Con il possibile via libera della direttiva UE, i prezzi di sigarette ed e-cig potrebbero salire ben oltre i recenti aumenti: tra ipotesi di rincari, impatti fiscali e sanitari, rischi di contrabbando e il confronto tra posizioni contrastanti.
L’Unione Europea sta procedendo verso una revisione della direttiva che disciplina le accise sui prodotti del tabacco, con l’obiettivo dichiarato di aggiornare la tassazione sulle sigarette tradizionali e sui dispositivi elettronici come le e-cig. La consultazione pubblica recentemente conclusa ha spianato la strada a modifiche che entreranno in vigore entro il 2028 o anche prima, mirando a un maggiore allineamento tra i Paesi membri nel contrasto ai danni sanitari e sociali derivanti dal consumo di nicotina.
La bozza della riforma, discussa a Bruxelles, prevede specificamente l’innalzamento delle aliquote minime comunitarie per tutti i prodotti contenenti nicotina. Secondo le prime simulazioni, queste misure porteranno a un aumento significativo dei prezzi al dettaglio per il consumatore finale, incidendo non solo sulle sigarette classiche ma anche sui prodotti di nuova generazione. L’Italia, che storicamente applica uno degli oneri fiscali più bassi in Europa sulle sigarette, potrebbe vedere aumenti che superano ampiamente quelli già applicati negli ultimi anni.
Lo scenario normativo che si profila ha come obiettivi dichiarati la riduzione della spesa sanitaria legata alle patologie fumo-correlate, un maggior gettito tributario per gli Stati membri e una generale omogeneizzazione delle regole fiscali su scala europea.
Secondo le proiezioni ufficiali, in Italia il prezzo medio di un pacchetto di sigarette potrebbe aumentare di circa 3 euro qualora le proposte della Commissione europea fossero adottate senza modifiche. Questo significa che il costo dei pacchetti delle principali marche, già salito a circa 6,20 euro nel 2024, si attesterebbe attorno ai 9 euro, avvicinandosi ai livelli di altri importanti Paesi europei.
Il rincaro riguarda anche i dispositivi a rischio ridotto e le sigarette elettroniche: per questi prodotti si prevede un’armonizzazione della tassazione, con un incremento medio compreso tra 1 e 2 euro sulle ricariche. In tabella sono presentati i prezzi medi di un pacchetto di sigarette nei principali Paesi UE dopo l’ipotetico recepimento della direttiva:
| Paese | Prezzo Attuale (€) | Prezzo Stimato Dopo Direttiva (€) |
| Italia | 6,20 | 9,00 |
| Francia | 12,50 | 13,00 |
| Spagna | 5,54 | 8,50 |
| Germania | 6,46 | 9,00 |
| Irlanda | 13,00 | 13,50 |
Nel confronto europeo, il Belpaese mantiene ancora prezzi inferiori a Irlanda e Francia anche dopo l’incremento prospettato, ma il gap si ridurrebbe notevolmente. La direttiva mira infatti a eliminare i divari troppo ampi tra Stati membri, facilitando così la lotta al turismo del tabacco e scoraggiando l’acquisto transfrontaliero di sigarette a prezzo inferiore.
Le stime della Commissione UE evidenziano che l’introduzione delle nuove accise comporterebbe un aumento del gettito fiscale a livello comunitario di circa 15 miliardi di euro annui. Parallelamente, si prevede un risparmio sulla spesa sanitaria di almeno 6 miliardi di euro, grazie alla diminuzione delle patologie connesse al consumo di tabacco e al calo delle frodi derivanti dall’illegalità nel settore.
L’Associazione Italiana di Oncologia Medica e altre organizzazioni scientifiche hanno sostenuto iniziative di tassazione mirata sulle sigarette, sottolineando il duplice beneficio: oltre a generare risorse per il bilancio pubblico, tali misure hanno una comprovata efficacia nel disincentivare il consumo, in particolare tra i più giovani. I proventi derivanti dalle accise potrebbero inoltre essere riallocati al rafforzamento dei servizi sanitari nazionali.
La riforma proiettata dalla direttiva europea si inserisce dunque in una strategia integrata: più entrate fiscali, ma anche una riduzione netta del carico sulle strutture sanitarie pubbliche, che ogni anno fronteggiano i costi diretti e indiretti connessi alle malattie provocate dal tabagismo.
L’aggiornamento delle accise crea un acceso dibattito tra le diverse categorie coinvolte. Da un lato gli oncologi propongono da tempo aumenti ancora più incisivi, suggerendo addirittura un incremento di 5 euro a pacchetto. Il mondo scientifico vede nella tassazione uno strumento efficace per scoraggiare il consumo e finanziare la prevenzione e la cura delle patologie correlate.
Il Governo italiano, attraverso interventi del Ministro dell’Economia e altri rappresentanti istituzionali, esprime cautela sulla rapidità e sull’intensità degli aumenti. Si sottolinea la necessità di periodi transitori, aumenti graduali e salvaguardie che tengano conto del potere d’acquisto nazionale e della sostenibilità del comparto produttivo e distributivo, composto per lo più da microimprese a carattere familiare.
I tabaccai manifestano forti timori: l’ulteriore incremento del costo, secondo la loro federazione, rischia di minare la competitività e la stessa sopravvivenza delle tabaccherie, oltre a favorire l’espansione del mercato illecito. Ritengono prioritaria l’introduzione di strumenti che adeguino la tassazione al contesto socio-economico di ciascun Paese per tutelare il tessuto della distribuzione legale, la cui capillarità assicura anche un presidio sociale.
L’Italia ha già sperimentato negli ultimi anni diversi ritocchi al rialzo sulle accise del tabacco. Tra il 2023 e il 2024, si sono verificati aumenti medi di 20-30 centesimi a pacchetto e, in alcuni casi, sono stati previsti ulteriori rincari in legge di bilancio, in particolare sull’accisa fissa che salirà ancora dal 2025 (fonte: Agenzia Dogane e Monopoli).
Storicamente, il prezzo di un pacchetto di sigarette in Italia è rimasto tra i più bassi dell’Europa occidentale. Il seguente riepilogo mostra i principali valori rilevati negli ultimi anni:
| Anno | Italia (€) | Francia (€) | Inghilterra (€) | Spagna (€) |
| 2021 | 6,00 | 9,00 | 12,00 | 5,54 |
| 2024 | 6,20 | 12,50 | n.d. | 5,54 |
Con l’adeguamento suggerito dall’autorità europea, i prezzi italiani colmerebbero parte di questo storico divario, ridimensionando il fenomeno degli acquisti oltreconfine ma sollevando interrogativi sulle eventuali ricadute sul consumo e sull’andamento del mercato interno.
L’introduzione di accise più elevate rischia, secondo i rappresentanti della categoria dei tabaccai, di accentuare un fenomeno già delicato: l’aumento del contrabbando e della vendita irregolare di sigarette. L’incremento dei prezzi nel circuito autorizzato potrebbe indurre una quota di consumatori a rivolgersi a canali illegali, spesso sprovvisti di controlli di qualità e sicurezza.
I tabaccai italiani, attraverso le loro federazioni, mettono in guardia le istituzioni dal sottovalutare il collegamento tra tassazione e diffusione del mercato nero. La loro richiesta si concentra sulla necessità di politiche fiscali che tengano conto delle specificità territoriali, per evitare la desertificazione delle attività regolari e non incentivare il ricorso a prodotti non tracciabili. È quindi centrale per il comparto difendere la rete delle rivendite legali, presidio che garantisce non solo il gettito fiscale ma anche il rispetto delle normative vigenti sulle vendite.
Le istituzioni italiane, con la partecipazione del Ministro dell’Economia e di altri esponenti di rilievo, stanno concentrando il confronto sulla necessità di rendere il processo di adeguamento il meno traumatico possibile per consumatori e settore distributivo. Tra le proposte emerse in sede Ecofin, vi è quella di procedere con aumenti progressivi delle aliquote minime, supportati da specifici periodi transitori: questa soluzione consentirebbe al mercato interno di assorbirne l’impatto e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini.
Parallelamente, parte della politica e delle associazioni invita a destinare parte delle risorse generate dagli incrementi ad azioni concrete di sostegno al settore e di promozione della salute pubblica. È inoltre oggetto di riflessione la possibilità di adattare le aliquote alle differenze economiche tra i vari Stati membri UE, mantenendo un principio di equità e sostenibilità.
L’evoluzione della direttiva sulle accise e i relativi aumenti rimane dunque sotto scrutinio, tra richieste di gradualità, garanzie sul tenore di vita e la difesa di un comparto che, in Italia, rappresenta ancora un importante anello della filiera distributiva e sociale.