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Borse e obbligazioni, le previsioni per la prossima settimana dal 10-14 Novembre 2025. Crisi o ripresa?

di Marcello Tansini pubblicato il
previsioni borsa e obbligazioni settiman

Mercati finanziari tra crisi e ripresa: uno sguardo alle tensioni globali, alle Borse di Italia, Europa, USA e Asia, alla volatilitŕ di Big Tech e banche, rendimenti obbligazionari e strategie di investimento per la settimana in arrivo.

I mercati finanziari globali si trovano nel mezzo di una fase di transizione caratterizzata da elevata incertezza e profonde trasformazioni. Nella prossima settimana dal 10 al 14 novembre 2025, l’attenzione si concentra sulle previsioni relative all’andamento delle principali piazze mondiali, in un contesto segnato da volatilità, tensioni geopolitiche, dinamiche inflazionistiche e nuove politiche economiche. La domanda centrale è se stiamo vivendo l'anticamera di una crisi o l’inizio di una fase di ripresa o meglio di continuazione del trend ascendente, dopo alcune sessioni negative, per i mercati finanziari.

Le principali tensioni globali: inflazione, dazi e politica monetaria

L’equilibrio tra crescita e stabilità viene continuamente messo alla prova da una serie di tensioni interconnesse che plasmano le tendenze dei mercati.

La questione dell’inflazione rimane prioritaria: se l’Eurozona sta registrando una dinamica dei prezzi in rallentamento, con l’indice armonizzato annuale tornato vicino al target BCE del 2%, in altri Paesi permane un contesto meno rassicurante.

Gli Stati Uniti affrontano una pressione inflazionistica più elevata, accompagnata da una crescita robusta dei prezzi al consumo e salariale per le fasce di reddito più alte, mentre in Turchia la banca centrale ha rivisto al rialzo le proprie previsioni di inflazione fino al 33% per la fine del 2025.

Parallelamente, i dazi continuano a influire sui flussi commerciali internazionali. Le tensioni tra USA e Cina, legate anche alla filiera dei semiconduttori e alle esportazioni di auto, hanno avuto impatti differenti sulle economie asiatiche e su quelle europee.

I dazi americani sul settore automotive giapponese sono stati in parte ridotti, ma rimangono un elemento di pressione sui margini delle aziende (come evidenziato dai recenti conti di Honda che ha abbassato le stime di profitto).

Borsa Italiana ed europee: andamento, performance settoriali e impatti dai dati macro

Sul mercato domestico, l’indice Ftse Mib ha vissuto una settimana alternata, toccando quota 43.438 punti (+0,41% nella seduta intermedia), per poi chiudere con un ribasso attorno all’1,1% a 40.077 punti a fine settimana. La volatilità è stata amplificata da nuove dinamiche sui dazi tra Stati Uniti, Ue e Canada, che hanno pesato soprattutto sui settori auto e lusso.

  • Settore finanziario: Banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm hanno alternato sedute in recupero a sessioni negative, influenzate sia dai risultati trimestrali, sia dalle attese sulla manovra economica del Governo italiano che prevede un incremento dell'Irap. In forte evidenza il risultato di Fineco (+4,65% dopo i conti), mentre Banca Generali ha mostrato robustezza grazie alla crescita interna e all’assenza di operazioni M&A.
  • Energetico e infrastrutture: Positivo il comparto utility con Snam (+1,69%) dopo i risultati dei primi nove mesi e un miglioramento delle guidance per l'intero esercizio. Anche il settore oil è rimasto stabile, pur in un contesto di prezzi del greggio compresi tra 75 e 80 dollari al barile.
  • Titoli industriali e lusso: Andamento contrastato per Stellantis e Ferrari, sostenuti da numeri solidi, a fronte di vendite significative su Amplifon, Campari e Moncler nel corso delle sedute colpite dalle notizie riguardanti i dazi e le tensioni globali.
  • Pagamenti: Nexi ha registrato una forte flessione (-7,9%), seguita alla pubblicazione dei risultati trimestrali, segnale di un settore che resta sensibile a margini e prospettive d’espansione prudenziali.
Lato europeo, Piazza Affari si è mossa in sintonia con Francoforte e Parigi, mostrando sessioni in recupero dopo dati macro positivi, in particolare quelli sull’occupazione americana e sull’attività economica dell’area euro. Tuttavia, le tensioni commerciali e i timori per una bolla nei titoli legati all’intelligenza artificiale hanno mantenuto una pressione ribassista, accentuata dai forti cali nel comparto automobilistico e bancario.
Indici principali Variazione settimana (%)
Ftse Mib -1,1
DAX (Francoforte) -0,5
Euro Stoxx 50 -0,6
CAC 40 (Parigi) -0,05

L’inflazione nell’area OCSE è rimasta stabile (al 4,2%), in Italia si attesta all’1,6%, mentre l’andamento dei titoli di Stato è stato caratterizzato da riacquisti di Btp per circa 5 miliardi di euro, segnale di una strategia di stabilizzazione del mercato obbligazionario nazionale.

Wall Street e mercati USA: dalla volatilità ai record storici, effetti delle politiche sui dazi

Negli Stati Uniti, la settimana si è aperta con notevoli oscillazioni legate sia alle prospettive sullo shutdown, giunto a 36 giorni record, sia alla nuova fase della guerra commerciale. L’annuncio di dazi incrementali al 35% contro il Canada e le minacce di aumenti fino al 20% verso UE e partner internazionali hanno innalzato la volatilità e colpito in particolare il comparto tecnologico e automobilistico. In particolare, una delle sedute della settimana ha registrato il peggiore ribasso dell’S&P 500 dal 2020 (-4,84%), generando una perdita di 2.400 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il Nasdaq 100 è sceso del 5,41%. In contrasto, nella parte finale della settimana si è assistito a una ripresa grazie a dati migliori sull’occupazione privata e all’attesa di tagli dei tassi da parte della Fed, con S&P 500 e Nasdaq tornati sui massimi storici brevi.

  • Tecnologia e intelligenza artificiale: Forte pressione ribassista su Apple, Nvidia e Amazon dopo i warning di analisti circa possibili eccessi valutativi nel segmento AI.
  • Banche: Recupero dopo la flessione di inizio settimana, anche grazie a rassicurazioni sul credito e raccomandazioni di acquisto.
  • Materie prime: Il petrolio ha subito oscillazioni evidenti in reazione a incrementi dei dazi e alle mosse OPEC+. L’oro si è rafforzato, sostenuto dall’avversione al rischio e dal dollaro debole.
La situazione sui dazi ha inciso anche sui rapporti con la Cina e il Canada, con ripercussioni dirette sull’export agricolo e automobilistico. In questa cornice, i trader hanno rivolto particolare attenzione alle trimestrali dei principali gruppi tech e alle dichiarazioni della Fed e della Corte Suprema sui poteri presidenziali in materia commerciale.

Asia in primo piano: andamento delle borse di Giappone e Cina nella settimana

L’Asia ha vissuto giornate all’insegna del risk-off, soprattutto nelle sedute influenzate dalla correzione dei titoli tecnologici statunitensi e dalla prospettiva di nuove tensioni commerciali globali. Il Nikkei giapponese ha archiviato una delle peggiori giornate con un calo del 4,5%, segnando massimi discendenti e interrompendo una serie rialzista iniziata in aprile. Anche Seul e Taipei hanno sofferto ribassi a doppia cifra, complice il crollo dei listini tecnologici e i warning di banche d’investimento internazionali.

  • Giappone: Il listino, dopo aver toccato nuovi record storici, ha subito una brusca frenata legata sia ai tagli produttivi annunciati nel settore automotive (Tesla, Nissan), sia all’incertezza sulla prossima politica monetaria della BoJ. SoftBank ha perso fino al 10% in una sola seduta, trascinando al ribasso l’intero paniere tech.
  • Cina: Hong Kong ha chiuso una settimana volatile, con rimbalzi trainati dai titoli tecnologici ma anche da dati macro contrastanti. Il Pil del terzo trimestre è cresciuto dell’1,1% rispetto al trimestre precedente (4,8% su base annua), mentre le vendite al dettaglio si sono mostrate deboli, confermando le difficoltà sul fronte dei consumi. Un elemento di stabilizzazione è arrivato dalla sospensione dei dazi reciproci USA—Cina su prodotti agricoli e materie prime, che ha contribuito a calmierare le tensioni sui mercati regionali.
Tabella: Andamento principali indici asiatici
Indice Performance settimana (%)
Nikkei 225 -4,5
Hang Seng Volatile (+2,2% max, ribassi a metà settimana)
Shanghai Composite +0,5

La sospensione temporanea dei dazi sulla soia e altri prodotti USA da parte di Pechino ha avuto impatti positivi sui titoli legati all’export, equilibrando la pressione negativa derivante dai timori di deflazione.

 

Obbligazioni e titoli di Stato: rendimenti e prospettive nei diversi Paesi

Il comparto obbligazionario offre uno scenario di relativa stabilità, dopo i forti movimenti che hanno caratterizzato i mesi precedenti. In Europa, i rendimenti dei Buoni del Tesoro Poliennali italiani (BTP) e dei Bund tedeschi restano contenuti, con lo spread BTP-Bund assestato sotto i 90 punti e il rendimento del decennale italiano intorno al 3,5%. Questi livelli favoriscono un clima di fiducia tra gli emittenti periferici, sostenuti anche dalla strategia prudente della BCE.

Negli Stati Uniti il Treasury decennale resta ancorato vicino al 4,07%, segnalando aspettative di stabilità e una certa cautela nell’approccio agli investimenti dopo il taglio dei tassi da parte della Fed. Il differenziale decennale-due anni si mantiene su livelli moderati, evidenziando una curva dei rendimenti ancora piatta e l’assenza di pressing sulla futura inflazione. Di seguito, una sintesi dei principali rendimenti governativi:

Stato Decennale (%) Note
Italia 3,52 Spread in calo vs. Bund
Germania Sotto 2,7 Stabilità, benefici da BCE
USA 4,07 Effetto Fed, curva piatta
Regno Unito 4 Stabilità, cautela BOE
Giappone 0,5 Tassi invariati, inflazione su target

Nel comparto corporate, si conferma selettività su titoli ad alto merito creditizio e crescente interesse per obbligazioni indicizzate all’inflazione.

Le sfide per il prossimo futuro: shutdown USA, fiducia dei consumatori e aspettative macro

All’orizzonte delle prossime settimane restano molteplici elementi di incertezza che potrebbero condizionare il sentiment e l’operatività degli investitori. Nel breve termine, il rischio di prolungamento dello shutdown governativo americano rappresenta un elemento di pressione particolarmente avvertito: la paralisi degli apparati federali, ormai la più lunga della storia, ha già generato ripercussioni su traffico aereo, statistiche ufficiali, data release macroeconomiche e fiducia degli operatori.

A questo si aggiunge la marcata debolezza dell’indice di fiducia dei consumatori USA, sceso a livelli minimi da tre anni, riflesso sia delle persistenti tensioni “politico-amministrative” sia di una inflazione percepita ancora elevata su beni essenziali e servizi. In Europa, le preoccupazioni si concentrano su esportazioni e dati industriali, ma la resilienza delle imprese finora ha garantito una relativa stabilità occupazionale e crescita moderata.

Sul fronte delle aspettative macro, la Federal Reserve appare sempre più dipendente dalla qualità e tempestività dei dati per orientare le future decisioni sui tassi, mentre dall’altra parte dell’Atlantico la BCE si prepara a valutare la sostenibilità dei recenti progressi nel raffreddamento degli indici dei prezzi. L’ulteriore rallentamento della dinamica salari-prezzi, la valutazione dei piani di capex aziendali e le revisioni delle stime di crescita saranno elementi determinanti per la traiettoria dei mercati.

  • Shutdown USA: incertezza per l’operatività federale e effetto sulla fiducia di imprese e famiglie.
  • Stati Uniti/Europa: divergenza di scenario tra inflazione, occupazione e produzione industriale.
  • Politica monetaria: nuove decisioni attese in funzione dei prossimi dati macro.

Strategie di investimento e opportunità: dividend yield, stock picking e settori emergenti

Nel contesto attuale, gli operatori mostrano una crescente attenzione alla qualità delle scelte di portafoglio e alle strategie di diversificazione. Il criterio della selezione dei titoli (stock picking) resta determinante per identificare value e resilience tra i listini, in particolare in Europa dove la preferenza degli investitori si sta gradualmente spostando verso società caratterizzate da prevedibilità degli utili e solida generazione di cassa.

Le strategie focalizzate sui dividend yield stanno conoscendo un vero e proprio revival: società europee con track record di distribuzione stabile o crescente sono tornate al centro dell’interesse per chi cerca protezione da volatilità e compressione dei rendimenti obbligazionari. In Italia, una particolare attenzione è rivolta anche al segmento delle mid-cap, con outlook favorevole per titoli con solidi fondamentali, bassa leva finanziaria e presenza significativa nel contesto internazionale.

Tra le opportunità settoriali, emergono:

  • Tecnologia: nonostante la volatilità, attenzione verso società legate ad AI e cloud.
  • Finanziario: banking europeo solido, con dividendi elevati e valutazioni sotto media storica.
  • Salute: aziende medicali (come Intuitive Surgical) considerate resilienti.
  • Energia: materie prime e utilities da monitorare per la ricerca di rendimento.
L’approccio suggerito dagli esperti privilegia la diversificazione tra mercati e valuta, l’esposizione su asset che offrono dividendi sostenibili e il monitoraggio costante delle prospettive macro-finanziarie globali.

Conclusioni: crisi o ripresa all’orizzonte per i mercati finanziari?

Lo scenario attuale restituisce una fotografia dei mercati in bilico tra rischi e potenzialità. L’evoluzione nelle prossime settimane dipenderà dalla risoluzione dello shutdown statunitense, dalle scelte delle banche centrali su tassi e liquidità, e dalla capacità delle imprese, sia in Europa che negli USA, di adattarsi rapidamente a uno scenario macro mutato rispetto ai mesi precedenti.

Gli analisti sottolineano come l’attenzione debba restare massima sui principali driver: inflazione, stabilità fiscale, andamenti della domanda interna e risultati societari. In assenza di shock esogeni, prevale una visione prudenzialmente costruttiva: la crisi sembra poter essere evitata grazie al dinamismo delle aziende, alla resilienza occupazionale e alla capacità regolatoria delle banche centrali. Al tempo stesso, la ripresa non appare scontata: occorrerà monitorare indicatori macro e microeconomici e aggiornare tempestivamente le strategie di investimento.

In questa prospettiva, la parola d’ordine per i prossimi giorni resta cautela, accompagnata da selettività e costante attenzione alle prospettive dei mercati finanziari nella settimana dal 10 al 14 novembre 2025.



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