L’andamento dei consumi in Italia rispecchia una realtà carica di segnali di rallentamento e cambiamento. Se da un lato la spinta verso la crescita economica sembra faticare, dall'altro emerge una tendenza inequivocabile all’ aumento della propensione al risparmio. Secondo le ultime rilevazioni Istat, le famiglie italiane destinano una parte crescente del reddito a una forma di accantonamento precauzionale, a fronte di consumi che risultano stagnanti o in diminuzione. I dati confermano come l’ erosione del potere d’acquisto unita all’incertezza sul futuro spinga a contenere le spese, privilegiando beni essenziali e riducendo acquisti discrezionali.
Evoluzione recente del reddito disponibile e del potere d’acquisto
L’analisi delle dinamiche relative al reddito disponibile delle famiglie italiane negli ultimi anni evidenzia alcune tendenze chiave che aiutano a comprendere il quadro emergente. I dati Istat per il secondo trimestre del 2025 segnalano un aumento dello 0,8% del reddito disponibile lordo rispetto ai tre mesi precedenti. Tuttavia, la crescita della capacità effettiva di spesa si dimostra più contenuta: il potere d’acquisto è aumentato appena dello 0,3%, mentre l’inflazione, se pur in rallentamento, ha mantenuto una variazione positiva dello 0,5% nello stesso periodo.
Cosa sta succedendo e alcune cause in sintesi:
- Pressione fiscale: il peso delle imposte continua a crescere, arrivando al 42,3%, e inibisce la capacità delle famiglie di espandere i consumi non essenziali.
- Crescita nominale vs. reale: sebbene la spesa pro capite reale sia oggi superiore ai livelli di trent’anni fa, resta comunque inferiore ai picchi precedenti le grandi crisi economiche. Ad esempio, rispetto al 2007, la cifra media pro capite è ancora più bassa di circa 220 euro in termini reali.
- Effetti ricorrenti delle crisi: i periodi di recessione, soprattutto dopo il 2008 e l’onda lunga della pandemia, hanno lasciato una cicatrice profonda nelle abitudini di consumo. Gli italiani si sono adattati a un contesto caratterizzato da maggiore precarietà del lavoro, salari poco dinamici e continue spinte inflazionistiche.
Anno |
Reddito disponibile pro capite (€) |
Potere d’acquisto |
1995 |
19.322 |
Medio |
2007 |
22.334 |
Alto (pre-crisi) |
2025 |
22.114 |
Inferiore a 2007 |
Anche nei periodi di crescita occupazionale, come nei primi nove mesi del 2025, i benefici sono risultati limitati dal rallentamento della dinamica dei consumi reali e dal persistente gap salariale con altri grandi Paesi europei. L’utilizzo della parola chiave "famiglie italiane meno consumi" trova così conferma nei dati: pur in presenza di redditi in miglioramento, la spesa rimane contenuta e il valore reale degli acquisti si riduce.
La propensione al risparmio: cause e conseguenze sulla spesa familiare
L’aumento del risparmio delle famiglie rappresenta una reazione a un contesto percepito come instabile. Secondo Istat, nel secondo trimestre 2025 la propensione ha raggiunto il 9,5%, superando il trend dei periodi recenti e avvicinandosi ai livelli più alti del passato, sebbene ancora lontani dal 20% degli anni Ottanta.
- Motivazioni psicologiche e strutturali: la memoria delle crisi passate e la paura di nuove turbolenze, come tensioni geopolitiche o l’incertezza sul fronte del lavoro, portano a risparmiare invece di spendere.
- Tipologia di risparmio: il denaro viene prevalentemente lasciato in depositi bancari liquidi, segno di scarsa fiducia negli investimenti a lungo termine.
Questo comportamento ha importanti conseguenze anche in termini macroeconomici: la scelta di ridurre i consumi genera una minore domanda interna, condizionando negativamente la crescita. Nonostante i bassi tassi di interesse sui conti correnti e un’inflazione che continua a intaccare il valore dei risparmi, la sicurezza e la disponibilità di liquidità immediata prevalgono sulla ricerca di rendimento.
Risparmiare di più non significa necessariamente accumulare ricchezza, ma spesso protegge da potenziali imprevisti, come periodi di disoccupazione o aumenti dei costi dei servizi essenziali. Tuttavia, una tale tendenza limita la capacità delle famiglie di contribuire alla ripresa economica attraverso la spesa.
Come stanno cambiando i consumi: tecnologia, alimentazione, tempo libero e beni tradizionali
L’evoluzione dei modelli di spesa negli ultimi trent’anni disegna un’Italia in trasformazione. Diversi i settori che si muovono su traiettorie divergenti:
- Comparto tecnologico: la quota di spesa per telefoni, informatica e dispositivi digitali è cresciuta in modo esponenziale, con un aumento vicino al 3.000% dal 1995 al 2025. La digitalizzazione, incentivata anche dalla diffusione dei servizi online e dallo smart working, ha lasciato un segno nel carrello delle famiglie.
- Tempo libero e cultura: servizi culturali, attività ricreative e viaggi hanno registrato un balzo reale superiore al 120% rispetto a trent’anni fa, mentre cresce la spesa per ristorazione (+25,7%) e viaggi/vacanze (+18%), sebbene ci sia ancora una distanza da colmare rispetto ai livelli pre-pandemici.
- Beni tradizionali: diminuzione strutturale degli acquisti di generi alimentari (-5,1%), abbigliamento e calzature (-0,5%), mobili ed elettrodomestici pressoché stabili, ed un calo marcato del consumo reale di energia domestica (-35,1%). Tali cambiamenti riflettono sia una maggiore attenzione all’efficienza energetica sia una revisione delle priorità familiari.
- Servizi e modalità d’acquisto: la crescita dell’e-commerce registra un aumento, mentre la distribuzione tradizionale perde terreno, specie sugli acquisti non alimentari e di piccole superfici.
Questo cambio di paradigma è colto dai dati sulle "famiglie italiane meno consumi": oggi gli acquisti premiano l’innovazione e la praticità, mentre la prudenza e la necessità di risparmio comprimono le spese per beni durevoli e alimentari. Allo stesso tempo, la diffusione delle "famiglie unipersonali" e l’invecchiamento della popolazione incidono sulle scelte d’acquisto, favorendo confezioni monodose, prodotti salutistici e servizi domiciliari.
Fattori che penalizzano i consumi: inflazione, tasse e incertezza
Molteplici sono gli elementi che concorrono a frenare la spinta agli acquisti e alla domanda interna. Tra i più rilevanti:
- Inflazione: l’incremento dei prezzi, pur rallentato rispetto agli ultimi due anni, continua a ridurre il valore reale degli stipendi e la quantità di beni acquistabili. La crescita nominale dei consumi spesso maschera una riduzione dei volumi effettivi acquistati.
- Pressione fiscale: il carico delle imposte dirette e indirette limita il reddito disponibile effettivo, incidendo negativamente in particolare sui nuclei a basso reddito e sulle categorie più fragili.
- Incertezza economica e sociale: le tensioni internazionali, l’instabilità dei mercati finanziari e le riforme fiscali ancora in via di definizione generano difficoltà nel pianificare la spesa. Il clima di cautela porta a scelte conservative, con effetti depressivi sulla manovra dei consumi.
I dati sulle vendite al dettaglio nel 2025 certificano questa situazione: diminuisce il volume acquistato (-1,3% su base annua ad agosto), mentre i prezzi aumentano, portando a una contrazione reale dei consumi alimentari (-2,2%). L’associazione "famiglie italiane meno consumi" risulta quindi ben radicata nelle dinamiche strutturali dell’economia italiana.
Impatto sui diversi tipi di famiglie e sulle categorie più vulnerabili
Le variazioni nei consumi e nelle possibilità di spesa non si riflettono in modo uniforme su tutte le realtà sociali. Alcune categorie risultano particolarmente colpite:
- Nuclei monoparentali e monogenitoriali: tipicamente con un solo reddito e più figli a carico, soffrono maggiormente sia per l’isolamento sociale sia per la difficoltà di far fronte alle spese essenziali.
- Famiglie con basso reddito e molti componenti: i vincoli finanziari sono più rigidi e aumentano il rischio di esclusione da beni e servizi essenziali, quali alimentazione e cure sanitarie.
- Anziani soli: i dati Istat mostrano che oltre il 41% delle famiglie italiane sarà composto da una sola persona entro il 2050, spesso ultra 65enni. Per questi soggetti, le spese per utenze, alimenti e affitti pesano di più ed incidono sulla capacità di risparmio e investimenti.
- Famiglie disfunzionali: conflitti interni e carenze relazionali aumentano la vulnerabilità economica, spesso impedendo una gestione efficiente delle risorse.
L’impatto della crisi dei consumi è aggravato dalla riduzione del potere d’acquisto e dalla pressione fiscale crescente, provocando affaticamento economico e disagio sociale crescente in ampie fasce della popolazione.
La stagnazione dei consumi e il rischio per l’economia italiana
L’attuale situazione di "famiglie italiane meno consumi" comporta rischi significativi per la crescita dell’intero sistema-Paese. Proiezioni Confesercenti-CER stimano un aumento della spesa delle famiglie pari allo 0,5% in termini reali nel 2025, mentre il Pil atteso cresce di appena lo 0,5%. Il commercio al dettaglio soffre sia in termini di valore che di volume, con una domanda interna che non sembra riprendersi neanche nel contesto di maggiore stabilità dei prezzi e di occupazione in crescita.
Il rischio che questa stagnazione produca effetti strutturali si riflette in diversi ambiti:
- Difficoltà per il tessuto commerciale tradizionale, in particolare per le piccole superfici e i negozi di vicinato, sempre più minacciati dalla desertificazione e dall’avanzata dell’online.
- Riduzione delle prospettive di crescita per l’intero comparto produttivo nazionale, aggravata anche dal rallentamento degli effetti espansivi del PNRR e delle riforme fiscali attese.
- Aumento delle disuguaglianze territoriali e sociali, con il rischio di fratture nell’accesso a beni e servizi di base.
Secondo numerosi analisti, senza una spinta alla crescita dei redditi e un ritorno della fiducia, la stagnazione potrebbe consolidarsi, penalizzando la ripresa e la posizione competitiva dell’Italia all’interno dell’Unione Europea.
Prospettive future: quali politiche per sostenere redditi, consumi e crescita?
Le strategie per invertire la tendenza delle “famiglie italiane meno consumi” passano attraverso interventi concreti su più fronti:
- Aumento del potere d’acquisto: interventi come il taglio del cuneo fiscale stabilito dalla recente Legge di Bilancio mirano a rendere più leggero il carico fiscale sui lavoratori rendendo possibile un effettivo incremento dei salari reali.
- Sostegno alla domanda interna: politiche di riduzione selettiva dell’IVA e incentivi all’acquisto di beni e servizi essenziali possono favorire una graduale ripresa delle spese.
- Investimenti in welfare e servizi: in particolare per la popolazione anziana o a basso reddito, è necessario rafforzare reti di protezione, servizi domiciliari e prestazioni sanitarie e sociali.
- Digitalizzazione e innovazione: sostenere l’accesso alle nuove tecnologie e favorire la trasformazione digitale contribuisce a generare nuova occupazione e migliorare la qualità della vita.
La principale sfida resta quella di restituire alle famiglie la fiducia in una prospettiva di miglioramento, intervenendo su salari, fiscalità e servizi alle persone. Solo così sarà possibile riattivare la spinta ai consumi e garantire una crescita sostenibile per l’intera società italiana.