Quando è possibile il demansionamento di un dipendente pubblico? La legge in vigore prevede che il lavoratore assunto in una Pubblica amministrazione debba essere adibito alle mansioni per cui è stato assunto e se, dopo l’assunzione, nel corso della vita professionale, il suo ruolo cambia e comportano un ruolo inferiore, allora si parla di demansionamento.
Non è, però, sempre valido e legale e proprio per chiarire la situazione con specifico riferimento al pubblico impiego è di recente intervenuta la Corte di Cassazione. Vediamo cosa ha previsto nel dettaglio.
- Quando è possibile il demansionamento di un dipendente pubblico secondo la Cassazione
- In quali casi avviene generalmente il demansionamento
Quando è possibile il demansionamento di un dipendente pubblico secondo la Cassazione
I dipendenti pubblici, al pari dei privati, possono essere temporaneamente demansionati e adibiti a mansioni inferiori rispetto al loro inquadramento: a stabilirlo è stata la Corte di Cassazione con la
sentenza 12128/2025, che ha però chiarito anche i limiti e le condizioni per cui questo può avvenire.
Secondo i giudici, infatti, l’assegnazione a mansioni inferiori è possibile solo a precise condizioni, che sono:
- le attività richieste non devono essere del tutto estranee alla professionalità del lavoratore;
- deve sussistere un’oggettiva esigenza dell’amministrazione (di tipo organizzativo o di sicurezza);
- la richiesta deve avvenire in via marginale rispetto alle attività qualificanti del dipendente o deve avere carattere meramente occasionale e temporaneo.
Considerando quanto sopra riportato, il demansionamento per i dipendenti pubblico può valere
solo in via del tutto occasionale, mentre il ricorso sistematico a mansioni inferiori viola il diritto al rispetto del profilo professionale di inquadramento.
In quali casi avviene generalmente il demansionamento
Il demansionamento, cioè il passaggio ad un ruolo o una mansione inferiore a quella di assunzione, può generalmente avvenire nei casi di momenti di difficoltà economica o di riduzione delle attività, per cui le aziende potrebbero dover ridurre i costi operativi, incluso il personale, o nei casi di:
- ristrutturazioni organizzative aziendali o fusioni, per cui le mansioni dei dipendenti possono cambiare per adattarsi alla nuova struttura dell’azienda;
- performance insoddisfacenti di dipendenti che non raggiungono gli obiettivi o le aspettative prestabilite;
- temporaneità dell’assegnazione a mansioni diverse per affrontare situazioni straordinarie o progetti speciali.
Una volta deciso, il demansionamento ha delle conseguenze, sia sul dipendente che sullo stesso luogo di lavoro, azienda privata o ente pubblico che sia.
Può, infatti, essere una condizione che può ridurre la soddisfazione lavorativa dei dipendenti, che si sentono poi demotivati dal dover svolgere compiti inferiori alle loro competenze e, riducendo le proprie performance, potrebbero incidere negativamente sull’andamento professionale e, di conseguenza, sull’efficienza e sulla produttività della realtà lavorativo.