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Agricoltura e agroalimentare in Italia: crescono ricavi e occupazione, i settori e regioni trainanti secondo nuovi dati Istat

di Marcello Tansini pubblicato il
Lo scenario attuale dell'agricoltura

Nuovi dati Istat evidenziano la crescita di ricavi e occupazione nell'agricoltura e nell'agroalimentare in Italia. Regioni trainanti, comparti produttivi, peculiarità locali e sfide emergono nel panorama nazionale.

L'analisi approfondita del settore agricolo e agroalimentare italiano mostra una realtà vitale e in trasformazione. Nel 2024 i dati Istat hanno messo in luce una crescita costante di produzione e occupazione, consolidando l'Italia al vertice tra i Paesi dell'Unione Europea per valore aggiunto. L'importanza strategica di questo comparto si manifesta sia attraverso numeri economici solidi sia per l'impatto sociale e territoriale, con specifiche ricadute su occupazione, innovazione e sviluppo locale.

Le performance rese possibili da politiche di sostegno mirate e investimenti, oltre che dall'impegno delle imprese, illustrano il peso dell'agricoltura Istat e delle filiere alimentari nei processi di transizione tecnologica, sostenibilità e competitività internazionale.

Lo scenario attuale dell'agricoltura e dell'agroalimentare in Italia: numeri e tendenze

Il quadro odierno del comparto agricolo segnala un incremento diffuso dei principali indicatori economici. Nel 2024, secondo le ultime rilevazioni, la produzione totale evidenzia un aumento dell'1,4%, mentre il valore aggiunto registra una crescita del 3,5% (dati Istat). L'incremento produttivo interessa, in particolare, le coltivazioni (+1,5%) e la zootecnia (+0,6%), mentre si osserva una flessione nelle attività di servizi agricoli (-1,5%).

Il comparto frutticolo traina la crescita, sostenuto da avanzamenti significativi in termini di volume per frutta (+5,4%), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%). Minori le performance nel settore dei cereali (-7,1%) e degli oli vegetali (-5%). I prezzi delle coltivazioni hanno subito un rincaro (+2,9%), mentre il settore zootecnico ha visto una diminuzione del 2,2%. Degna di nota la marcata contrazione del costo dei beni e servizi impiegati (-4,5%), elemento che ha facilitato un miglioramento dei margini degli operatori. Il focus è su:

  • Produzione e valore aggiunto: Italia leader nella UE27 per valore aggiunto agricolo (42,4 miliardi di euro). Solo Spagna, Francia e Germania risultano vicine per volumi produttivi complessivi.
  • Andamento occupazionale: aumento dello 0,7% nelle unità di lavoro; crescita trainata sia da occupazione dipendente sia da quella indipendente.
  • Contributo al PIL: sviluppo agricolo superiore agli altri settori produttivi; il valore aggiunto del primario ha superato la media nazionale, grazie a strategie di integrazione fra filiere produttive.
L'agricoltura Istat emerge dunque come comparto dinamico, capace di affrontare le sfide del mercato comunitario e globale. Le politiche pubbliche hanno promosso innovazione e resilienza, pur in un quadro segnato da rischi climatici e turbolenze internazionali che incidono su costi e competitività. La centralità della sostenibilità e dell'agricoltura multifunzionale viene ribadita dall'associazionismo di settore, ritenendo prioritario garantire investimenti e adeguate tutele ai produttori.

Principali comparti produttivi: coltivazioni, zootecnia e attività secondarie

La struttura produttiva italiana si distingue per la varietà e la qualità delle produzioni agricole e zootecniche, riflettendo la ricchezza dei territori e la specializzazione delle imprese. In pratica:

  • Coltivazioni: trainate da ortaggi, frutta e vino. L'incremento registrato nel comparto ortofrutticolo è supportato dal costante miglioramento delle tecniche agronomiche e da una crescente attenzione alla sostenibilità produttiva.
  • Zootecnia: +0,8% nel 2024, mantenendo stabilità nonostante le tensioni su prezzi e normative ambientali. Bovine, suini e avicoli sono le principali filiere; da segnalare il rafforzamento del comparto lattiero-caseario e carni grazie alla domanda interna e all'export.
  • Attività secondarie: crescita significativa (+5,2%) di servizi collegati, come agriturismo, trasformazione e vendita diretta. Questi rappresentano una leva integrativa del reddito e sostengono la diversificazione delle aziende.
Il quadro produttivo, come emerge dai dati della tabella che segue, riflette la costante selezione verso produzioni a maggior valore aggiunto e l'integrazione tra coltivazioni, allevamento e servizi collegati che rappresenta una risposta strategica alle nuove esigenze di sostenibilità e di mercato.

Regioni e territori trainanti: performance e peculiarità locali

L'eterogeneità geografica consente all'Italia di presentare una mappa agricola diversificata, con regioni leader e territori altamente specializzati. Le recenti elaborazioni statistiche Istat evidenziano i seguenti aspetti:

  • Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e Superficie Agricola Totale (SAT) variano sensibilmente tra regioni, con Sicilia, Puglia e Sardegna ai vertici per estensione totale.
  • Localizzazione delle filiere: Piemonte e Lombardia eccellono nei cereali e nella zootecnia; la Campania primeggia negli ortaggi mentre l'Emilia-Romagna è riferimento per frutta e seminativi.
  • Densità e dimensione delle aziende: Nord Italia registra aziende più strutturate e tecnologicamente avanzate, Centro e Sud prediligono modelli a conduzione familiare ma con crescente apertura verso società di capitali.
La peculiarità italiana consiste nella concentrazione di microfiliere regionali all'interno di un sistema nazionale complesso, capace di valorizzare la biodiversità agroalimentare e le specificità locali. Le migliori performance si osservano nelle aree ad alta vocazione esportativa, dove la sinergia tra innovazione, qualità e marketing territoriale consente di mantenere elevati livelli di competitività. In queste aree si punta sulla multifunzionalità, ovvero l'offerta di servizi e attività correlate, come turismo rurale, produzioni biologiche e vendita diretta.

Il caso Emilia-Romagna: caratteristiche strutturali e specializzazioni

L'Emilia-Romagna rappresenta uno degli esempi più avanzati di evoluzione agricola e organizzativa. Le caratteristiche sono:

  • Strutturazione: contrazione numerica delle aziende (-19% SAU dal 1982), ma incremento delle dimensioni medie e della specializzazione produttiva. Cresce il peso delle società di persone e capitali, pur restando prevalente la gestione familiare.
  • Innovazione gestionale: aumento dell'affitto dei terreni, ridotta centralità della proprietà. Avanzamento nel livello di istruzione e professionalità dei conduttori aziendali.
  • Leadership settoriale: prima regione per superficie coltivata a frutta fresca (23% del totale nazionale), riferimento nelle produzioni di pere, nettarine, albicocche, susine. Forte presenza negli allevamenti avicoli, suini e bovini.
Il sistema emiliano-romagnolo integra aspetti produttivi, innovazione e attenzione per la qualità, valorizzando sia la dimensione cooperativa sia la multifunzionalità aziendale.

Occupazione agricola: crescita, trasformazioni e presenza dei lavoratori stranieri

L'evoluzione del lavoro in agricoltura Istat evidenzia tendenze in crescita, oltre a profonde trasformazioni nella composizione della forza lavoro. Nel 2024, le unità di lavoro sono aumentate dello 0,7%, sostenute soprattutto da:

  • Crescita dell'occupazione dipendente: le unità di lavoro dipendenti risultano in aumento, riflettendo un processo di strutturazione e organizzazione più solida nelle aziende medie e grandi.
  • Trasformazione del lavoro familiare: sebbene rimanga diffuso, il lavoro familiare cede terreno a forme di occupazione dipendente o temporanea, che consentono una maggiore flessibilità nella gestione operativa.
  • Aumento della presenza di lavoratori stranieri: in alcune regioni il lavoro agricolo straniero rappresenta oltre il 40% della manodopera non familiare, con una prevalenza di impiego stagionale e saltuario.
Questi cambiamenti si riflettono su indicatori di precarietà occupazionale e sulle strategie di gestione aziendale, con un aumento del ricorso a forme contrattuali meno stabili. La riduzione dell'età media del personale resta un tema aperto, così come il rinnovo generazionale, ancora frenato dalla predominanza di conduttori over 60.

Valore aggiunto e competitività europea: dati Istat, il primato italiano nella UE27

Sotto il profilo competitivo, l'agricoltura italiana si posiziona in modo eccellente. Istat certifica il primato nazionale nel valore aggiunto agricolo tra i Paesi UE27 (42,4 miliardi di euro nel 2024), confermando il posizionamento di punta davanti a Spagna, Francia e Germania.

L'incremento dei margini nel comparto primario è stato reso possibile non solo dai risultati produttivi, ma anche dalla capacità di contenere i costi degli input grazie all'adozione di tecnologie, a un uso più razionale delle risorse e all'innovazione nei processi. Tuttavia, si segnala che il calo dell'input di lavoro (-2,6%) è stato più marcato della media europea, suggerendo una maggiore efficienza e una progressiva automazione.

La competitività internazionale si alimenta grazie a:

  • Promozione dei prodotti Made in Italy;
  • Integrazione fra filiere produttive e commerciali;
  • Adozione di pratiche agricole sostenibili e multifunzionali;
  • Investimenti in export e digitalizzazione.
Il settore rimane però esposto alle dinamiche di mercato e agli effetti delle crisi globali, che impattano su domanda, export e stabilità dei prezzi.
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