Il cuore della riforma si fonda sull'idea che il lavoratore anche un beneficiario del successo dell'impresa.
L'Italia dà in modo ufficiale nel 2025 attuazione all'articolo 46 della Costituzione con l'assegnazione del diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle imprese. Dopo 77 anni di stallo normativo e di occasioni mancate, il Parlamento ha approvato la proposta di legge d'iniziativa popolare promossa dalla Cisl.
La nuova legge è una architettura giuridica che si articola in 4 direttrici: partecipazione economico-finanziaria, gestionale, organizzativa e consultiva. Ognuna di queste dimensioni trova una codificazione chiara, incentivi e meccanismi di attuazione che coinvolgono imprese, lavoratori, sindacati e istituzioni.
Per la riuscita di questa riforma è stato il sostegno della presidenza del Consiglio, che ha previsto in legge di Bilancio 2025 72 milioni di euro per coprire gli incentivi fiscali e dare concretezza alle nuove misure. Vediamo meglio:
Al di là del premio in busta paga, le aziende possono attribuire azioni o strumenti finanziari ai dipendenti tra le modalità già previste dal Codice Civile: distribuzione gratuita, acquisto agevolato o sottoscrizione riservata. La legge consente 'assegnazione di azioni in sostituzione del premio di risultato con una soglia esentasse del 50% fino a 1.500 euro in dividendi annuali.
Sul piano gestionale, la legge introduce meccanismi mutuati da esperienze tedesche e nordeuropee. Nelle società per azioni che adottano il modello dualistico, è prevista la possibilità, se contemplata dai contratti collettivi, che uno o più rappresentanti dei lavoratori entrino a far parte del consiglio di sorveglianza, l'organo preposto alla supervisione strategica dell'impresa.
Anche nelle aziende con governance monistica lo statuto potrà prevedere, sempre in accordo con le rappresentanze sindacali, la nomina di consiglieri dipendenti all'interno del consiglio di amministrazione o del comitato di controllo sulla gestione. I requisiti per questi ruoli prevedono onorabilità, competenza professionale e indipendenza mentre si vieta ai rappresentanti dei lavoratori di ricoprire incarichi direttivi nell'azienda nei tre anni successivi alla scadenza del mandato.
La legge prevede anche una riforma profonda della partecipazione organizzativa, con la possibilità per le imprese di creare commissioni paritetiche composte da rappresentanti aziendali e dei lavoratori, incaricate di proporre innovazioni nei processi produttivi, nei servizi, nell'organizzazione del lavoro e nella qualità dei luoghi di lavoro.
Gli statuti aziendali potranno inserire nel proprio organigramma figure nuove, come il referente per la formazione, per il welfare aziendale, per la qualità ambientale e per le politiche retributive. Queste figure avranno il compito di monitorare, proporre e valutare misure orientate al miglioramento del benessere lavorativo, operando come ponte tra dipendenti e management.
Infine, la partecipazione consultiva riconosce il diritto dei lavoratori a essere interpellati preventivamente sulle scelte che riguardano l'impresa. Questo potere consultivo può essere esercitato tramite le rappresentanze sindacali o, in loro assenza, dai rappresentanti eletti dai dipendenti. Il confronto, strutturato in sedi paritetiche, potrà riguardare la riorganizzazione, i licenziamenti collettivi, le delocalizzazioni e qualsiasi altra decisione con impatto sociale.
Per garantire uniformità nell'applicazione della legge, viene istituita presso il CNEL una Commissione nazionale permanente per la partecipazione, che avrà il compito di offrire pareri interpretativi, raccogliere best practice, promuovere azioni correttive e presentare proposte migliorative ogni due anni. La Commissione fungerà da osservatorio istituzionale sullo stato di salute della partecipazione in Italia.