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Come sarà il nuovo stadio di San Siro dopo la vendita del Comune di oggi a Milan e Inter

di Marcello Tansini pubblicato il
stasio san siro

Dopo una lunga notte, il Comune di Milano ha deliberato la vendita dello stadio di San Siro a Milan e Inter. Si apre davvero una nuova pagina per il calcio italiano?

Il passaggio di proprietà dello stadio San Siro è un momento che segna la storia recente di Milano e del calcio italiano. Per la prima volta, il celebre "tempio del calcio" viene ceduto dai pubblici poteri direttamente ai due club cittadini, Milan e Inter, segnando una svolta gestionale e strutturale senza precedenti. Da sempre simbolo della città, il Meazza incarna un secolo di eventi e passioni sportive.

Con la delibera adottata dal Consiglio comunale stanotte, l’impianto e le aree circostanti vengono trasferiti alle società per consentire la realizzazione di un complesso ultra moderno.

Questa trasformazione arriva dopo lungo dibattito sull’utilità di mantenere struttura e aree pubbliche rispetto alla possibilità di permettere una maggiore autonomia gestionale ai club.

Le strategie delle due società sono ora al centro dell’attenzione, con l’obiettivo di realizzare un’arena d'avanguardia entro tempi definiti, assicurando al contempo il rispetto della memoria collettiva e delle esigenze dei cittadini.

La lunga notte del Consiglio Comunale: voto, polemiche e strategie politiche

La decisione è giunta al termine di una delle sedute più accese e lunghe della storia recente di Palazzo Marino, con un dibattito che si è protratto per oltre undici ore, fino a tarda notte. I numerosi interventi hanno posto l’accento sulle divisioni interne sia alla maggioranza che all’opposizione, in un contesto caratterizzato da 239 emendamenti, dei quali solo una minima parte è stata effettivamente discussa prima dell’approvazione di un subemendamento "tagliola".

Quest’ultimo, votato a notte inoltrata, ha determinato il decadimento di tutte le altre proposte di modifica, innescando nuove polemiche sulla trasparenza e sul metodo democratico adottato. Il voto, arrivato alle prime luci dell’alba, ha segnato una spaccatura significativa nelle formazioni politiche. La maggioranza, pur restando numericamente stabile, ha dovuto fare i conti con sette voti contrari interni; decisiva, per l’approvazione, l’uscita strategica dall’aula dei consiglieri di Forza Italia, che ha abbassato il quorum necessario.

La scelta ha suscitato reazioni dure sia all’interno dell’opposizione sia tra i sostenitori delle due formule in Aula, con accuse di tradimento da parte di Lega e Fratelli d’Italia nei confronti degli ex alleati. Tra le posizioni emerse, spiccano le dichiarazioni della vicesindaca Anna Scavuzzo, che ha definito la delibera come «l’inizio di una pagina nuova» per la città e per l’area di San Siro, e la soddisfazione del sindaco Beppe Sala, il quale ha espresso, in maniera sintetica, il proprio apprezzamento per l’accordo.

Sullo sfondo restano le tensioni fra esigenze di rinnovamento e salvaguardia della storia cittadina, e l’impegno espresso dalla Giunta a proseguire con determinazione nel percorso amministrativo e urbanistico già avviato.

I termini della vendita: cifre, scadenze e ruolo delle squadre

L’operazione economica mette in evidenza una transazione da 197 milioni di euro per l’intero pacchetto dello stadio Meazza e delle aree attigue. L’importo, fissato secondo la valutazione dell’Agenzia delle Entrate, sarà corrisposto dai due club attraverso un pagamento in più tranche.

Si prevede, quale anticipo, il versamento di circa 70 milioni, con l’obbligo di saldare anche una preesistente posizione debitoria verso il Comune relativa a lavori manutentivi. Scadenze e vincoli normativi giocano un ruolo determinante: la data del 10 novembre costituisce il termine ultimo per il perfezionamento dell’atto di vendita, limite oltre il quale scatterebbe un vincolo della Sovrintendenza a tutela del secondo anello dell’impianto esistente.

La tempistica dunque è definita, pena la perdita della possibilità di demolizione e riqualificazione dell’area. La nuova società veicolo costituita dai club avrà la responsabilità di presentare rapidamente il progetto esecutivo, tenendo conto delle disposizioni urbanistiche e delle condizioni previste nell’accordo.

Il coinvolgimento diretto delle due proprietà, RedBird per il Milan e Oaktree per l’Inter, comporta una pianificazione economica a lungo termine e una partnership con studi di architettura di livello internazionale per garantire che la nuova infrastruttura risponda sia alle esigenze sportive che ai più moderni standard di sostenibilità ambientale e accessibilità urbana.

Il nuovo stadio di Milano: caratteristiche e tempi di realizzazione

Il nuovo impianto rappresenterà una delle strutture sportive più avanzate d’Europa. Progettato dagli architetti Norman Foster e David Manica, sarà dotato di una capienza programmata di 71.500 posti, con spazi dedicati non solo agli eventi calcistici, ma anche ad attività commerciali, culturali e ricreative.

L’area circostante, oggi destinata a parcheggi, verrà trasformata in una cittadella polifunzionale, con circa 140.000 metri quadrati di verde e servizi, comprendenti uffici, hotel, il museo delle squadre e strutture sportive aggiuntive. Il piano prevede massima attenzione all’inclusività, all’accessibilità per disabili e alla gestione trasparente delle imprese esecutrici, sulla base di "white list" prefettizie, in risposta ai principi di legalità e trasparenza richiesti durante il dibattito pubblico.

L’inizio dei lavori è ipotizzato per il 2027, subito dopo la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Per alcuni anni, conviveranno il vecchio e il nuovo impianto; l’inaugurazione della nuova arena è prevista entro il 2031, in tempo utile per ospitare gli eventi legati ai campionati europei di calcio del 2032. Gli interventi di riqualificazione ambientale e urbanistica proseguiranno fino al 2035.

Demolizione del Meazza e memoria storica

Lo smantellamento del Meazza si svolgerà in modo progressivo, coordinato con la messa in funzione del nuovo stadio. L’operazione sarà condotta a tappe, iniziando dal tetto e dagli anelli superiori.

Secondo le indicazioni fornite dagli esperti, resterà in piedi una parte simbolica dell’impianto, in particolare la sezione sud-est, conservata come testimonianza della memoria collettiva e della storia sportiva milanese. Questa scelta, condivisa tra amministrazione e progettisti, consente di mantenere un legame tangibile con il passato, pur guardando a un futuro di innovazione architettonica e urbana.

Iter burocratico e rischi tra ricorsi ed emendamenti

Il percorso amministrativo presenta varie complessità e rischi di natura legale e burocratica. Dopo la delibera approvata dal Consiglio, il trasferimento di proprietà dovrà essere perfezionato entro il termine previsto, superando tutti i passaggi richiesti dalle normative italiane in materia di alienazione di beni pubblici e dagli strumenti urbanistici della città di Milano.

Un primo rischio è rappresentato dal possibile proliferare di ricorsi amministrativi presentati da soggetti contrari all’operazione, tra cui membri dell’opposizione, comitati civici e associazioni ambientaliste. Ulteriore nodo riguarda la scadenza del vincolo della Sovrintendenza, la cui interpretazione potrebbe essere oggetto di controversie giuridiche.

Nei prossimi mesi, l’attenzione sarà rivolta anche alla gestione degli emendamenti approvati, con particolare riferimento alle clausole di trasparenza e controllo antimafia sugli appalti, e alle condizioni di utilizzo del verde urbano generate dall’intervento.

La necessità di rispettare le complesse disposizioni normative e regolamentari richiede una gestione attenta e coordinata da parte delle squadre e dell’amministrazione locale, in un contesto in cui le tempistiche strette e l’elevato interesse pubblico rendono la situazione particolarmente delicata.

Le reazioni della città: proteste dei residenti e confronti politici

L’annuncio della vendita del Meazza ha suscitato forti reazioni nei diversi ambiti della società milanese. All’esterno del Consiglio comunale, mentre era in corso la discussione finale, diversi gruppi di residenti e comitati si sono radunati in protesta, esprimendo preoccupazione per quella che è stata definita «svendita» di un bene pubblico.

I manifestanti hanno portato in piazza striscioni e cartelli a difesa della storia e dell’identità cittadina, denunciando impatti ambientali e rischi di speculazione.

Dal punto di vista politico, il dibattito ha rafforzato polarizzazioni già emerse in Aula. Da un lato, gli esponenti della maggioranza hanno sottolineato l’opportunità di riqualificazione e rilancio per il quartiere e la città nel suo complesso; dall’altro, opposizioni e parte della stessa maggioranza hanno espresso forte disappunto sulla gestione dei tempi e delle procedure.

Il confronto continuerà nei prossimi mesi, sia in sede giudiziaria che nel dibattito pubblico cittadino, mentre i club e le istituzioni saranno chiamate a dare risposte concrete alle richieste di trasparenza, tutela della memoria storica e sostenibilità ambientale provenienti dalla società civile.