Nel mondo bancario italiano cresce l'offerta di polizze e commissioni, si riducono i prestiti e il personale, mentre fusioni e chiusure di filiali mettono a rischio occupazione e servizi per cittadini e comunità.
La fondazione Fondazione Fiba di First del sindacato CISL ha appena rilasciato uno studio sulla banche italiane e la tendenze degli ultimi anni, con un focus particolare sui rapporti con cittadini, imprese e territorio.
Dal documento emerge che negli ultimi anni il panorama del settore bancario in Italia ha subito un’evoluzione significativa, caratterizzata dall’aumento delle polizze vendute allo sportello, dalla crescita delle commissioni e dalla contrazione delle attività tradizionali di prestito.
Questo nuovo modello, fortemente orientato alla redditività, pone al centro diversi interrogativi sulla capacità degli istituti di rispondere alle esigenze di famiglie, imprese e territori.
L’attenzione degli operatori si è spostata verso servizi accessori e prodotti finanziari alternativi, mentre l’offerta di credito si è progressivamente ridotta, impattando in modo diretto sul tessuto economico italiano.
La pressione crescente delle logiche di mercato e dei grandi azionisti mette inoltre sotto esame il ruolo sociale che le banche dovrebbero ricoprire, sollevando la questione della sostenibilità del modello attuale.
Il fenomeno della desertificazione bancaria rappresenta una delle principali criticità del sistema creditizio nazionale. Negli ultimi dodici mesi i dati raccolti dalla Fondazione Fiba di First CISL evidenziano come tra il 2024 e il 2025 siano stati chiusi 268 sportelli, con le regioni Basilicata, Marche e Veneto che hanno registrato le percentuali di riduzione più elevate. Il processo è trainato principalmente dai grandi gruppi, mentre le banche di credito cooperativo riescono solo in parte a tamponare la perdita di presenza nei piccoli centri.
Dal 2004 al 2024, il settore bancario ha perso circa 75.000 posti di lavoro, passando da 337.023 addetti a poco più di 261.000. Nonostante un parziale ricambio generazionale favorito dal Fondo per l’occupazione – oltre 40.000 assunzioni – la riduzione complessiva della forza lavoro è rimasta significativa.
La composizione anagrafica del personale alimenta ulteriori criticità: solo il 24,6% degli occupati ha meno di 40 anni rispetto a una media UE superiore al 40%.
Le operazioni di fusione e acquisizione stanno modificando profondamente la geografia del credito italiano, portando a livelli di concentrazione superiori rispetto ad altri paesi europei. Un esempio recente è rappresentato dall’aggregazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm, destinata a creare il terzo gruppo italiano per ampiezza della rete di sportelli. Tuttavia, questa concentrazione determina nuovi rischi:
Secondo la CISL e i coordinamenti territoriale, la prospettiva di una nuova ondata di chiusure impatterebbe negativamente sulle fasce più deboli, sulle piccole imprese e soprattutto sull’occupazione, costringendo molti lavoratori alla mobilità o persino all’uscita forzata.
La strategia seguita da numerosi istituti si sta progressivamente spostando dalla gestione del credito tradizionale alla vendita di servizi assicurativi e prodotti di risparmio gestito. Questo modello comporta utili in crescita, come testimoniano i dati ABI degli ultimi anni, ma solleva dubbi sull’effettiva funzione economica della banca nei confronti delle imprese e delle famiglie.
| Anno | Utili delle banche italiane | Prestiti a imprese non finanziarie |
| 2011 | 48,3 miliardi € | +330 miliardi € rispetto al 2024 |
| 2024 | 58,9 miliardi € | -330 miliardi € rispetto al 2011 |
Questa tendenza si accompagna a una crescita delle commissioni sugli attivi e dei costi per il cliente, soprattutto per servizi accessori e polizze. Al tempo stesso, sono diminuiti in modo rilevante i finanziamenti concessi alla clientela non finanziaria, lasciando molte PMI e famiglie senza risposte adeguate alle proprie esigenze di liquidità.
Il dibattito interno al settore bancario ruota sempre più attorno alla necessità di recuperare una dimensione sociale e comunitaria, oggi messa in discussione da logiche esclusivamente improntate alla massimizzazione dei profitti. La progressiva concentrazione del settore e il ridimensionamento della presenza fisica comportano una perdita di contatto con le esigenze reali di cittadini e imprese. Le proposte avanzate dai rappresentanti sindacali vanno in questa direzione: