Cosa cambia per i lavoratori affetti da tumore con l’approvazione della nuova legge 2025, cosa prevede e i reali vantaggi. I chiarimenti
Cosa prevede la nuova legge 2025 per i lavoratori che si ammalano di tumore? E’ stato approvato alla Camera, e si avvia a diventare legge ufficiale, il testo con le proposte di legge sulle disposizioni relative alla conservazione del posto di lavoro e ai permessi retribuiti per esami e cure mediche per i lavoratori affetti da malattie oncologiche. Vediamo cosa prevede nel dettaglio.
I 24 mesi di assenza dal lavoro potranno essere sia continuativi che frazionati. Tuttavia, si tratta di un periodo che non prevede il pagamento della normale retribuzione né il riconoscimento della contribuzione e dell’anzianità di servizio.
Per i lavoratori autonomi è prevista la sospensione dell’attività lavorativa svolta in via continuativa per un massimo di 300 giorni nell’anno solare.
Accanto all’allungamento del periodo di astensione dal lavoro, i dipendenti malati oncologici potranno usufruire di dieci ore in più l’anno di permesso retribuito per visite, esami, analisi e cure mediche frequenti, oltre a quanto già previsto dai singoli contratti nazionali di lavoro Ccnl e dalla normativa nazionale.
Inoltre, se nel settore privato, il datore di lavoro può chiedere il rimborso degli oneri all’ente previdenziale, mentre nel pubblico la P.A. provvede alla sostituzione del personale secondo quanto stabilito dalla contrattazione collettiva.
Dopo il periodo di assenza dal lavoro (fino a 2 anni) i malati di tumore avranno priorità di accesso allo smart working.
Nonostante si parli di un testo che riconosce ulteriori diritti a lavoro per i malati di tumore, secondo la segretaria generale della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), Elisabetta Iannelli, si tratta di una legge che non viene in realtà incontro alle necessità delle persone malate oncologiche.
E’ vero, infatti, che allunga il periodo di comporto, per cui il lavoratore non rischia di perdere il posto di lavoro, ma è anche vero che comunque durante questo periodo il lavoratore stesso non viene pagato, non ha i contributi ai fini pensionistici, e non può neppure svolgere altri lavori.
Si tratta di privazioni importanti che, secondo la Iannelli, devono essere corrette perché non garantiscono tutele ai soggetti interessati.
E chiede (ancora) di riconoscere un comporto lungo, indennizzato e coperto da contribuzione, nonchè l’esclusione da tale periodo dei giorni di ricovero o di day hospital per le terapie.