Le crociere oggi rappresentano meno del 3% del turismo internazionale e ciò significa che i margini di espansione restano molto ampi.
Nel mondo della finanza spesso l'attenzione si concentra in maniera quasi ossessiva sui colossi tecnologici, sui semiconduttori che alimentano l'Intelligenza Artificiale e sulle piattaforme digitali che dominano le cronache. Eppure, osservando con attenzione i dati di Borsa degli ultimi dodici mesi, emerge un fatto che ha dell'incredibile: le compagnie di crociera hanno registrato performance superiori rispetto ai titoli tecnologici, con rialzi che in alcuni casi hanno sfiorato o superato il raddoppio. Mentre il Nasdaq si è accontentato di un incremento di circa il 24% e l'indice dei semiconduttori si è fermato intorno al 22,5%, Royal Caribbean ha messo a segno una crescita superiore al 100% e Carnival Corporation ha consolidato un progresso di oltre l'80%. Il dato appare ancora più sorprendente se si considera che stiamo parlando di un comparto legato al turismo e alla mobilità, settori che fino a pochi anni fa sembravano condannati a una lenta ripresa dopo le ferite della pandemia.
Per capire le ragioni di questo successo, è necessario partire dai fondamentali della domanda. Le crociere oggi rappresentano meno del 3% del turismo internazionale e ciò significa che i margini di espansione restano molto ampi. Secondo le stime di Cruise Lines International Association (CLIA), nel 2025 i passeggeri globali saranno circa 37,7 milioni, un numero che indica un ritorno non solo alla normalità pre-Covid, ma anche una chiara traiettoria di crescita. A trainare il settore non è soltanto la voglia di viaggiare delle generazioni più mature, ma anche l'ingresso di Millennials e Gen-Z, che considerano l'esperienza in nave non come una vacanza antiquata ma come un format innovativo e socialmente attraente.
L'età media del crocierista si è abbassata fino a 46,5 anni e l'82% di chi è già salito a bordo intende ripetere l'esperienza. Questo dato non solo racconta di un mercato fidelizzato, ma conferma anche che la percezione di valore resta elevata. Le navi moderne non vengono viste semplicemente come un mezzo di trasporto verso più destinazioni, bensì come la destinazione stessa, con una gamma di attività a bordo che spazia da spettacoli teatrali a parchi acquatici, da ristoranti gourmet a cabine sempre più tecnologiche e confortevoli.
Un'altra componente è la capacità di generare ricavi accessori, che spesso superano la semplice vendita dei biglietti. Escursioni a terra, pacchetti beverage, attività sportive, spa e shopping contribuiscono in maniera crescente ai margini, permettendo di parlare di Net Yields in costante miglioramento. Nel 2025 i ricavi combinati tra biglietti e spese a bordo dovrebbero toccare i 72,5 miliardi di dollari, con un incremento del 7,7% rispetto all'anno precedente, a conferma di un modello che ha imparato a moltiplicare le fonti di guadagno.
Non va trascurata la componente psicologica. In un contesto dove l'esperienza conta quanto, se non più, del bene materiale, la crociera diventa una forma di status symbol accessibile a un pubblico vasto. Visitare più città in una sola settimana, usufruire di servizi di lusso a un prezzo percepito come competitivo e poter condividere l'esperienza sui social rende il prodotto ancora più attraente per le nuove generazioni.
La narrativa sarebbe incompleta se non fosse corroborata dai dati finanziari. Carnival ha recentemente migliorato le proprie previsioni sull'anno fiscale, portando l'EBITDA rettificato atteso a 6,9 miliardi di dollari, in crescita rispetto alle stime precedenti. Royal Caribbean ha alzato la propria guidance, fissando l'EPS rettificato in una forchetta compresa tra 15,41 e 15,55 dollari per azione, ben oltre le attese di inizio anno.
Uno degli elementi che preoccupavano gli analisti era l'enorme indebitamento accumulato durante gli anni di pandemia. Le compagnie hanno scelto una strategia di graduale riduzione, puntando sulla generazione di cassa favorita dal forte recupero dei flussi di prenotazione. Con il capex in fase di normalizzazione, le società stanno trovando un equilibrio tra investimenti in nuove navi e deleveraging.
Un altro fattore è la capacità di mantenere elevati i tassi di occupazione anche a ridosso delle partenze. Questo consente alle compagnie di esercitare un notevole pricing power, mantenendo inalterati i margini anche in contesti inflazionistici. Le prenotazioni, spesso robuste con largo anticipo, permettono inoltre di avere visibilità sui flussi di cassa, un elemento che il mercato tende a premiare con multipli più generosi.
Non tutte le società giocano la stessa partita. Carnival è più diversificata per marchi e mercati, coprendo sia il mainstream che i segmenti premium, mentre Royal Caribbean presidia in maniera più mirata il settore alto di gamma, con brand capaci di attrarre un cliente dal maggiore potere d'acquisto. Questa differenziazione di modello rappresenta una ricchezza per il comparto, perché permette di intercettare pubblici differenti e di distribuire i rischi in maniera più equilibrata.
Ogni settore ciclico porta con sé incognite e quello delle crociere non fa eccezione. Le tensioni geopolitiche possono limitare alcune rotte strategiche, obbligando le compagnie a riposizionare le flotte con costi operativi aggiuntivi. La flessibilità è la risposta immediata, ma non sempre sufficiente a neutralizzare l'impatto su margini e fatturato.
Le pressioni ambientali sono destinate a crescere. In Europa si moltiplicano le richieste di navi meno inquinanti, con l'obbligo di attracchi elettrificati e l'adozione di carburanti a minore impatto. Questi investimenti sono costosi e potrebbero comprimere i margini di breve periodo, ma al tempo stesso rappresentano una sfida obbligata se il settore vuole preservare la propria licenza sociale a operare.
Le proteste in alcune città portuali, dall'Adriatico al Mediterraneo, mostrano come l'overtourism sia un rischio reputazionale da non sottovalutare. Le compagnie stanno tentando di arginare le critiche puntando su approdi privati e collaborazioni con le comunità locali, ma la questione rimane aperta e potrebbe trasformarsi in una variabile di rischio sistemico.
Infine, l'eventuale rallentamento economico globale o un prolungato livello di tassi d'interesse elevati potrebbero incidere sia sulla capacità di spesa dei consumatori sia sulla gestione del debito delle compagnie. L'elasticità della domanda di viaggi è ampia, ma non infinita, e la volatilità dei mercati potrebbe riaprire le fragilità già sperimentate negli anni più difficili.