Secondo la Cgil l'anticipo di tre mesi per il pagamento del Tfr-Tfs agli statali rischia di produrre una perdita di 750 euro a per ogni lavoratore: l'allarme del sindacato dopo le ultime novità decise
La Manovra finanziaria 2026 porta all’attenzione dei lavoratori pubblici importanti novità relative ai tempi e alle modalità di erogazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e del Trattamento di Fine Servizio (TFS). In un contesto di intensi dibattiti e confronti tra sindacati e istituzioni, le nuove misure vengono presentate come parte di una più ampia strategia di riordino della spesa pubblica e di adeguamento alle esigenze di liquidità dell’amministrazione statale. I lavoratori interessati sono chiamati a valutare attentamente le implicazioni economiche e fiscali delle recenti modifiche, soprattutto per quanto riguarda la tempistica dell’anticipo e le sue conseguenze pratiche sulla somma spettante.
La nuova manovra introduce profondi cambiamenti nella gestione dell’anticipo del TFR e TFS spettante agli statali. Fino ad oggi, in base alle procedure ordinarie, i dipendenti pubblici in uscita per raggiunti limiti di età o di servizio ricevevano il proprio trattamento di fine rapporto secondo una tempistica scalare, spesso dilazionata fino a tre anni a seconda delle cause di cessazione e dell’ente erogatore.
Con la riforma delineata nel testo della Manovra 2026, si prevede un meccanismo di anticipo automatico che consente di ricevere una parte significativa dell’indennità di fine servizio entro 9 mesi dalla maturazione del diritto. Questa misura intende garantire un accesso più rapido alla liquidità per chi si pensiona, sostenendo i dipendenti nel periodo di transizione tra l’attività lavorativa e la pensione vera e propria. Tuttavia, il cambiamento non è privo di effetti collaterali. La modifica della Manovra comporta un nuovo metodo di calcolo delle ritenute fiscali, incidendo sull’importo reale effettivamente erogato in anticipo rispetto al passato.
Le principali novità introdotte riguardano:
La simulazione effettuata dalla CGIL sottolinea che il vantaggio temporale di ricevere l’anticipo è minato dalla differenza di prelievo fiscale applicato sulla somma anticipata. L’associazione dei lavoratori ritiene che così si vada a ledere un principio di equità, mettendo a rischio la tutela economica di chi termina la carriera nel pubblico settore dopo decenni di servizio.
Dal punto di vista organizzativo, i sindacati hanno già predisposto un ricorso affinché il Governo valuti una correzione normativa mirata a ripristinare un trattamento privo di penalizzazioni. Le preoccupazioni principali riguardano: