Dagli ultimi dati della Corte dei Conti emerge che dall'evasione fiscale scoperta si recupera davvero molto poco rispetto a quanto si dovrebbe: i numeri
I recenti dati della Corte dei Conti sul recupero delle somme sottratte all’Erario italiano a causa dell’evasione fiscale offre una rappresentazione oggettiva di inefficienza strutturale. L’ultimo rendiconto generale dello Stato certifica che, pur a fronte di strumenti tecnologici avanzati e norme di contrasto all’illegalità economica, la quota effettivamente incassata è inferiore a quanto dichiarato nelle strategie governative.
I dati più recenti della Corte dei Conti delineano un bilancio ben distante dalle proclamazioni ottimistiche. Nel 2024, su un totale di 72,3 miliardi di euro relativi ad accertamenti per evasione fiscale, soltanto 12,8 miliardi sono stati effettivamente acquisiti alle casse dello Stato.
La percentuale di recupero si attesta così intorno al 17,8%: significa che per ogni 100 euro di evasione scoperta, meno di 18 tornano effettivamente allo Stato. Questo rapporto rappresenta un parametro chiave del tax gap nazionale, ossia la differenza tra le imposte dovute e quelle realmente versate.
La tabella seguente mostra i dati chiave relativi al 2024:
Importo accertato | 72,3 miliardi € |
Incassato effettivo | 12,8 miliardi € |
Percentuale di recupero | 17,8% |
L’analisi evidenzia ulteriori criticità. Nel momento in cui le somme accertate transitano in cartelle esattoriali, il tasso di riscossione diminuisce drasticamente fino al 3,1%. Le procedure coattive risultano quindi poco incisive: solo tre euro ogni cento di evasione accertata tramite ruolo vengono recuperati nell’anno di competenza. Distinguendo tra tipi di imposta, emerge che l’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) vede ritorni inferiori al 10%, mentre l’Iva si attesta mediamente al 17,3%.
L’apparato dei controlli fiscali italiani, sorvegliato dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, soffre da tempo una carenza strutturale di risorse. Nel 2024, solo l’1,4% delle imprese e dei professionisti è stato interessato da un’ispezione sostanziale, con una copertura talmente ridotta da richiedere circa settant’anni, ai tassi attuali, per completare una rotazione completa su tutte le attività economiche presenti sul territorio.
La presenza sistematica di sanatorie e condoni fiscali, spesso introdotti come strumenti per alleggerire il magazzino dei crediti non riscossi, produce effetti paradossali sul comportamento dei contribuenti: molti scelgono deliberatamente di non regolarizzare le proprie posizioni nella convinzione che, prima o poi, verrà concessa una nuova opportunità di sanatoria.
Secondo la Corte dei Conti, l’ultima rottamazione-quater ha visto sfumare 11,2 miliardi di euro sotto forma di rate non incassate, il 49% del target previsto e inoltre: