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Cassaintegrazione, come cambia da Gennaio e le regole in vigore quest'anno

di Marianna Quatraro pubblicato il
cassaintegrazione modifiche 2025

Quali sono le modifiche al via nel 2025 per la cassaintegrazione, cosa cambia e quali sono le regole vigenti: i chiarimenti

Quali sono le modifiche al via nel 2025 per la cassaintegrazione? In questo nuovo anno il ricorso alla cassa integrazione potrebbe aumentare per effetto degli oltre 400 milioni di euro stanziati per gli ammortizzatori sociali a supporto a lavoratori e aziende in crisi e misure specifiche per settori strategici come pesca, call center e di imprese di interesse nazionale. Vediamo di seguito nel dettaglio quali sono le modifiche per la cassa integrazione 2025. 

  • Cosa cambia per la cassaintegrazione da gennaio 2025
  • Quali sono le regole in vigore 

Cosa cambia per la cassaintegrazione da gennaio 2025

La Manovra Finanziaria 2025 ha modificato le regole sulla compatibilità tra i trattamenti di integrazione salariale, compresa la Cassa integrazione, e lo svolgimento di attività lavorative, sia subordinate che autonome. 

Secondo le novità previste, ogni lavoratore che beneficia della cassa integrazione o di un altro ammortizzatore sociale può intraprendere attività lavorative senza perdere automaticamente il trattamento per l’intera durata del rapporto di lavoro a condizione di inviare l’apposita comunicazione preventiva all’Inps.

La perdita del beneficio scatta solo nelle giornate effettivamente lavorate, a prescindere dalla durata del contratto. Tale novità punta a incentivare la ricerca attiva di nuove opportunità lavorative.

Le ulteriori modifiche prevedono: 

  • la cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) per le aziende in aree di crisi industriale complessa, per cui sono stati stanziati 70 milioni di euro per favorire la rioccupazione dei lavoratori licenziati o ancora dipendenti;
  • cassa integrazione straordinaria per il triennio 2025-2027 rifinanziata con 100 milioni di euro, che permette l’erogazione di un’integrazione al reddito per un massimo di 12 mesi nei casi di crisi aziendale o riorganizzazione;
  • possibilità di estendere la cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2025 per le imprese considerate di interesse strategico nazionale, a condizione che abbiano almeno 1.000 dipendenti e piani di riorganizzazione aziendale in corso e non completati.

Quali sono le regole in vigore 

A parte le modifiche appena riportate, nulla cambia per le altre regole vigenti per la cassa integrazione.

Ciò significa che continua a essere riconosciuta in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato, compresi i lavoratori a domicilio e gli apprendisti. Ne sono esclusi solo i dirigenti. 

Non cambiano neppure i casi in cui si può ricorrere alla cassa integrazione, e vale a dire per le situazioni aziendali dovute a eventi transitori e non imputabili all’impresa o ai dipendenti, o per le situazioni temporanee di mercato.

Le causali specifiche che permettono di chiedere la cassa integrazione sono:

  • la mancanza di lavoro o di commesse e crisi di mercato;
  • la fine di cantiere o di un lavoro;
  • guasti ai macchinari;
  • la mancanza di materie prime o componenti;
  • la manutenzione straordinaria, che non deve essere la manutenzione ciclica ordinaria;
  • eventi meteo eccezionali, comprese alte temperature;
  • incendi, alluvioni, sisma, crolli, mancanza di energia elettrica
  • lo sciopero di un reparto;
  • l’impraticabilità dei locali anche per ordine di pubblica autorità.
La durata della cassa integrazione ordinaria resta fissata per un massimo di 13 settimane continuative, prorogabili trimestralmente (senza alcun riferimento a situazioni eccezionali) fino a ad un totale di 52 settimane in un biennio mobile.


Durante la cassa integrazione, il datore di lavoro continua a pagare le dovute quote di Tfr al dipendente come se avesse normalmente lavorato.

L'azienda che intende richiedere la cassa integrazione deve seguire una specifica procedura che prevede:

  • l’invio di una comunicazione preventiva alle rappresentanze sindacali aziendali, o alla rappresentanza sindacale unitaria, e alle sedi territoriali delle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, indicando le cause di sospensione o di riduzione dell’orario di lavoro, l’entità e la durata prevedibile e il numero dei lavoratori interessati;
  • un esame congiunto della situazione complessiva aziendale per tutelare i lavoratori in relazione alla crisi dell’impresa;
  • la presentazione in via telematica all’Inps della domanda di concessione, dove devono essere indicate la causa della sospensione, o della riduzione, dell’orario di lavoro e la presumibile durata, i nominativi dei lavoratori interessati e le ore richieste.
La domanda deve essere presentata entro 15 giorni dall’inizio della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa o entro la fine del mese successivo a quello in cui si è verificato l’evento per le domande per eventi non evitabili.


 

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