della biodiversità e capacità di risposta coordinata alle esigenze della domanda internazionale.