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Consumi, per cosa spendono gli italiani e di cosa fanno a meno secondo ultime statistiche e dati 2025

di Marcello Tansini pubblicato il
Statistiche e dati 2025

Dallo scenario dei consumi degli italiani nel 2025 emergono cambiamenti: tra inflazione, nuove tecnologie e scelte obbligate, le famiglie ridefiniscono prioritŕ, rinunce e spese. Le differenze sociali e territoriali completano il quadro.

Negli ultimi trent'anni le abitudini di spesa in Italia hanno subito mutamenti profondi, riflettendo sia i cambiamenti del contesto economico sia quelli sociali. L'evoluzione del potere d'acquisto, la pressione dell'inflazione e le trasformazioni tecnologiche hanno portato a una ridefinizione delle priorità familiari e individuali.

Le famiglie guardano oggi non solo al soddisfacimento dei bisogni essenziali, ma anche al benessere e alla qualità della vita, orientando le proprie scelte verso settori come la tecnologia e il tempo libero. Tuttavia, l'incertezza economica, la crescita contenuta dei redditi reali e l'andamento dei prezzi hanno imposto una gestione più accorta del budget. Questo equilibrio tra esigenze, desideri e restrizioni è il filo conduttore che caratterizza la nuova geografia dei consumi in Italia, delineando un quadro dove prudenza e ricerca del valore guidano ogni scelta.

L'andamento generale della spesa: dati e tendenze 2025

Nel 2025 si osserva un quadro in cui la spesa delle famiglie è tornata su livelli di crescita moderata, pur rimanendo cauta rispetto ai valori precedenti la crisi finanziaria del 2008. Secondo i dati ufficiali, la spesa media mensile ha raggiunto i 2.738 euro, segnando un incremento del 4,3% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, a causa dell'inflazione - che mantiene una variazione positiva sui prezzi al consumo - il valore reale della spesa subisce una lieve contrazione, evidenziando la differenza tra crescita nominale e potere d'acquisto effettivo. Rileviamo quindi:

  • Propensione al risparmio: in calo al 6,3%, segnalando una ridotta possibilità di accantonamento rispetto al periodo pre-pandemico.
  • Spesa obbligata: circa il 42% del budget familiare viene allocato a voci non comprimibili come abitazione, bollette, trasporti essenziali e sanità.
  • Andamento settoriale: i servizi culturali, il turismo e la tecnologia registrano una crescita più sostenuta, mentre settori come alimentari e abbigliamento mostrano una certa stagnazione.
La fiducia dei consumatori rimane un elemento chiave: nonostante i fondamentali economici relativamente solidi (tasso di occupazione elevato, PIL in crescita dello 0,8%), la cautela domina le decisioni di spesa. L'effetto è una ripresa lenta ma costante, con una preferenza crescente per servizi e investimenti nella qualità della vita rispetto ai beni materiali.

Dove si concentra la spesa delle famiglie italiane: abitazione, alimentari, trasporti e servizi

La distribuzione delle risorse all'interno dei bilanci familiari evidenzia una netta predominanza di alcune voci tradizionali. Casa e abitazione rappresentano la principale componente della spesa, assorbendo il 29,3% del totale a prezzi correnti. All'interno di questa voce sono inclusi affitti, manutenzione ordinaria e straordinaria, utenze come acqua, energia elettrica e combustibili. A seguire si collocano le spese alimentari e per bevande, che - pur in lieve calo percentuale rispetto al passato - occupano ancora un 15,4% del totale, evidenziando la centralità del consumo alimentare nel paniere familiare. I dati che emergono sono i seguenti:

Voce di spesa

Valore medio annuo pro capite (euro)

Peso sul totale (%)

Abitazione (inclusi affitti figurativi e utenze)

6.480

29,3

Alimentari e bevande

3.395

15,4

Trasporti

2.151

9,8

Servizi culturali e tempo libero

1.348

6,1

Cura della persona

4.538

20,5

Pubblici esercizi (ristorazione, alloggio)

1.702

7,7

I trasporti (che includono assicurazioni, carburanti e mobilità) hanno un'incidenza, mentre la spesa per la cura della persona e i servizi legati al tempo libero rappresentano aree in crescita, segno di una rinnovata attenzione al benessere e alla socialità. La tendenza emerge con chiarezza dalle analisi: gli italiani destinano sempre meno risorse al consumo materiale e più a servizi che arricchiscono il quotidiano o migliorano la qualità della vita.

Nuove priorità: tecnologia, tempo libero e cambi nella spesa discrezionale

Le priorità nelle scelte di consumo hanno conosciuto una trasformazione marcata: l'incidenza della tecnologia è aumentata in modo esponenziale, con una crescita della spesa per informatica e telefoni di quasi il 3.000% in tre decenni. L'acquisto di dispositivi digitali, connessioni, abbonamenti a piattaforme e servizi streaming è ormai una componente stabile, con una spesa pro capite media di 248 euro nel 2025. Gli italiani mostrano inoltre una maggiore propensione verso il tempo libero strutturato, investendo in servizi culturali (+120%), viaggi e attività ricreative. In pratica:

  • Tempo libero e cultura: incremento superiore al 120% in trent'anni su base reale, favorito anche dal recupero post-pandemico.
  • Ristorazione: spesa superiore ai livelli pre-crisi con una media mensile di 156 euro, associata a una forte richiesta di qualità nei servizi.
  • Diversificazione: cresce la spesa per la cura del sé, salute, e benessere, mentre si riduce progressivamente l'acquisto di beni non durevoli come abbigliamento e calzature.
L'analisi della spesa discrezionale mostra dunque uno spostamento marcato verso nuove forme di consumo, più legate all'esperienza e al valore aggiunto che alla mera proprietà di oggetti materiali. Ciò rappresenta una risposta sia alle nuove esigenze individuali che alla trasformazione digitale che permea la società italiana.

L'effetto combinato dell'inflazione e dell'aumento dei prezzi impone una revisione costante delle pratiche di acquisto. Le famiglie, anche a fronte di crescenti esigenze, riducono la quantità e/o la qualità dei prodotti acquistati, soprattutto nel comparto alimentare e domestico. Il periodo tra il 2022 e il 2025 è stato contrassegnato da un costante incremento dei prezzi (16,1% cumulato dal 2019), che ha eroso il potere d'acquisto nonostante un lieve aumento dei redditi nominali.

Si osserva inoltre una sostituzione progressiva dei consumi “voluttuari” con forme meno costose di intrattenimento o benessere, segno che i nuclei familiari stanno rispondendo alle sfide economiche con strategie di adattamento e ottimizzazione del budget.

Le differenze territoriali e sociali nei consumi

L'analisi della spesa mette in luce notevoli differenze tra Nord, Centro e Sud Italia, oltre che tra classi sociali differenti. Le regioni settentrionali registrano il livello di consumi pro capite più elevato, attestandosi su valori medi di 24.888 euro annui, contro i 17.532 del Meridione. Esiste anche un'importante disparità tra realtà urbane e aree rurali, con le prime maggiormente orientate alla spesa per servizi, tecnologia e tempo libero.

Le famiglie giovani senza figli spendono di più per attività ricreative, viaggi e servizi di ristorazione, mentre i nuclei a basso reddito, inclusi molti cittadini stranieri, concentrano le risorse su beni essenziali, riducendo fortemente gli “extra”. Ecco quindi che:

  • Sud e Isole: livelli di spesa inferiori alla media, maggiore quota destinata ad alimentari ed esigenze primarie.
  • Nord e Val d'Aosta: budget superiore, con un incremento delle spese per cultura, tecnologia, viaggi e cura della persona.
  • Famiglie straniere: oltre il 23% della spesa mensile destinato ai beni alimentari, con forti riduzioni in servizi e tempo libero.
Queste differenze sono il riflesso di divari strutturali e dinamiche socio-economiche che condizionano la capacità di spesa e la qualità della vita nei diversi territori e gruppi sociali.

Le rinunce degli italiani: di cosa si fa a meno oggi

Le scelte di consumo attuali sono contraddistinte dall'aumento delle rinunce rispetto al passato, soprattutto per beni e servizi non essenziali. L'inflazione, il caro-energia e la percezione di precarietà economica hanno spinto molti nuclei a rivedere radicalmente le priorità:

  • Alimentari: taglio rilevante su carne, pesce, prodotti freschi e oli, in favore di beni meno costosi e a lunga conservazione.
  • Abbigliamento e calzature: calo strutturale negli acquisti, complice il ricorso a piattaforme online e il diffondersi di outlet e second hand.
  • Beni durevoli: riduzione nella spesa per mobili, elettrodomestici e auto, preferenza verso l'usato e il riciclo.
  • Tempo libero: selettività negli investimenti in viaggi, vacanze e attività ricreative; aumento delle rinunce su uscite serali e attività culturali costose.
Il panorama che emerge è quello di una società in cui le strategie di contenimento dei costi definiscono le abitudini di vita quotidiana, con un occhio di riguardo all'essenzialità e alla ricerca del vero valore nei consumi.