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Export in Italia, dati e statistiche molto positive finora nel 2025. I settori migliori e peggiori e incognita dazi

di Marcello Tansini pubblicato il
I settori migliori e peggiori

Nel 2025 l'export italiano mostra segnali di forza tra dati positivi, settori dinamici come farmaceutica e alimentare, territori in crescita e nuove sfide come i dazi, delineando prospettive e strategie per il Made in Italy.

L'export rappresenta una componente essenziale della crescita e della resistenza economica italiana, contribuendo a circa un terzo del Prodotto Interno Lordo nazionale. Nel 2025 il quadro globale si mostra particolarmente complesso: la domanda internazionale è influenzata da politiche commerciali protezionistiche, rallentamento economico nell'Eurozona e instabilità delle catene di approvvigionamento. Tuttavia, la reputazione di qualità e affidabilità dei prodotti italiani consente alle imprese di mantenere una presenza stabile sui mercati esteri. Le previsioni per il nuovo anno suggeriscono un percorso fatto di opportunità e sfide.

Le stime di principali istituti di ricerca, come ISTAT e SACE, segnalano dinamiche favorevoli per diversi settori chiave, sebbene persistano rischi legati a tensioni geopolitiche e alla volatilità dei prezzi delle materie prime. In tale scenario, la capacità di adattamento delle aziende e la diversificazione dei mercati restano fattori determinanti per consolidare e rafforzare il posizionamento di "export italia 2025" nel panorama internazionale.

Andamento generale dell'export italiano nel 2025: dati, trend e volumi

Il 2025 si contraddistingue per una crescita dell'export in valore, con una progressione intorno al 3% su base annua secondo le più recenti proiezioni SACE e ISTAT. Questa crescita, sebbene inferiore al ritmo degli anni pre-pandemici, riflette un'economia capace di intercettare la domanda globale nei segmenti strategici, nonostante le incertezze che ancora caratterizzano il commercio internazionale. L'analisi dei dati trimestrali evidenzia una variazione positiva soprattutto nel primo semestre, in cui l'aumento delle esportazioni ha raggiunto il 2,1% rispetto all'anno precedente.

A livello monetario la performance dell'export è sostenuta dalle vendite in mercati extra-UE, specialmente Stati Uniti ed economie emergenti, mentre l'Europa continentale registra una domanda più contenuta. Parallelamente, i prezzi all'importazione risultano in flessione, supportati da una diminuzione dei costi energetici e dal rafforzamento dell'euro. La tabella seguente illustra la variazione tendenziale dell'export nei primi sei mesi dell'anno:

Mercato

Variazione annua (%)

Stati Uniti

+10,3

Svizzera

+18,4

Francia

+6,7

Spagna

+12,0

Germania

+5,0

Paesi extra-UE (media)

+5,2

Mercato UE (media)

+4,6

Nonostante alcuni episodi di flessione mensile, come registrato in primavera, l'output complessivo rimane positivo. Il saldo commerciale resta ampiamente positivo, pur mostrando segnali di lieve contrazione rispetto al 2024, in seguito alla riduzione dell'avanzo nei prodotti non energetici e alla persistenza di disavanzi nel settore energetico.

I settori trainanti e quelli in difficoltà: farmaceutica, alimentare, trasporti, automotive ed energia

Le analisi relative a "export italia 2025" confermano i profondi divari tra comparti. I settori che hanno sostenuto la progressione delle esportazioni sono soprattutto:

  • Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici: crescita del 38,8% nel primo semestre, guidata da una forte domanda negli Stati Uniti e in Europa occidentale.
  • Mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli): incremento medio annuale superiore all'8%, trainato da commesse su mercati extra-UE.
  • Alimentari, bevande e tabacco: performance costante, con una variazione del +5/6% grazie al valore aggiunto riconosciuto al "Made in Italy".
  • Metalli di base e prodotti in metallo: aumento del 3,4% nella prima metà dell'anno.
In controtendenza:
  • Automotive: segna un calo del 10,3% su base annua, penalizzato dalla riduzione della domanda tedesca e dal contesto competitivo internazionale.
  • Energia e prodotti petroliferi raffinati: diminuzione rilevante, superiore al 22% nei primi sei mesi, dovuta alla volatilità dei prezzi e alla transizione energetica in corso.
  • Altri comparti: debolezza per informatica, prodotti elettronici e strumenti musicali.
Si conferma la polarizzazione delle esportazioni tra i comparti ad alto contenuto tecnologico e quelli tradizionali, anche a causa delle variazioni nella domanda mondiale e degli investimenti in innovazione e sostenibilità.

Le dinamiche regionali e provinciali: chi cresce di più e chi fatica

L'evoluzione dell'export varia sensibilmente tra aree geografiche. I dati ISTAT indicano che cinque regioni – Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte – realizzano circa il 72% del valore nazionale delle vendite oltreconfine. Lombardia si conferma leader indiscussa, con quasi 87 miliardi di scambi commerciali nel primo trimestre e un incremento del 4% rispetto all'anno precedente.

Particolare rilievo assumono alcune province che hanno mostrato crescite eccezionali:

  • Firenze: +34% sugli scambi, grazie al traino dell'alimentare e della moda.
  • Friuli-Venezia Giulia: +18%, con Trieste protagonista di un incremento superiore al 180%.
  • Toscana: +12,3%, anche per la vitalità delle PMI nell'export di beni di lusso e agroalimentare.
Al contrario, si osservano difficoltà soprattutto nelle regioni e province a base industriale tradizionale prive di filiere innovative o troppo concentrate su comparti colpiti dalla domanda estera in calo, come autoveicoli ed energia.

Questi dati evidenziano quanto la capacità di agire su scala globale non sia omogenea, riflettendo il divario infrastrutturale e di tessuto produttivo tra le diverse zone del Paese.

I principali mercati di destinazione: tra consolidamenti e nuove opportunità

La spinta verso le esportazioni interessa un'ampia gamma di paesi. Tradizionalmente, i partner principali restano Stati Uniti, Germania e Francia, ma si osservano dati particolarmente dinamici anche in:

  • Emirati Arabi Uniti: crescita superiore al 20% annuo, favorita da investimenti in infrastrutture e domanda nei settori della meccanica avanzata e dell'energia.
  • Arabia Saudita: incrementi in doppia cifra, trainati da progetti energetici e cooperazione sulla sostenibilità.
  • ASEAN (Sud-est asiatico): domanda in sviluppo su tecnologia, meccanica e beni di consumo di fascia alta.
  • America Latina e Africa: nuove opportunità di mercato, specialmente nei settori agricolo, farmaceutico e macchinari per l'industria.
L'incremento su mercati diversi da quelli tradizionali risponde all'esigenza di ridurre la dipendenza dall'Europa continentale e di cogliere le opportunità offerte dall'espansione della classe media nei paesi emergenti.

Il nodo dei dazi: rischi e impatti attesi sull'export italiano

La prospettiva di nuove misure protezionistiche, in particolare da parte degli Stati Uniti, rappresenta un rischio concreto per l'evoluzione degli scambi commerciali. Secondo il rapporto Coface, nel 2025 l'Italia figura tra i paesi più esposti agli effetti di eventuali dazi selettivi, che potrebbero coinvolgere settori ad alta intensità di esportazioni verso gli USA come:

  • Macchinari industriali e beni strumentali
  • Farmaceutica
  • Automotive
  • Agroalimentare e vini
  • Mobili, calzature e moda
Qualora i dazi raggiungessero tassi del 15%, si stima un impatto negativo potenziale fino a 22 miliardi di euro e una contrazione di mezzo punto percentuale del PIL nazionale, come evidenziato dalle simulazioni del Centro Studi Confindustria.

Non trascurabili anche le ripercussioni indirette sulle filiere produttive integrate con partner europei, in particolare la Germania. In tale scenario, la versatilità della base industriale nazionale assume un ruolo centrale per attutire gli shock e individuare nuovi sbocchi.

Strategie di internazionalizzazione e diversificazione: come le imprese possono prepararsi

Le sfide del contesto attuale richiedono alle imprese italiane una rinnovata strategia di penetrazione internazionale. Gli esperti suggeriscono di adottare misure quali:

  • Incrementare gli investimenti in innovazione e tecnologie avanzate
  • Stringere partnership e accordi di collaborazione sui mercati esteri
  • Espandere la presenza commerciale nei paesi ad elevato potenziale, come ASEAN, Golfo Persico, America Latina e Africa
  • Sviluppare capacità di gestione del rischio, anche tramite soluzioni assicurative e strumenti messi a disposizione da SACE e SIMEST
  • Puntare su qualità, tracciabilità e sostenibilità come asset distintivi per il "Made in Italy"
L'internazionalizzazione deve inoltre essere affiancata da misure di formazione continua delle risorse umane e dal rafforzamento della dimensione digitale dei processi produttivi e distributivi.