L'Eco-schema 5 della PAC 2025 offre finanziamenti per incentivare la messa a riposo dei terreni, promuovendo sostenibilità, biodiversità e benefici ambientali. Importi e chiarimenti
Il programma di finanziamenti previsto dall’Eco-schema 5 della PAC 2025 pone al centro i terreni agricoli non coltivati, promuovendo interventi mirati alla preservazione ambientale. Attraverso contributi economici specifici, gli agricoltori sono incentivati a destinare almeno il 4% dei propri seminativi a superfici improduttive. Questa misura, ormai consolidata all'interno del Piano Strategico PAC 2023-2027, mira a sostenere la biodiversità e il miglioramento della qualità del suolo. I fondi sono distribuiti su base regionale, con importi variabili in base alla localizzazione dei terreni.
I finanziamenti previsti nell'ambito dell’Eco-schema 5 della PAC 2025 si rivolgono agli agricoltori che destinano una parte delle loro superfici coltivabili a terreni lasciati a riposo. Gli aiuti sono differenziati in base alla posizione geografica e rappresentano un sostegno consolidato per favorire pratiche agricole sostenibili. La distribuzione dei pagamenti è regolata dalla circolare Agea n. 542 e garantisce maggiore equità grazie agli adeguamenti approvati dalla Commissione Europea.
Gli importi dei sostegni economici variano in base alla specifica localizzazione geografica dei terreni agricoli interessati.
La misura dispone di una dotazione finanziaria di 10,2 milioni di euro annuali, e mira a coprire un minimo di 128.000 ettari a livello nazionale. Gli importi erogati dipendono dall’effettiva conformità alle regole stabilite, come l'inclusione di elementi come terreni a riposo e altre superfici ecologiche.
I criteri per poter accedere ai contributi previsti dall’Eco-schema 5 si basano su specifiche condizioni legate alla gestione dei terreni e alla tipologia di superfici destinate a finalità ecologiche. È indispensabile per gli agricoltori destinare almeno il 4% dei seminativi aziendali a superfici improduttive. Queste possono comprendere:
Le aziende agricole con superfici inferiori a 10 ettari, precedentemente escluse, sono ora incluse nella misura per il 2025, ampliando le possibilità di adesione. Gli agricoltori devono presentare domande attraverso gli organismi pagatori autorizzati, come regolato da Agea, e dimostrare la conformità alle condizioni previste, incluse le documentazioni geografiche per terreni situati in aree protette o vulnerabili.
L’Eco-schema 5 rappresenta un elemento centrale per la promozione della sostenibilità agricola, incentivando pratiche che minimizzano l’impatto ambientale dell’agricoltura. Attraverso il mantenimento di superfici improduttive, inclusi terreni a riposo ed elementi paesaggistici come siepi e muretti a secco, si contribuisce a ridurre i processi di erosione del suolo e a migliorare la conservazione delle risorse idriche.
La riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi nelle aree designate rappresenta un ulteriore beneficio ambientale, diminuendo il rischio di contaminazione delle falde acquifere nelle zone vulnerabili ai nitrati. Questo aspetto è particolarmente rilevante in territori sottoposti a elevate pressioni produttive, dove le pratiche agricole convenzionali rischiano di compromettere la qualità delle risorse naturali.
L’obiettivo del programma è anche sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il mantenimento o la creazione di boschetti, stagni e fasce alberate aiuta a incrementare la capacità di assorbimento del carbonio e a stabilizzare i microclimi locali. Questi interventi, favoriscono lo sviluppo di un’agricoltura più resiliente e in linea con gli obiettivi di sostenibilità stabiliti dalla Commissione Europea per il periodo 2023-2027.
Inoltre attraverso le misure dell’Eco-schema 5, gli agricoltori sono incentivati a preservare habitat naturali e creare aree di rifugio ecologico. L’adozione di superfici improduttive come boschetti, stagni o siepi fornisce un supporto concreto alla fauna selvatica, promuovendo la riproduzione e il sostentamento di specie animali e vegetali autoctone.
Nel 2024, la partecipazione degli agricoltori alle misure dell’Eco-schema 5 ha registrato una risposta inferiore alle aspettative. In base ai dati forniti da Agea, meno di 70.000 ettari sono stati inseriti nelle richieste di contributo, rispetto a una stima iniziale di circa 128.000 ettari prevista a livello nazionale. Questa disparità è attribuibile a vari fattori, tra cui la tardiva pubblicazione del decreto attuativo, avvenuta il 30 luglio 2024, che ha reso difficile per molti agricoltori integrare tali provvedimenti nei propri piani aziendali annuali.
I ritardi nella liquidazione dei pagamenti previsti hanno aggravato l’incertezza tra gli agricoltori. Nonostante i requisiti per l’adesione siano stati definiti con anticipo, problemi procedurali hanno impedito a molti beneficiari di ricevere gli importi entro le scadenze regolari. L’assenza di un anticipo, solitamente previsto tra ottobre e novembre, e la lenta elaborazione dei saldi, avviati solo a dicembre, hanno ostacolato la piena attuazione delle misure.
Per il 2025, le previsioni sull’adesione all’Eco-schema 5 indicano un significativo incremento. Una delle principali novità riguarda l’estensione della misura anche alle aziende agricole con meno di 10 ettari, precedentemente escluse. Questa modifica è particolarmente rilevante per regioni con una frammentazione delle proprietà agricole, dove le piccole aziende rappresentano una parte sostanziale del settore produttivo.
L’applicazione dell’Eco-schema 5 comporta molteplici benefici diretti e indiretti per l’ambiente e il territorio. Uno dei principali contributi è la riduzione dell’erosione del suolo, particolarmente nelle aree agricole soggette a dissesto idrogeologico. Lasciare parte delle superfici coltivabili a riposo permette al terreno di rigenerarsi, migliorando la sua struttura e fertilità naturale.
I terreni incolti e gli elementi paesaggistici, come siepi e fasce alberate, favoriscono il contrasto alla desertificazione, un problema crescente soprattutto nelle regioni meridionali. Questi interventi contribuiscono alla ritenzione idrica e alla stabilizzazione del clima locale, supportando un utilizzo sostenibile delle risorse idriche.
Per quanto riguarda le risorse naturali, la creazione di habitat ecologici supporta il ripopolamento di fauna selvatica e il mantenimento di varietà vegetali locali. Tali superfici costituiscono rifugi essenziali per insetti impollinatori, come le api, il cui ruolo nella produzione agricola e nella biodiversità è cruciale. Inoltre, viene migliorata la resilienza degli ecosistemi, grazie a una maggiore connessione tra aree naturali e agricole.
Sotto il profilo territoriale, l’iniziativa supporta la conservazione del paesaggio rurale, valorizzando aree montane o collinari spesso più vulnerabili alle pressioni delle attività umane. Le pratiche associate al programma riducono anche le emissioni di gas serra, grazie alla diminuzione dell’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi. Ciò contribuisce agli obiettivi climatici comunitari e alla salvaguardia della qualità dell’aria e delle acque nelle aree agricole.