Le principale Borse mondiali hanno vissuto una settimana intensa dal 27 al 31 ottobre 2025, tra performance contrastanti: Wall Street oscillante, mercati europei attenti a politica ed economia, Asia in fermento. Quali sono stati i titoli in fermento e i dati micro-macro economici comunicati oltre decisioni sui tassi e trimestrali aziendali
La settimana dal 27 al 31 ottobre 2025 si è contraddistinta per una significativa volatilità nei maggiori listini azionari internazionali. Gli investitori hanno reagito a una combinazione di trimestrali societarie, notizie di politica monetaria e sviluppi sul fronte commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Sui mercati finanziari globali, l’attenzione si è concentrata sull’andamento dell’inflazione, sulle attese di possibili tagli dei tassi e sui nuovi rapporti politici che stanno delineando scenari in rapida evoluzione.
Le principali Borse mondiali hanno quindi alternato fasi di rialzo e correzioni tecniche, evidenziando le differenze tra i diversi contesti macroeconomici e settoriali.
L’ultima settimana di ottobre ha visto le Borse statunitensi segnare performance contrastanti, con i grandi indici concentrati fra spinta tecnologica e preoccupazioni per le nuove tariffe commerciali annunciate dal governo USA. L’US500 ha chiuso a 6840 punti, in rialzo dello 0,26% rispetto alla precedente seduta, mentre nel mese l’indice ha registrato un incremento consolidato dell’1,92% e ha messo a segno un robusto +19,40% su base annua.
Nell’ambito corporate, è stato determinante l’andamento dei principali titoli tech. Amazon ha catalizzato l’attenzione con un balzo di quasi l’11% grazie alla forte crescita nel segmento cloud, spingendo al rialzo l’intero settore. Netflix ha beneficiato dell’annuncio di uno split azionario e Apple, grazie a utili e guidance migliori delle stime, ha guadagnato lo 0,5%. Palantir e Oracle hanno rafforzato il trend ottimistico sulla scia dell'espansione dell’intelligenza artificiale, mentre Nvidia ha visto un andamento altalenante tra entusiasmo per le nuove partnership in Asia e cautela sulle prospettive di medio periodo.
Al contrario, Meta ha subito un brusco calo di quasi il 15% dopo aver presentato una guidance incentrata sull’aumento degli investimenti futuri, mentre AbbVie è stata colpita dalle ipotesi di tagli sui prezzi dei farmaci proposti dall’amministrazione Trump, registrando flessioni significative. Sul fronte energetico, il comparto si è diviso fra i solidi risultati di Chevron e le difficoltà palesate da Exxon Mobil.
Sullo sfondo, la forte incertezza è stata alimentata dalle nuove misure tariffarie statunitensi verso paesi come l’UE, il Canada e alcune economie asiatiche. L’incertezza sulle tempistiche di eventuali tagli dei tassi da parte della Federal Reserve ha reso ulteriormente instabile l’umore degli operatori, condizionando in particolare il segmento value e finanziario e lasciando spazio a fasi di correzione a fronte di dati sul lavoro inferiori alle attese: solo 73.000 nuovi posti a luglio, con disoccupazione salita al 4,2%.
I principali mercati europei hanno oscillato in un clima di cautela, influenzati dalla politica monetaria della BCE e dai dati macroeconomici sull’Eurozona. L’istituto di Francoforte ha mantenuto invariati i tassi, sottolineando la necessità di una strategia “data-dependent” mentre i mercati valutavano segnali di stagnazione economica e inflazione in lieve risalita al 2%.
La settimana si è chiusa con variazioni contenute: Parigi (CAC 40) ha perso lo 0,53%, Francoforte ha tenuto la parità (+0,02%), Madrid è in calo dello 0,73% mentre Londra è rimasta pressoché invariata (-0,01%). La crescita modesta del PIL europeo (+0,3%) e la tenuta della fiducia economica grazie al miglioramento dell’indicatore ESI (+1,2 punti nell’area euro) hanno mitigato l’effetto negativo delle trimestrali miste e della deludente produzione manifatturiera tedesca. I rendimenti obbligazionari si sono mantenuti stabili: il BTP decennale italiano è al 3,57%, con spread sul Bund a 120 punti base.
Tra le società, Shell ha brillato con un utile in aumento del 24%, mentre il settore bancario ha evidenziato risultati misti tra la robusta crescita di Crédit Agricole e le pressioni su Intesa Sanpaolo. Le utilities, invece, hanno risentito delle incertezze sulle prospettive regolatorie e sui piani industriali.
L’indice FTSE MIB ha chiuso la settimana a 43.149 punti, segnando un leggero calo dello 0,1% nell’ultima seduta. Da inizio mese l’incremento è stato comunque marginale (+0,16%), ma nell’anno la crescita supera il 24%. Il mercato milanese ha vissuto giornate con aperture negative, seguite da recuperi selettivi guidati dai titoli finanziari e industriali.
Banche protagoniste in entrambe le direzioni: Intesa Sanpaolo ha registrato forti oscillazioni in funzione dei dati trimestrali, con utili superiori alle stime ma ricavi in contrazione. UniCredit ha guadagnato posizioni grazie all’aumento nella partecipazione in Alpha Bank. Performance positive anche per Banco BPM e BPER Banca, sostenute dal rinnovato interesse degli investitori nel comparto. Fuori dal settore finanziario, Prysmian ha continuato a distinguersi dopo aver rivisto al rialzo le previsioni dell’anno grazie a un solido terzo trimestre. Stellantis ha subito una flessione marcata a causa di risultati penalizzati dal cambio e dai timori su possibili oneri straordinari. Amplifon e Telecom Italia hanno sofferto sia per cause societarie interne che per dinamiche settoriali.
La produzione industriale nipponica è rimbalzata sopra le aspettative e l’inflazione a Tokyo ha mostrato segnali di resilienza, con la BoJ ancora prudente nel modificare la propria politica. Nel resto del continente, la piazza di Shanghai ha rallentato a causa delle persistenti incertezze sul mercato immobiliare e della pressione valutaria, mentre l’India ha affrontato una correzione dovuta a prese di profitto dopo la sovra performance dei mesi precedenti.
L’impostazione positiva prevale comunque tra gli analisti, grazie all’attesa di nuovi allentamenti fiscali in Cina e al sentiment rialzista sulle economie esportatrici.
Durante la settimana vi sono stati settori e titoli che hanno guidato le dinamiche dei listini internazionali. La tecnologia si è confermata l’epicentro della volatilità: iniziative sulle partnership AI e sulla corsa all’energia nucleare per i data center hanno stimolato forti movimenti. Amazon, Nvidia, Palantir e Oracle sono state al centro dell’interesse, insieme a Microsoft e Meta capaci di influenzare in modo determinante gli indici.
L’energia ha vissuto giornate di forti oscillazioni, con Shell che ha annunciato utili in deciso aumento e nuovi piani di buyback, mentre il comparto petrolifero ha risentito del calo delle quotazioni dopo il picco iniziale dovuto a tensioni in Medio Oriente.
Le banche sono tornate al centro della scena sulle piazze europee e italiane, spinte da risultati superiori alle attese per Crédit Agricole e resilienti per Intesa Sanpaolo. Le materie prime hanno subito prese di beneficio sulle piazze occidentali, mentre l’oro è salito (+4%) a seguito dell’aumento dell’avversione al rischio e il bitcoin ha registrato nuovi record sopra gli 92.000 dollari beneficiando degli afflussi nei nuovi ETF e delle aspettative legate all’elezione presidenziale americana.
Gli sviluppi geopolitici e le decisioni delle banche centrali hanno reso incerto il quadro macro-finanziario. L’annuncio di nuove tariffe commerciali da parte degli Stati Uniti e la prosecuzione, da parte della BCE, di un approccio cauto sulle politiche monetarie sono stati elementi chiave per la direzione dei listini.
In sintesi: