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Aumento occupazione e produttività al Sud Italia: i dati e i motivi perché sta succedendo. Ma ci sono anche ombre

di Marcello Tansini pubblicato il
Dati e motivi occupazione

Il Sud Italia registra una crescita storica di occupazione e produttività, ma non mancano criticità: i dati evidenziano progressi legati a demografia, politiche e investimenti, mentre permangono disuguaglianze e fragilità strutturali.

L'ultimo periodo ha registrato un consistente aumento occupazione sud secondo l'ISTAT, segnando un cambio di tendenza nel mercato del lavoro nelle regioni meridionali. Fino a tempi recenti, l'area mostrava criticità quali tassi di disoccupazione doppi rispetto al resto del Paese e una partecipazione femminile contenuta. Tuttavia, l'analisi dei dati più aggiornati rivela un'evoluzione rilevante nelle dinamiche di impiego, portando il Mezzogiorno a superare, per la prima volta dal 2004, la soglia del 50% nel tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni.

Questo scenario appare strettamente legato sia a fenomeni demografici che a nuove strategie politiche e investimenti. Le politiche attive del lavoro, i cambiamenti nel sistema pensionistico e la spinta infrastrutturale hanno favorito una maggiore vitalità del tessuto economico locale, stimolando la domanda e favorendo ampie fasce della popolazione. La crescita della produttività, seppur con alcune criticità strutturali ancora irrisolte, si affianca così a un miglioramento tangibile dell'occupazione. Questo contesto impone però una lettura attenta: le ombre, ète da persistenti disuguaglianze e precarietà, rimangono e necessitano di analisi approfondita.

I dati ISTAT: record storico per l'occupazione nel Mezzogiorno

Secondo l'ISTAT, il secondo trimestre 2025 segna un dato storico per l'occupazione al Sud: 6 milioni 549mila occupati tra i 15 e i 64 anni e tasso di impiego che per la prima volta supera il 50% attestandosi al 50,1%. Il trend risulta superiore rispetto a quello di altre macroaree: negli ultimi dodici mesi la crescita dell'occupazione meridionale (+96mila) è maggiore rispetto a Nord (+89mila) e Centro (+43mila). Dal 2024 il progresso al Sud si conferma più marcato, con un incremento del 2,2% contro l'1% del Nord e l'1,9% del Centro. Per riassumere:

Area

Tasso di occupazione (15-64 anni) 2025

Mezzogiorno

50,1%

Nord

69,9%

Centro

66,8%

Risulta altrettanto significativo il dato della forza lavoro over 50. Per la prima volta, oltre 10 milioni di persone in questa fascia risultano occupate, trainando la crescita complessiva. Parallelamente, la disoccupazione generale resta stabile al 6,3%, mentre si osserva un netto calo degli inattivi e una riduzione annua degli individui senza lavoro di circa 82mila unità. Ad aumentare sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato e l'impiego indipendente, mentre calano quelli a termine.

La partecipazione femminile cresce seppur moderatamente e il tasso di occupazione delle donne al Sud raggiunge il 37,8%. Tuttavia, permane un ampio divario rispetto agli uomini (62,7%). Nei settori produttivi, l'industria presenta segnali di recupero, riportando i livelli pre-crisi del 2008. Tra le regioni, la Campania, la Sicilia e la Puglia sono protagoniste della maggiore crescita relativa. Questi indicatori certificano il cambio di passo nel tessuto socio-economico del Mezzogiorno, pur lasciando irrisolte alcune storiche distanze dal resto del Paese.

Le cause della crescita occupazionale: invecchiamento demografico, politiche e investimenti

Il recente aumento occupazione sud va ricondotto a fattori molteplici, tra cui rivestono rilevanza primaria le tendenze demografiche e gli interventi normativi e finanziari:

  • Invecchiamento della popolazione: L'aumento degli over 50 tra gli occupati è collegato sia all'innalzamento dell'età pensionabile sia al progressivo ingresso di generazioni più anziane nel mercato del lavoro, conseguenza diretta della transizione demografica italiana.
  • Politiche per il lavoro: Provvedimenti come la riduzione degli incentivi all'assistenzialismo (es. riforma e graduale superamento del reddito di cittadinanza), l'introduzione di sgravi contributivi per i datori di lavoro che assumono al Sud (Decontribuzione Sud), e le misure previste dalla Legge di Bilancio hanno facilitato la creazione di posti stabili, in particolare a tempo indeterminato.
  • Investimenti pubblici e privati: Fondi europei (PNRR), infrastrutturazione e focus su competenze e formazione hanno incoraggiato una maggiore attivazione economica. La realizzazione di nuove opere pubbliche e il potenziamento dei servizi hanno dato impulso alla domanda di lavoro in vari settori produttivi.
Il contributo del settore industriale si accompagna così a quello dei servizi avanzati e delle imprese digitali, il cui ingresso, seppur ancora limitato rispetto alle regioni settentrionali, sta trasformando i paradigmi occupazionali ed il profilo delle professionalità richieste.

L'efficacia delle politiche va anche analizzata rispetto alla diminuzione delle forme di lavoro precario e alla promozione di nuovi percorsi formativi che puntano a innalzare il livello medio delle competenze tra i giovani, con particolare attenzione a settori innovativi e ad alta intensità tecnologica.

Disuguaglianze: divario di genere, generazionale e territoriale

Pur in presenza di indicatori incoraggianti, il mercato occupazionale meridionale è ancora segnato da profonde asimmetrie. L'analisi dei dati mette in luce come la distanza fra Sud e resto d'Italia sia ancora marcata su vari fronti:

  • Divario di genere: Le lavoratrici, pur con qualche segnale migliorativo, mantengono una ènza inferiore (37,8% al Sud) rispetto ai lavoratori maschi. Il gender gap rimane accentuato da ostacoli socio-culturali, scarse politiche di conciliazione lavoro-famiglia e formazione professionale non sempre aggiornata, specialmente nei contesti periferici.
  • Divario generazionale: Gli under 35 sono in costante calo, sia come numero assoluto che per tasso di occupazione, passato dal 52,4% al 44,3% negli ultimi vent'anni. La diminuzione è attribuibile sia al calo demografico che all'allungamento dei percorsi scolastici e post-universitari.
  • Divario territoriale: Il sud Italia mostra segnali di recupero, ma rimane distante dal livello occupazionale del Centro-Nord. Se la media nazionale si attesta al 62,6% e il Nord supera il 69%, le regioni meridionali dovrebbero creare oltre 2,5 milioni di nuovi posti per allinearsi.
Aggrava il quadro la condizione dei giovani, coinvolti da una disoccupazione più severa e spesso costretti a emigrare per cercare opportunità migliori. Il fenomeno dell'occupazione “sommersa”, ossia non regolare, resta elevato e contribuisce a falsare i livelli effettivi di occupazione e reddito.

Le differenze di formazione incidono significativamente: il tasso di occupazione sale all'83,3% tra i laureati, ma resta basso con titoli inferiori. Il Sud possiede minori percentuali di laureati rispetto alla media nazionale, aspetto che ostacola sia l'arrivo di investimenti qualificati che il miglioramento strutturale del tessuto produttivo locale.

Produttività e criticità persistenti: ombre sulla crescita occupazionale

Nonostante l'aumento degli occupati, permangono diverse criticità, in primis il basso livello di produttività, la stagnazione dei salari e la concentrazione dei nuovi posti in settori a valore aggiunto limitato. Secondo il Rapporto sulla produttività del CNEL, la maggior parte dei nuovi occupati - in particolare over 50 - è concentrata in ambiti non strategici per il PIL, frenando così la crescita economica complessiva.

L'assenza di un marcato miglioramento in termini di efficienza e innovazione riduce l'impatto positivo dell'aumento di occupazione sul reddito disponibile e sulla competitività internazionale del Mezzogiorno. E dunque;

  • Stagnazione delle retribuzioni: Malgrado la crescita degli occupati, i livelli salariali restano inferiori rispetto alle aree settentrionali, generando una minor capacità di spesa e investimento individuale.
  • Prevalenza del lavoro a bassa qualifica: Numerosi nuovi impieghi sono stati creati in settori a basso valore aggiunto e con prospettive limitate di crescita professionale e reddituale.
  • Fragilità dell'ecosistema produttivo: Impresa e industria meridionale sono spesso costituite da micro e piccole aziende meno esposte all'innovazione tecnologica e alla collaborazione con i poli di ricerca.
Permane inoltre l'annosa problematica dell'occupazione irregolare, che serve spesso da ammortizzatore sociale ma peggiora la trasparenza e l'equità del mercato del lavoro. Nonostante l'attenuazione delle tensioni sociali con la riforma degli strumenti di sussidio, il rischio di precarizzazione non può essere sottovalutato. Aumento occupazione sud e produttività sono due facce della stessa medaglia: la crescita dovrà essere bilanciata da investimenti in innovazione per risultare sostenibile. I numeri sono i seguenti:

Indicatore

Mezzogiorno

Nord

Reddito medio annuo

€17.000

€25.000

Quota lavoro regolare

~60%

~83%