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Banche: tante polizze, commissioni e pochi prestiti. E cala ancora il personale. Il duro attacco dei sindacati

di Marcello Tansini pubblicato il
analisi banche cisl e critiche

Nel mondo bancario italiano cresce l'offerta di polizze e commissioni, si riducono i prestiti e il personale, mentre fusioni e chiusure di filiali mettono a rischio occupazione e servizi per cittadini e comunità.

La fondazione Fondazione Fiba di First del sindacato CISL ha appena rilasciato uno studio sulla banche italiane e la tendenze degli ultimi anni, con un focus particolare sui rapporti con cittadini, imprese e territorio.

Dal documento emerge che negli ultimi anni il panorama del settore bancario in Italia ha subito un’evoluzione significativa, caratterizzata dall’aumento delle polizze vendute allo sportello, dalla crescita delle commissioni e dalla contrazione delle attività tradizionali di prestito.

Questo nuovo modello, fortemente orientato alla redditività, pone al centro diversi interrogativi sulla capacità degli istituti di rispondere alle esigenze di famiglie, imprese e territori.

L’attenzione degli operatori si è spostata verso servizi accessori e prodotti finanziari alternativi, mentre l’offerta di credito si è progressivamente ridotta, impattando in modo diretto sul tessuto economico italiano.

La pressione crescente delle logiche di mercato e dei grandi azionisti mette inoltre sotto esame il ruolo sociale che le banche dovrebbero ricoprire, sollevando la questione della sostenibilità del modello attuale.

Desertificazione bancaria: chiusura di sportelli e impatto sui territori

Il fenomeno della desertificazione bancaria rappresenta una delle principali criticità del sistema creditizio nazionale. Negli ultimi dodici mesi i dati raccolti dalla Fondazione Fiba di First CISL evidenziano come tra il 2024 e il 2025 siano stati chiusi 268 sportelli, con le regioni Basilicata, Marche e Veneto che hanno registrato le percentuali di riduzione più elevate. Il processo è trainato principalmente dai grandi gruppi, mentre le banche di credito cooperativo riescono solo in parte a tamponare la perdita di presenza nei piccoli centri.

  • Oltre 3.400 comuni italiani – circa il 43% del totale – sono oggi privi di una filiale bancaria.
  • In alcune province, la situazione è ancora più complessa: in Romagna, su 83 comuni, 10 sono privi di sportelli e altri 15 dispongono di un unico presidio bancario.
  • Nella provincia di Lecce, 15 comuni sono completamente scoperti e altri 13 dispongono solo di un bancomat.
Questa crescente desertificazione ha ripercussioni rilevanti sull’accesso ai servizi finanziari e, di riflesso, sulla coesione sociale e sull’economia locale. Le comunità più penalizzate risultano essere quelle composte da anziani, famiglie vulnerabili e piccole medie imprese, che riscontrano maggiori difficoltà nell’accedere al credito e ai servizi bancari di base. 

Occupazione nel settore bancario: riduzione dei posti di lavoro e preoccupazioni sindacali

Dal 2004 al 2024, il settore bancario ha perso circa 75.000 posti di lavoro, passando da 337.023 addetti a poco più di 261.000. Nonostante un parziale ricambio generazionale favorito dal Fondo per l’occupazione – oltre 40.000 assunzioni – la riduzione complessiva della forza lavoro è rimasta significativa.

  • Le cinque principali banche italiane hanno tagliato complessivamente 20.000 posizioni nel solo triennio 2021-2024.
  • Unicredit guida questa riduzione, con oltre 10.000 dipendenti in meno, seguita da Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Mps e Bper.
Il calo degli occupati coincide con una diminuzione del rapporto tra costo del lavoro e proventi operativi – oggi attorno al 24% – accentuando le pressioni per ulteriore efficienza gestionale. Per le organizzazioni sindacali, questa dinamica minaccia la qualità del lavoro bancario e contribuisce a peggiorare le condizioni operative: gli ambienti diventano più affollati, la privacy è spesso compromessa e le opportunità di carriera risultano sempre più limitate, specie per i giovani e per i quadri più esperti.

La composizione anagrafica del personale alimenta ulteriori criticità: solo il 24,6% degli occupati ha meno di 40 anni rispetto a una media UE superiore al 40%. 

Effetti delle fusioni e delle aggregazioni: rischi per l’occupazione e per le comunità locali

Le operazioni di fusione e acquisizione stanno modificando profondamente la geografia del credito italiano, portando a livelli di concentrazione superiori rispetto ad altri paesi europei. Un esempio recente è rappresentato dall’aggregazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm, destinata a creare il terzo gruppo italiano per ampiezza della rete di sportelli. Tuttavia, questa concentrazione determina nuovi rischi:

  • Significative sovrapposizioni di filiali in molte province, con picchi oltre il 20% in realtà come Milano, Parma, Genova e La Spezia.
  • La chiusura di sportelli, spesso prescritta dall’Antitrust, ma ancor più motivata dalle necessità di riduzione dei costi e realizzazione di sinergie.
L’esito appare chiaro nelle stime: l’integrazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm porterebbe, in Lombardia, il 20% degli sportelli sotto una sola insegna, aumentando la concentrazione e accelerando la scomparsa dei presidi bancari dalle aree meno redditizie.

Secondo la CISL e i coordinamenti territoriale, la prospettiva di una nuova ondata di chiusure impatterebbe negativamente sulle fasce più deboli, sulle piccole imprese e soprattutto sull’occupazione, costringendo molti lavoratori alla mobilità o persino all’uscita forzata. 

Commissioni bancarie, utili record e difficoltà nell’accesso al credito

La strategia seguita da numerosi istituti si sta progressivamente spostando dalla gestione del credito tradizionale alla vendita di servizi assicurativi e prodotti di risparmio gestito. Questo modello comporta utili in crescita, come testimoniano i dati ABI degli ultimi anni, ma solleva dubbi sull’effettiva funzione economica della banca nei confronti delle imprese e delle famiglie.

Anno Utili delle banche italiane Prestiti a imprese non finanziarie
2011 48,3 miliardi € +330 miliardi € rispetto al 2024
2024 58,9 miliardi € -330 miliardi € rispetto al 2011

Questa tendenza si accompagna a una crescita delle commissioni sugli attivi e dei costi per il cliente, soprattutto per servizi accessori e polizze. Al tempo stesso, sono diminuiti in modo rilevante i finanziamenti concessi alla clientela non finanziaria, lasciando molte PMI e famiglie senza risposte adeguate alle proprie esigenze di liquidità. 

Il ruolo sociale delle banche e le richieste dei sindacati per la tutela di clienti, dipendenti e territori

Il dibattito interno al settore bancario ruota sempre più attorno alla necessità di recuperare una dimensione sociale e comunitaria, oggi messa in discussione da logiche esclusivamente improntate alla massimizzazione dei profitti. La progressiva concentrazione del settore e il ridimensionamento della presenza fisica comportano una perdita di contatto con le esigenze reali di cittadini e imprese. Le proposte avanzate dai rappresentanti sindacali vanno in questa direzione:

  • Definizione di un protocollo nazionale sull’occupazione, in grado di garantire ricollocamenti e percorsi di riqualificazione del personale bancario.
  • Presenza concordata di almeno uno sportello per ciascun comune privo di servizi, anche attraverso l'utilizzo di immobili pubblici concessi dalle amministrazioni locali.
  • Incentivazione di modelli alternativi di presenza bancaria, come filiali mobili e pop-up banking, per servire le aree marginali e meno redditizie.
  • Coinvolgimento attivo dei sindaci, delle istituzioni e dei corpi intermedi per la definizione di strategie sostenibili che salvaguardino la funzione sociale degli istituti di credito.
La CISL, congiuntamente ad altre sigle, richiama inoltre il principio sancito dalla Costituzione che prevede una funzione sociale delle imprese, banche incluse. In questo contesto, il mantenimento della rete di servizi bancari e il rafforzamento delle tutele per lavoratori e clienti rappresentano priorità imprescindibili per il futuro del sistema bancario italiano.