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Pensioni ridotte e TFR-TFS atteso per anni: sugli statali si fa cassa. I sindacati non ci stanno

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni TFR TFS sindacati

Le posizioni dei sindacati sulle nuove misure per gli statali tra aumenti dell'età pensionabile e tempi di pagamento troppo lunghi del Tfr-Tfs: occorrono modifiche per evitare ulteriori penalizzazioni

Le recenti variazioni introdotte nel sistema previdenziale del pubblico impiego segnano una svolta significativa per molte categorie di lavoratori, soprattutto per chi è iscritto alle gestioni Cpdel, Cps, Cpi e Cpug. L’orientamento legislativo, in risposta alle esigenze di sostenibilità della spesa pubblica, ha portato a modifiche dei requisiti per l'accesso alla pensione e ha introdotto nuove penalizzazioni economiche. 

Le novità per l'età pensionabile per il pubblico impiego

Cambia il limite ordinamentale di età per il collocamento a riposo dei dipendenti pubblici per gli iscritti alle gestioni Cpdel, Cps, Cpi e Cpug, precedentemente fissato a 65 anni, salito a 67 anni.

Questa nuova soglia uniforma di fatto il settore pubblico a quello privato, lasciando tuttavia ai lavoratori la facoltà, e non più l’obbligo, di permanere in servizio fino al raggiungimento dei 67 anni, e in taluni casi fino a 70 anni se ricorrono specifiche condizioni di competenza ed esperienza. 

Il 25 agosto 2025, con il messaggio n. 2491 l’Inps ha confermato l’applicazione dei tagli alle pensioni dei dipendenti pubblici che andranno in quiescenza prima dei 67 anni. L’impatto del provvedimento, documentato dai dati tecnici dell’Ufficio Politiche previdenziali della Cgil, è immediato: su una retribuzione annua di 30mila euro, il taglio va da 927 a 6.177 euro l’anno, a seconda dell’anno di inizio contribuzione.

Per chi guadagna 50mila euro si sale da 1.545 a 10.296 euro, mentre a quota 70mila si arriva a una perdita annuale tra i 2.163 e i 14.415 euro. A regime, il taglio complessivo stimato per la platea coinvolta è pari a 33 miliardi di euro.

Questa misura è stata giustificata dall’Esecutivo come necessaria per il riequilibrio finanziario del comparto, ma rappresenta una penalizzazione effettiva, poiché prolunga il tempo durante il quale il lavoratore resta privo sia di stipendio che di pensione. 


Di seguito uno schema riepilogativo sui principali elementi che influenzano l’importo della pensione per gli statali:

Fattore Impatto
Allungamento finestra Fornero Ritardo nell’accesso alla pensione e mesi senza reddito
Taglio dei coefficienti di trasformazione Assegno pensionistico più basso
Prevalenza componente contributiva Maggiore aleatorietà dell’importo finale

TFR e TFS nel settore pubblico: tempi di attesa e criticità nei pagamenti

Tanto quanto sono state penalizzate le pensioni degli statali, tanto è penalizzata la gestione del Tfr-Tfs degli statali. Il trattamento di fine rapporto (TFR) e il trattamento di fine servizio (TFS) costituiscono, per i lavoratori pubblici, uno dei principali strumenti di garanzia economica a conclusione della carriera lavorativa. Tuttavia, una delle criticità più segnalate riguarda i tempi di liquidazione, che spesso risultano eccessivamente lunghi rispetto alla formula utilizzata per i lavoratori del settore privato. 


Nel comparto pubblico, l’erogazione del TFR/TFS avviene generalmente con differimento rispetto alla data effettiva di accesso alla pensione. I tempi di attesa, in generale, possono arrivare fino a 5 anni, oscillando tra 12 e 27 mesi a seconda della motivazione dell’uscita: dimissioni volontarie, pensionamento, fine contratto o altri casi previsti dalla normativa.

In alcune fattispecie, particolarmente per chi rientra nelle gestioni Casse amministrate dal Tesoro (Cpdel, Cps, Cpi, Cpug), le tempistiche possono dilungarsi fino a tre anni per la liquidazione completa delle somme spettanti. In particolare, i tempi previsti sono i seguenti:

  • entro 105 giorni, in caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso;
  • dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, per raggiungimento del limite di età, o a causa del termine del contratto a tempo determinato, o per risoluzione unilaterale del datore di lavoro a seguito del raggiungimento dei requisiti della pensione anticipata;
  • dopo 24 mesi dalla cessazione in tutti gli altri casi, per esempio per dimissioni volontarie con o senza diritto a pensione, licenziamento/destituzione, ecc.).
Questa situazione espone i lavoratori a difficoltà economiche, specialmente quando la liquidazione costituisce una risorsa da impiegare subito dopo la fine del servizio. Le criticità nei pagamenti del TFR/TFS sono da tempo oggetto di denuncia da parte dei sindacati. 

Le ragioni della contrarietà dei sindacati alle nuove misure: analisi e dichiarazioni

Le organizzazioni sindacali hanno manifestato un’opposizione netta e articolata sia rispetto alle penalizzazioni sul trattamento pensionistico, sia ai prolungati tempi di attesa per la liquidazione del TFR e del TFS.

Gli argomenti portati avanti si concentrano sull’iniquità delle misure adottate che, a loro avviso, incidono in modo sproporzionato su una sola categoria, contribuendo a creare una disparità di trattamento rispetto al settore privato.

Come sottolineato dai sindacati, le penalizzazioni subite dagli statali sono soprattutto:

  • Estensione delle finestre e aumento dell’età pensionabile: i sindacati denunciano come l’innalzamento progressivo della finestra per la pensione anticipata, insieme all’equiparazione a 67 anni del limite ordinamentale, comportino oneri aggiuntivi per i dipendenti pubblici appartenenti alle gestioni Cpdel, Cps, Cpi e Cpug.
  • Tagli sull’importo delle pensioni: viene evidenziata la penalizzazione economica conseguente al rafforzamento del sistema contributivo e alla possibilità di ulteriori riduzioni per effetto dei coefficienti di trasformazione.
  • Lentezza nei pagamenti del TFR/TFS: la dilatazione dei tempi di liquidazione risulta particolarmente problematica, considerando che in molti casi si tratta di risparmi accumulati in una intera vita lavorativa, destinati a sostenere il bilancio familiare alla fine del percorso occupazionale.
Le segreterie dei principali sindacati del comparto pubblico hanno rivolto numerosi appelli al Governo, chiedendo di rivedere le misure adottate in un’ottica di maggiore equità e di rispetto per il lavoro svolto dagli statali nel corso degli anni. La mobilitazione sindacale continua e coinvolge anche altre tematiche di riforma del sistema previdenziale.

 

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