Il Sud Italia registra una crescita storica di occupazione e produttività, ma non mancano criticità: i dati evidenziano progressi legati a demografia, politiche e investimenti, mentre permangono disuguaglianze e fragilità strutturali.
L'ultimo periodo ha registrato un consistente aumento occupazione sud secondo l'ISTAT, segnando un cambio di tendenza nel mercato del lavoro nelle regioni meridionali. Fino a tempi recenti, l'area mostrava criticità quali tassi di disoccupazione doppi rispetto al resto del Paese e una partecipazione femminile contenuta. Tuttavia, l'analisi dei dati più aggiornati rivela un'evoluzione rilevante nelle dinamiche di impiego, portando il Mezzogiorno a superare, per la prima volta dal 2004, la soglia del 50% nel tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni.
Questo scenario appare strettamente legato sia a fenomeni demografici che a nuove strategie politiche e investimenti. Le politiche attive del lavoro, i cambiamenti nel sistema pensionistico e la spinta infrastrutturale hanno favorito una maggiore vitalità del tessuto economico locale, stimolando la domanda e favorendo ampie fasce della popolazione. La crescita della produttività, seppur con alcune criticità strutturali ancora irrisolte, si affianca così a un miglioramento tangibile dell'occupazione. Questo contesto impone però una lettura attenta: le ombre, ète da persistenti disuguaglianze e precarietà, rimangono e necessitano di analisi approfondita.
Secondo l'ISTAT, il secondo trimestre 2025 segna un dato storico per l'occupazione al Sud: 6 milioni 549mila occupati tra i 15 e i 64 anni e tasso di impiego che per la prima volta supera il 50% attestandosi al 50,1%. Il trend risulta superiore rispetto a quello di altre macroaree: negli ultimi dodici mesi la crescita dell'occupazione meridionale (+96mila) è maggiore rispetto a Nord (+89mila) e Centro (+43mila). Dal 2024 il progresso al Sud si conferma più marcato, con un incremento del 2,2% contro l'1% del Nord e l'1,9% del Centro. Per riassumere:
Area |
Tasso di occupazione (15-64 anni) 2025 |
Mezzogiorno |
50,1% |
Nord |
69,9% |
Centro |
66,8% |
Risulta altrettanto significativo il dato della forza lavoro over 50. Per la prima volta, oltre 10 milioni di persone in questa fascia risultano occupate, trainando la crescita complessiva. Parallelamente, la disoccupazione generale resta stabile al 6,3%, mentre si osserva un netto calo degli inattivi e una riduzione annua degli individui senza lavoro di circa 82mila unità. Ad aumentare sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato e l'impiego indipendente, mentre calano quelli a termine.
La partecipazione femminile cresce seppur moderatamente e il tasso di occupazione delle donne al Sud raggiunge il 37,8%. Tuttavia, permane un ampio divario rispetto agli uomini (62,7%). Nei settori produttivi, l'industria presenta segnali di recupero, riportando i livelli pre-crisi del 2008. Tra le regioni, la Campania, la Sicilia e la Puglia sono protagoniste della maggiore crescita relativa. Questi indicatori certificano il cambio di passo nel tessuto socio-economico del Mezzogiorno, pur lasciando irrisolte alcune storiche distanze dal resto del Paese.
Il recente aumento occupazione sud va ricondotto a fattori molteplici, tra cui rivestono rilevanza primaria le tendenze demografiche e gli interventi normativi e finanziari:
L'efficacia delle politiche va anche analizzata rispetto alla diminuzione delle forme di lavoro precario e alla promozione di nuovi percorsi formativi che puntano a innalzare il livello medio delle competenze tra i giovani, con particolare attenzione a settori innovativi e ad alta intensità tecnologica.
Pur in presenza di indicatori incoraggianti, il mercato occupazionale meridionale è ancora segnato da profonde asimmetrie. L'analisi dei dati mette in luce come la distanza fra Sud e resto d'Italia sia ancora marcata su vari fronti:
Le differenze di formazione incidono significativamente: il tasso di occupazione sale all'83,3% tra i laureati, ma resta basso con titoli inferiori. Il Sud possiede minori percentuali di laureati rispetto alla media nazionale, aspetto che ostacola sia l'arrivo di investimenti qualificati che il miglioramento strutturale del tessuto produttivo locale.
Nonostante l'aumento degli occupati, permangono diverse criticità, in primis il basso livello di produttività, la stagnazione dei salari e la concentrazione dei nuovi posti in settori a valore aggiunto limitato. Secondo il Rapporto sulla produttività del CNEL, la maggior parte dei nuovi occupati - in particolare over 50 - è concentrata in ambiti non strategici per il PIL, frenando così la crescita economica complessiva.
L'assenza di un marcato miglioramento in termini di efficienza e innovazione riduce l'impatto positivo dell'aumento di occupazione sul reddito disponibile e sulla competitività internazionale del Mezzogiorno. E dunque;
Indicatore |
Mezzogiorno |
Nord |
Reddito medio annuo |
€17.000 |
€25.000 |
Quota lavoro regolare |
~60% |
~83% |