Se da un lato l’aumento del diesel punta a garantire risorse necessarie per il trasporto pubblico locale, dall’altro il rialzo dei prezzi rischia di aggravare il bilancio familiare.
Il 2025 si apre con un cambiamento nella tassazione sui carburanti. La mancata proroga del taglio delle accise, unita alle nuove disposizioni introdotte dal Governo, ha determinato un aumento dei prezzi di diesel e benzina. Questa misura, giustificata dalla necessità di reperire risorse per finanziare il contratto del trasporto pubblico locale, ha acceso il dibattito su impatti economici e sociali. Vediamo quindi:
In parallelo l'accisa sulla benzina subirà una riduzione dello stesso importo, ovvero 1 centesimo al litro annuo. Partendo da un valore attuale di 0,728 euro al litro, l'accisa scenderà a 0,718 euro al litro nel 2025. Questa diminuzione, sebbene modesta, alleggerirà lievemente il prezzo della benzina per i consumatori e bilancerà in parte l’aumento del diesel.
L'introduzione di questa misura è stata giustificata dal Governo come una necessità per finanziare il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale, che richiede circa 500 milioni di euro. La rimodulazione delle accise dovrebbe generare un gettito aggiuntivo stimato in 200 milioni di euro nel primo anno, destinato ad aumentare progressivamente fino a 600 milioni di euro entro il 2030.
Il Governo ha quindi dichiarato che la misura punta a ridurre la disparità fiscale tra benzina e diesel, il cui consumo è storicamente incentivato da accise più basse. Questo riallineamento, secondo le intenzioni dell’esecutivo, è anche in linea con gli obiettivi ambientali europei, considerando che il diesel è più inquinante rispetto alla benzina in determinate condizioni.
Nonostante le motivazioni ufficiali, la decisione ha generato ampie critiche. Durante la campagna elettorale, il Governo aveva promesso interventi per abbassare i costi dei carburanti, ma la mancata proroga del taglio delle accise e l’introduzione di nuovi incrementi hanno sollevato polemiche. Molti consumatori e associazioni hanno definito l'aumento del diesel una tassa occulta, che colpisce in modo particolare i lavoratori e le famiglie che utilizzano veicoli diesel per esigenze quotidiane.
Le opposizioni politiche hanno sottolineato come questa misura rischi di avere un effetto inflazionistico poiché il diesel è ampiamente utilizzato anche nel trasporto merci, con potenziali ripercussioni sui costi al dettaglio di beni e servizi. L'aumento potrebbe penalizzare le aree rurali, dove l'utilizzo di veicoli diesel è più diffuso e il trasporto pubblico è meno capillare.