Dal 1 gennaio 2026, il collegamento obbligatorio tra POS e registratore di cassa introduce nuove regole per commercianti ed esercenti, delineando obblighi, esclusioni, vantaggi e sanzioni.
Dal 1° gennaio 2026, i sistemi di pagamento elettronico e i registratori telematici entreranno in una nuova fase di integrazione obbligatoria. Questa innovazione normativa, che nasce con l’obiettivo di rafforzare il controllo delle transazioni commerciali e garantire la trasparenza degli incassi, interessa una vasta platea di operatori: dai negozianti ai ristoratori, passando per artigiani e professionalità dotate di strumenti per la memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi.
Il requisito normativo impone che ogni terminale per i pagamenti elettronici sia collegato con il registratore per l’emissione degli scontrini, così che i dati relativi agli incassi con carte e wallet digitali viaggino in maniera coordinata e vengano trasmessi all’Amministrazione finanziaria.
La Legge di Bilancio 2025 rappresenta il punto di svolta: con i commi 74 e 77 dell’articolo 1, sono state definite le nuove regole che modificano in modo strutturale il rapporto tra strumenti di pagamento elettronico e registratori telematici. Queste disposizioni aggiornano il quadro fissato dal decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127, che aveva già avviato il percorso di digitalizzazione delle operazioni commerciali.
L’intento del legislatore è quello di assicurare la totale integrazione tra le procedure di pagamento e la registrazione dei corrispettivi, così da annullare incongruenze nei flussi di denaro e contrastare pratiche elusive. Il provvedimento obbliga i soggetti interessati ad associare i terminali di pagamento elettronico alle apparecchiature che memorizzano e trasmettono i dati ai fini fiscali, includendo anche il controllo sulle transazioni giornaliere.
L’applicazione della nuova disciplina sarà supportata da indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate, con un servizio dedicato nell’area riservata del portale istituzionale, che semplificherà la procedura di associazione tra dispositivi. Questo cambiamento si inserisce in una linea evolutiva della normativa, che ha visto negli ultimi anni nuove misure antievasione, incentivi sui pagamenti tracciabili e la progressiva riduzione dell’uso del contante.
Il nuovo obbligo interessa tutte le attività che utilizzano dispositivi per la memorizzazione dei corrispettivi e che accettano pagamenti elettronici. Rientrano dunque nell’ambito della normativa:
Sono invece esclusi dall’obbligo solo quei soggetti che non rientrano nell’obbligo di certificazione dei corrispettivi, come alcune categorie specifiche esonerate dalla memorizzazione elettronica e trasmissione telematica degli incassi. L’obbligo non riguarda, ad esempio, le attività che operano solo tramite fatturazione elettronica o che non devono emettere scontrini fiscali secondo le normative vigenti.
Resta confermata, inoltre, l’esclusione per le transazioni diverse da quelle commerciali o per tipologie di incasso gestite fuori dal circuito tracciato dalla normativa, garantendo così proporzionalità nell’applicazione della riforma.
La connessione obbligatoria tra strumenti di incasso digitali e apparecchi per la memorizzazione dei corrispettivi nasce dalla volontà di implementare un sistema di tracciabilità più efficace rispetto ai flussi di cassa. La strategia normativa mira a ridurre in modo significativo le aree di opacità che possono favorire comportamenti evasivi e frodi fiscali.
Tra i benefici offerti dal nuovo assetto vi sono:
Dal punto di vista operativo, la normativa impone che ogni pagamento elettronico sia associato ad un documento commerciale munito di identificativo univoco, garantendo così la coerenza tra il dato dell’incasso e quello della registrazione fiscale. I principali aspetti tecnici riguardano:
Gli esercenti possono ricorrere a diverse combinazioni tecnologiche per conformarsi alle nuove regole imposte. Le soluzioni più diffuse comprendono:
Il mancato rispetto delle disposizioni sul collegamento tra dispositivi comporta un articolato sistema sanzionatorio. In particolare:
| Violazione | Sanzione |
| Mancato collegamento di POS e registratore di cassa | Da 1.000 a 4.000 euro |
| Mancata trasmissione o errori nei dati dei pagamenti elettronici | 100 euro per ogni trasmissione omessa o errata, fino a un massimo di 1.000 euro per trimestre |
| Recidive e reiterazione delle violazioni | Sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’attività (da 3 giorni a 1 mese; fino a 6 mesi in caso di elevato importo contestato) |
La normativa richiama l’articolo 11 del d.lgs. 471/1997 per quanto riguarda le sanzioni sulla documentazione fiscale e prevede specifici meccanismi accessori: in caso di gravi o ripetute inadempienze, può essere disposta, oltre alla sanzione amministrativa, anche la sospensione dell’attività.
Le sanzioni applicate puntano a garantire la serietà nell’applicazione della norma e a evitare che la nuova procedura sia aggirata o trascurata dagli operatori interessati.
L’avvio dell’obbligo è fissato al 1° gennaio 2026. Per facilitare la transizione, le autorità hanno definito modalità di registrazione graduale:
L’implementazione dell’obbligo di collegamento tra dispositivi di pagamento elettronico e registratori rappresenta un passo decisivo nella digitalizzazione dei processi di incasso e controllo fiscale. Sebbene comporti attività di aggiornamento per gli operatori, l’adozione di sistemi interconnessi ridurrà gli oneri amministrativi e il rischio di errori operativi.
Tra le opportunità emergenti vi sono una maggiore efficienza nella gestione dei dati, la semplificazione delle verifiche fiscali e una migliore accessibilità alle soluzioni evolute per l’incasso e la registrazione dei corrispettivi. Per chi è già dotato di strumenti innovativi – come terminali multifunzione o SoftPOS – la modifica normativa apre la strada a una gestione più semplice, efficiente e in linea con le direttive di trasparenza e sicurezza fiscale richieste dal sistema italiano.