Oggi, il 40% dei dipendenti pubblici in Italia ha un'etŕ tra i 50 e i 59 anni, secondo gli ultimi dati forniti dall'Aran.
Un pensionato può lavorare oggi come consulente nella nella pubblica amministrazione e nei comuni? La Corte dei Conti del Lazio ha messo un freno al conferimento di incarichi di consulenza a pensionati all'interno della pubblica amministrazione. La decisione, emersa in risposta a una richiesta di chiarimento del sindaco di Cassino, chiarisce che gli ex dipendenti possono partecipare a attività formative o ricoprire ruoli esclusi da responsabilità di studio, consulenza, dirigenza o direzione.
La normativa vigente, consolidata da precedenti disposizioni legislative e circolari, impone ora limiti stringenti su queste nomine, riservando a ex funzionari e dirigenti spazi definiti e meno influenti. Questa regolamentazione incide su un numero considerevole di pensionati, stimati in circa 100.000, di cui quasi 80 mila operanti nei settori dell'Istruzione e della Sanità, secondo i dati forniti dall'Istat.
La delibera cerca di bilanciare la necessità di promuovere il ricambio generazionale, urgente in un contesto dove l'età media dei dipendenti ha raggiunto e superato i cinquanta anni a causa delle passate politiche di blocco del turnover, con la necessità di conservare l'esperienza e le abilità accumulate dai lavoratori più esperti. Questo equilibrio mira a non disperdere un prezioso patrimonio di competenze, mentre si rinnova la forza lavoro nella pubblica amministrazione. Vogliamo adesso vedere:
La Corte dei Conti del Lazio ha ribadito il divieto assoluto di assegnare incarichi di studio e consulenza a personale pensionato delle pubbliche amministrazioni. Questa restrizione, introdotta con una legge del 2012 per il controllo della spesa pubblica, proibisce l'assegnazione di tali incarichi a ex lavoratori, sia pubblici che privati, ora in pensione. Questo provvedimento tocca diverse entità, dalle amministrazioni statali alle locali, fino alle autorità indipendenti.
La questione è emersa in seguito a una richiesta del sindaco di Cassino, che indagava sulla possibilità di conferire un incarico temporaneo e remunerato a un ex responsabile finanziario, non per una consulenza, ma per condividere l'esperienza accumulata. La Corte dei Conti, dopo aver ritenuto valida la richiesta di parere, ha esaminato a fondo la situazione.
Altri chiarimenti sono arrivati attraverso due circolari emesse da Palazzo Vidoni nel 2014 e nel 2015, nelle quali si sottolinea la rigidità del divieto di attribuire incarichi ai pensionati. La Corte dei Conti del Lazio ha precisato che le attività non esplicitamente proibite dalla normativa sono le uniche ammissibili per i pensionati all'interno delle pubbliche amministrazioni. Le entità implicate includono quelle elencate nel Testo unico del pubblico impiego e quelle che fanno parte del bilancio consolidato dell'Istat, estendendosi a vari livelli amministrativi, inclusi enti minori come le comunità montane.
Un avvertimento è stato però espresso dai giudici: l'elenco delle attività proibite ai pensionati non deve essere allargato indiscriminatamente, per evitare la limitazione ingiustificata dei diritti dei pensionati.
Una deroga emerge dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che consente alle amministrazioni pubbliche, dalle Regioni agli enti locali, di assegnare incarichi retribuiti di consulenza a individui pensionati. Questa eccezione, specificata nei decreti attuativi del PNRR, riguarda principalmente la figura del Responsabile unico del procedimento.
La normativa prevede che questi incarichi possano essere affidati a pensionati solo per rispondere a esigenze che non possono essere soddisfatte dal personale in servizio. Questi ruoli sono limitati alla durata necessaria per completare i processi di reclutamento di nuovo personale. Il provvedimento mira a garantire che i progetti cruciali del Pnrr procedano senza ritardi, assicurando una gestione efficace e tempestiva delle necessarie procedure amministrative.