Le affermazioni di Bassetti sulle microplastiche presenti nelle bottiglie di plastica alimentano il dibattito tra rischi per la salute, risposte delle industrie, evidenze scientifiche e possibili alternative quotidiane.
L’attenzione internazionale verso la presenza di microplastiche nell’acqua imbottigliata è cresciuta in modo significativo negli ultimi anni. Numerosi studi hanno evidenziato come particelle di dimensioni microscopiche si possano trovare sia nell’acqua corrente sia in quella confezionata, portando a una maggiore consapevolezza pubblica dei possibili rischi associati a questi composti.
Il dibattito, tuttavia, non si limita solo all’ambito scientifico: coinvolge esperti nel settore medico, rappresentanti delle industrie e consumatori sempre più informati riguardo le proprie scelte quotidiane.
Le recenti dichiarazioni di noti specialisti, come Matteo Bassetti, hanno riacceso la discussione, portando anche le principali associazioni di categoria a esporsi per chiarire la propria posizione. In questa complessa cornice, la ricerca cerca di fornire risposte chiare basate sull’evidenza, mentre le istituzioni si trovano a dover bilanciare tutela della salute pubblica e interessi economici rilevanti per molte famiglie italiane
Matteo Bassetti, noto infettivologo e professore, ha sollevato negli ultimi tempi nuove preoccupazioni relative alla presenza di microplastiche nell’acqua minerale confezionata, utilizzando immagini forti per trasmettere il messaggio: secondo il medico, chi beve regolarmente da contenitori di plastica potrebbe arrivare a ingerire, nell’arco di una settimana, quantità di particelle equivalenti alla massa di una carta di credito.
Il tema, fortemente discusso su diversi media e sui social network, ha raccolto attenzione sia da parte di utenti comuni sia di esperti di settore, suscitando domande circa la reale pericolosità di queste particelle per la salute umana. Tra i punti evidenziati da Bassetti c’è la questione della lunga permanenza delle bottiglie nei magazzini e l’esposizione ai raggi solari, fattori che favorirebbero il rilascio di microplastiche dal polietilene tereftalato (PET) all’acqua.
Cosa ha detto Bassetti in sintesi?
Un’analisi approfondita delle evidenze scientifiche mostra come il fenomeno delle microplastiche sia oggetto di ricerche continue e di costante aggiornamento. Secondo i dati disponibili a livello europeo e internazionale, la presenza di queste particelle in diversi comparti ambientali (acqua, aria, suolo) è ormai accertata. Tuttavia, le conseguenze effettive sull’organismo umano non sono ancora del tutto chiarite. Il percorso delle microplastiche una volta ingerite, la loro eventuale accumulazione nei vari organi e il rischio effettivo di tossicità dipendono da molteplici fattori ancora in fase di studio.
| Fonte | Principali risultati |
| EFSA | Nessuna evidenza di rischio concreto per la salute legato al PET alimentare, ma raccomanda ulteriori indagini. |
| OMS | Richiama alla prudenza: necessità di più dati per valutare il reale impatto delle microplastiche sulla salute. |
La comunità scientifica si trova attualmente in una fase in cui la raccolta di dati accurati e confrontabili è considerata essenziale. Alcuni studi suggeriscono possibili effetti infiammatori e bioaccumulo, ma con evidenze che variano molto a seconda delle tipologie di materiali e dei livelli di esposizione. Proprio la trasparenza delle indagini rappresenta una garanzia sia per i consumatori sia per gli operatori del settore, evitando sia allarmismi infondati sia sottovalutazioni del problema. In sintesi, se il tema delle microplastiche nell’acqua è di assoluto rilievo per la salute pubblica, gli enti di controllo raccomandano di continuare a monitorare con attenzione lo sviluppo delle ricerche
Alla luce delle diverse opinioni espresse da specialisti, industrie e comunità scientifica, la scelta tra acqua di rubinetto e minerale, così come tra bottiglia di plastica e di vetro, resta spesso legata alle sensibilità personali, alle condizioni di accesso alle diverse fonti e alle abitudini di consumo. Alcuni suggerimenti possono essere d’aiuto per chi desidera ridurre l’esposizione potenziale alle microplastiche: