Una carta revolving consente al titolare di ottenere una linea di credito con la possibilità di rimborsare gli importi spesi tramite rate mensili.
Le carte revolving sono una forma di credito al consumo con cui fare acquisti e pagare tramite rate mensili, con un tasso di interesse applicato al debito residuo. I tassi di interesse applicati a queste carte sono spesso elevati, e in alcuni casi possono superare i limiti previsti dalla legge, configurando un tasso usurario.
Quando accade, il titolare della carta può avere diritto a richiedere un rimborso degli interessi pagati in eccesso. Ecco come verificare se si è idonei a ottenere il rimborso e quali sono i casi previsti dalla normativa:
Questo tipo di carte, sebbene possano apparire utili per gestire piccoli pagamenti, nascondono alcuni rischi legati agli alti tassi di interesse applicati che spesso superano quelli di un prestito personale o di altre forme di finanziamento tradizionali.
I tassi di interesse delle carte revolving possono superare i limiti imposti dalla legge, che vengono definiti dalla Banca d'Italia ogni trimestre tramite la pubblicazione del tasso soglia. Superare tale tasso configurerebbe una condizione di usura bancaria, che rende gli interessi nulli e quindi suscettibili di rimborso.
Se il TAEG della carta revolving supera il tasso soglia fissato dalla Banca d'Italia, si può richiedere un rimborso degli interessi. Il TAEG comprende non solo gli interessi ma anche tutte le spese accessorie, come le commissioni e le polizze assicurative. Quando il TAEG supera il limite, gli interessi diventano nulli.
Un altro caso in cui si può richiedere un rimborso riguarda la presenza di clausole irregolari o non trasparenti nel contratto della carta revolving. Ad esempio, alcune banche applicano costi extra non dichiarati nel contratto iniziale, come spese di gestione o polizze assicurative obbligatorie, che non erano state comunicate al consumatore. Questi costi, se sommati agli interessi, possono portare il TAEG effettivo oltre il tasso soglia, configurando la violazione.
L'anatocismo è la pratica di calcolare interessi su interessi già maturati, una tecnica che può aumentare il debito del consumatore. Se si verifica questa pratica in una carta revolving, il consumatore ha il diritto di richiedere il rimborso degli interessi pagati in eccesso.
Per verificare se si ha diritto a un rimborso bisogna consultare il contratto della carta revolving e gli estratti conto mensili per individuare il TAEG applicato. Confrontare questo tasso con il tasso soglia pubblicato trimestralmente dalla Banca d'Italia. Se il TAEG supera il tasso soglia, si ha diritto a richiedere un rimborso.
Esaminare quindi il contratto per assicurarsi che tutte le spese siano state dichiarate e che non ci siano costi nascosti. In caso contrario, si può procedere con la richiesta di rimborso.
Se si sospetta che siano stati calcolati interessi su interessi, è possibile consultare un esperto per verificare la correttezza del calcolo e richiedere il rimborso.
Una volta accertato che il tasso di interesse applicato è superiore al tasso soglia o che ci sono altre irregolarità contrattuali, si può procedere con la richiesta di rimborso. Quella del ricorso all'Arbitro bancario finanziario è una delle vie più rapide e meno costose per ottenere un rimborso. L'Abf valuta la richiesta e, se accerta che ci sono state violazioni, obbligherà l'istituto di credito a rimborsare gli interessi pagati in eccesso.
Associazioni dei consumatori, come Adifesa, Unione dei Consumatori, Adconsum, offrono assistenza legale per presentare la richiesta di rimborso. Queste organizzazioni spesso avviano azioni collettive e forniscono un supporto tecnico per verificare la validità del contratto e l’eventuale superamento dei tassi soglia.
In alcuni casi più complessi, può essere necessario richiedere una perizia tecnica per dimostrare il superamento del tasso soglia e procedere con un'azione legale.