In un'Italia segnata da incertezze e nuove sfide economiche, le abitudini di spesa cambiano: aumentano i consumi obbligati, diminuiscono quelli per il piacere, mentre il lavoro cresce ma i redditi faticano a tenere il passo.
Le scelte d'acquisto rispecchiano sempre più la necessità di bilanciare risparmio e qualità della vita, mentre salute, benessere e responsabilità sociale emergono come elementi centrali. In questo contesto, il Rapporto Coop 2025 rivela uno spostamento delle priorità, una maggiore attenzione al dettaglio nelle scelte alimentari e un aumento dei consumi legati alla sfera obbligata, evidenziando una trasformazione culturale profonda e strutturale dei consumi italiani.
L'Italia attraversa una fase di profonda ridefinizione nei consumi, contraddistinta da una crescente incertezza economica e sociale. Negli ultimi anni, mutamenti globali e tensioni geopolitiche hanno inciso in modo significativo sul comportamento delle famiglie, mettendo sotto pressione la spesa quotidiana.
L'attuale scenario globale è caratterizzato da una crescente instabilità. Aumentano guerre e conflitti, con la spesa militare mondiale salita a 2,7 trilioni di dollari (+17% rispetto al 2022), e oltre il 78% degli opinion leader italiani prevede un incremento dei conflitti nei prossimi anni. Questa tensione si riflette sulle economie occidentali: mentre Stati Uniti ed Europa rallentano (Pil rispettivamente +1,9% e +1% stimate per il 2025), Cina e India viaggiano su tassi di crescita superiori. Il processo di de-globalizzazione ha modificato le rotte commerciali e incrementato le incertezze per le imprese, portando metà degli esportatori a prevedere un calo per il 2025.
L'Europa, pur pesando per un quarto del Pil mondiale, rimane frenata da una governance incompleta. In Italia la crescita economica prevista è modesta (+0,5% annuo), con opinioni anche più pessimistiche tra gli analisti. Sebbene si registri una crescita degli occupati (+840.000 rispetto al 2019), questa interessa prevalentemente settori a basso valore aggiunto, con una produttività in calo e una distribuzione della ricchezza sempre più polarizzata.
L'instabilità e la vulnerabilità economica influiscono sul sentiment collettivo: secondo le rilevazioni, tra il 2022 e il 2025 sono aumentati il timore (dal 20% al 39%) e l'inquietudine (dal 24% al 37%), mentre serenità e fiducia sono in netta diminuzione. In questo contesto, la spesa delle famiglie privilegia beni essenziali, mentre si riducono gli acquisti "accessori" come moda, intrattenimento e viaggi.
L'era in cui il consumo rappresentava l'emblema della realizzazione individuale lascia il posto a un approccio più sobrio, fondato su nuovi valori identitari. La popolazione italiana si orienta verso un deconsumismo consapevole: il risparmio guida le scelte per il 42% degli intervistati, mentre il 38% punta ad acquistare solo ciò che è realmente necessario. Crescono la pratica del riciclo, la preferenza per beni durevoli e la propensione al second hand, con una parte significativa della popolazione pronta a riparare piuttosto che sostituire.
La società del possesso perde appeal, lasciando spazio all'utilità, alla sostenibilità e all'esperienzialità. Il possesso di nuovi beni non costituisce più un indicatore di status, sostituito dal valore delle esperienze personali e dalla ricerca di equilibrio. Si osserva inoltre un calo degli acquisti di elettronica di consumo, incluse due milioni di unità in meno di smartphone rispetto al 2022, a favore di elettrodomestici utili per la gestione domestica e per la cura della persona:
Nel quadro tracciato dal Rapporto Coop 2025, la ricerca del risparmio emerge come fattore dominante nei comportamenti d'acquisto. Più della metà della spesa totale delle famiglie è assorbita da voci obbligate: casa, utenze, trasporti e alimentazione. L'inflazione, pur leggermente inferiore alla media europea, ha consolidato la tendenza verso una maggiore prudenza. Emerge che:
Le abitudini alimentari rappresentano un fulcro della nuova identità di consumo. Nel 2025 si assiste a una vera e propria rivoluzione nei carrelli della spesa, evidenziata dal crescente orientamento verso prodotti freschi, salutari e meno processati. Oltre il 70% dei consumatori legge abitualmente le etichette nutrizionali, selezionando alimenti a ridotto contenuto di sale, zuccheri e additivi.
Nel primo semestre dell'anno, le vendite nella grande distribuzione hanno segnato un +3,8% a valore e +2% a volume, trainate da comparti come frutta esotica, ortaggi, pane fresco e yogurt fermentati. Calano invece i consumi di carne rossa e cibi ultra-processati, a favore di alternative vegetali (+20,9%), uova (+7,8%) e legumi (+5%). Un fenomeno rilevante è rappresentato dalla dieta iperproteica e dal boom di strumenti per il controllo del peso: le bilance personali registrano un incremento di oltre il 55% nelle vendite. L'ascesa del biologico attraversa tutto il Paese, con 8,4 milioni di italiani che dichiarano di voler aumentare l'acquisto di questi prodotti. La svolta salutista si accompagna a un calo significativo dell'alcol: circa 15,4 milioni optano per bevande analcoliche anche in occasioni sociali.
L'innovazione nelle scelte alimentari è evidente anche dal mix tra tradizione e sperimentazione. Solo il 22% degli italiani si identifica esclusivamente in uno stile tradizionale, mentre il resto esplora nuove combinazioni: dal digiuno intermittente al zero waste, passando per la dieta mediterranea rinnovata. Il cibo diventa alleato della longevità e della salute, supportato talvolta anche da farmaci per la regolazione del metabolismo, con il 16% degli italiani interessati a queste soluzioni.
La tecnologia assume un ruolo sempre più strategico nell'esperienza di consumo in Italia. Oltre il 49% della popolazione utilizza l'intelligenza artificiale nella sfera privata, mentre il 23% trova applicazione nell'ambiente lavorativo. Questa tendenza è destinata ad accentuarsi con la diffusione di robotica e automazione nei servizi domestici, grazie alla previsione di prezzi accessibili per dispositivi avanzati.
Nel settore della grande distribuzione, si intensificano investimenti in soluzioni digitali e processi smart: dallo scan & go alle casse automatiche, dalla consegna a domicilio ai sistemi predittivi di approvvigionamento. L'adozione di strumenti tecnologici migliora non solo l'efficienza, ma anche la trasparenza e la sostenibilità della filiera. Gli operatori ritengono che l'integrazione dell'Ai possa generare fino al 20% di produttività aggiuntiva nei prossimi dieci anni.
L'acquisto di tecnologia da parte dei consumatori mostra una maggiore razionalità: prevalgono prodotti che incidono sulla gestione domestica e il benessere personale rispetto all'elettronica di consumo più voluttuaria. Nei comportamenti d'acquisto, l'utilità batte la gratificazione immediata.
L'analisi del mercato del lavoro mostra una crescita quantitativa degli occupati, ma a fronte di una produttività stagnante e una distribuzione ineguale della ricchezza. Il numero di lavoratori cresce soprattutto tra i dipendenti (passati da 17,8 a 18,8 milioni tra il 2019 e il 2024), mentre gli autonomi accusano un calo (-9,8%). L'incremento riguarda prevalentemente i settori meno qualificati e il part-time, con un aumento delle ore lavorate (+2,3 miliardi in cinque anni).
Tuttavia, la retribuzione reale per ora lavorata diminuisce (-4,5%), e il potere d'acquisto rimane debole. Il 53% dei lavoratori considera prioritario un aumento salariale. Crescono anche fenomeni come il polilavoro e il ritorno dei pensionati nell'attività lavorativa (8,5%). La concentrazione della ricchezza peggiora: il 10% della popolazione possiede il 58% dei patrimoni.
La crescita della componente di laureati e diplomati tra gli occupati non si traduce in un corrispondente aumento di reddito o soddisfazione lavorativa, acuendo il senso di disincanto e precarietà. L'aumento del monte ore lavorate funge da fattore compensativo, ma non arresta la perdita di potere d'acquisto legata all'inflazione persistente e all'assenza di settori ad alto valore aggiunto.
La società italiana si ritrova in bilico tra eredità valoriali e apertura all'innovazione. Le scelte di consumo testimoniano una miscela di pragmatismo e idealismo: la difesa di alcuni capisaldi tradizionali (cibo, cura della famiglia, rispetto per l'ambiente) si fonde con la sperimentazione responsabile, favorendo stili di vita più sostenibili e su misura.
Cambia anche la percezione del benessere: aumenta l'attenzione ai consumi etici, alla trasparenza e alla qualità. L'acquisto di prodotti alimentari privilegia filiere sostenibili, la promozione dell'economia circolare e la responsabilità sociale. In parallelo, la tecnologia si integra in modo naturale nel quotidiano, supportando scelte informate e una gestione più intelligente delle risorse domestiche.