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Fitch alza il rating dell'Italia, cosa succede ora per chi ha investito in titoli di stato italiani

di Marcello Tansini pubblicato il
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Quali sono le conseguenze e gli effetti per chi ha investito sull'Italia dopo la decisione di Fitch di alzare il rating dell'Italia, diminuendo ufficialmente il rischio Paese

L’ultimo aggiornamento da parte di Fitch rappresenta uno snodo rilevante per la percezione internazionale della solidità finanziaria dell’Italia. L’agenzia statunitense ha rivisto al rialzo la valutazione sul debito sovrano, consolidando il giudizio positivo emerso già in passato da parte delle altre principali agenzie. In particolare, la valutazione passa a BBB+ con outlook stabile, trasmettendo un segnale di rinnovata fiducia nei confronti della capacità del Paese di rispettare i propri impegni finanziari. 

Le motivazioni dietro l’upgrade di Fitch: stabilità politica, riforme e finanza pubblica

La revisione della valutazione del credito da parte di Fitch si fonda su una pluralità di elementi che, negli ultimi mesi, hanno contribuito ad elevare la considerazione internazionale nei confronti dell’Italia. L’agenzia ha attribuito particolare importanza alla stabilità dell’assetto istituzionale e politico, considerata condizione essenziale per consentire una pianificazione finanziaria efficace e affidabile nel medio termine. In passato, la volatilità politica aveva infatti rappresentato un ostacolo significativo al raggiungimento degli obiettivi di bilancio.

  • Stabilità politica: la durata dell’attuale esecutivo e l’assenza di turbolenze parlamentari hanno inciso positivamente sulla percezione della credibilità italiana agli occhi dei mercati.
  • Riforme strutturali: Fitch ha riconosciuto il contributo fornito dalle riforme in ambito fiscale e amministrativo, oltre al rafforzamento dei meccanismi di controllo della spesa pubblica. Il percorso riformatore, anche grazie alle direttrici indicate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha favorito la crescita degli investimenti interni, rafforzando la fiducia sia degli operatori economici nazionali che degli osservatori esteri.
  • Controllo della spesa pubblica e miglioramento delle entrate: il trend positivo evidenziato da Fitch è stato determinato anche da una maggiore efficienza della riscossione fiscale e dal rispetto degli impegni di consolidamento del bilancio. Questi risultati sono in linea con le disposizioni del nuovo quadro di bilancio europeo, che chiede ai Paesi membri di perseguire il riequilibrio dei conti in modo sostenibile.
In questo scenario, lo slancio nel controllo delle finanze pubbliche ha rappresentato un punto di discontinuità rispetto alle tendenze del passato, dove pesavano deficit elevati e interventi di spesa straordinaria come il "superbonus" edilizio. La promozione di Fitch risulta dunque correlata al giudizio secondo cui il profilo di rischio-paese si sta gradualmente abbassando, grazie all’impegno pluriennale nel mantenere gli obiettivi di bilancio e al contributo di politiche economiche ritenute più prevedibili e coerenti. Infine, merita menzione la progressiva riduzione degli squilibri esterni che, assieme al solido sistema bancario, sono stati rilevati come indicatori di rafforzamento complessivo della posizione finanziaria italiana.

Impatto sui conti pubblici: deficit, debito e traiettoria di crescita

L’analisi di Fitch si sofferma ampiamente sull’evoluzione recente e prevista dei principali indicatori macroeconomici del Paese, a partire dal deficit pubblico come proporzione del PIL. Le stime aggiornate indicano per il 2025 un calo del disavanzo al 3,1%, inferiore rispetto alle precedenti proiezioni; una tendenza destinata a protrarsi fino al 2027, sostenuta da miglioramenti strutturali nella raccolta delle entrate e un’attenta gestione della spesa pubblica. Il consolidamento di bilancio, infatti, è considerato un prerequisito per l’uscita dell’Italia dal percorso di sorveglianza europea sul disavanzo eccessivo.

  • Deficit: l’Italia mira a ridurre progressivamente il deficit sotto la soglia del 3%, segnalando la volontà di attenersi alle regole comunitarie. Gli interventi di riforma e di controllo delle uscite hanno portato nel corso degli ultimi anni a risultati superiori alle aspettative, grazie soprattutto alla solidità del gettito fiscale e all’ampliamento della base imponibile.
  • Debito pubblico: il peso del debito rispetto al PIL, sebbene rimanga tra i più elevati nell’eurozona, ha mostrato una dinamica positiva, diminuendo di oltre 20 punti percentuali fra il 2020 e il 2024. Fitch prevede per il 2026 una leggera risalita verso il 137,5%, dovuta agli effetti delle misure straordinarie attuate negli anni passati come il superbonus; tuttavia, nel medio periodo il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere, rafforzato da avanzi primari e da una crescita nominale attesa vicina al 3%.
  • Crescita economica: le proiezioni di crescita del Prodotto Interno Lordo sono prudenti ma in miglioramento: Fitch stima un incremento dello 0,6% nel 2025, con un’accelerazione tendenziale verso lo 0,8% nel biennio successivo. Tale scenario è supportato prevalentemente dagli investimenti e dalla domanda interna, che si configurano come principali motori di espansione. Il settore estero mostra attualmente una maggiore debolezza, mitigata però dalla tenuta del mercato del lavoro e dall’aumento occupazionale.
Anno Deficit/PIL (%) Debito/PIL (%) Crescita PIL (%)
2024 3,4 135,3 0,6*
2025 3,1 - 0,6
2026 - 137,5 0,8**
*stima confermata; **media biennio 2026-2027

Il percorso di crescita, pur restando modesto rispetto ad altri Paesi con rating simile, contribuisce a migliorare la sostenibilità complessiva del debito e a rassicurare i mercati internazionali circa la capacità dell’Italia di rispettare i vincoli dettati dal contesto comunitario.

Ripercussioni sui mercati finanziari e sugli investimenti in BTp

L’upgrade di Fitch sulle obbligazioni italiane ha generato una risposta immediata sui mercati finanziari, con un impatto tangibile soprattutto per quanto concerne i Buoni del Tesoro Poliennali (BTp). L’aumento della valutazione di credito implica una maggiore affidabilità percepita dai principali investitori istituzionali, traducendosi in una potenziale riduzione degli spread rispetto ai titoli di Stato di altri Paesi europei e in un abbassamento dei costi di finanziamento per il Tesoro.

  • Effetti sullo spread: il differenziale tra BTp e Bund tedeschi ha teso a ridursi, sintomo di una crescente fiducia nella solidità del sistema Italia. In parallelo, il costo per la raccolta di nuovi capitali da parte dello Stato potrebbe diminuire proporzionalmente, liberando risorse per investimenti e politiche redistributive.
  • Stabilità degli investimenti: la conferma di una traiettoria di consolidamento dei conti pubblici valorizza la posizione dei risparmiatori e dei fondi pensione che detengono BTp a lungo termine. La solidità del sistema bancario e l’impegno governativo nel garantire stabilità macroeconomica sostengono una maggiore affluenza di capitali stranieri sul mercato dei titoli italiani, migliorando ulteriormente la liquidità del comparto.
  • Ripercussioni per l’investitore privato: un rating più elevato offre maggiori garanzie sulla sicurezza degli investimenti nei titoli di Stato, riducendo il rischio percepito di default e rafforzando la fiducia nel rendimento costante. In un contesto di volatilità internazionale accentuata, la promozione serve quindi anche come “scudo” psicologico per famiglie e imprese che investono in strumenti finanziari pubblici.
Vale inoltre ricordare come l’Italia rappresenti il terzo emittente di debito governativo nell’area euro; di conseguenza, qualsiasi variazione significativa nella valutazione di merito di credito da parte delle agenzie internazionali si ripercuote in modo diretto anche sulla percezione che hanno del Paese investitori e operatori finanziari globali.

Prospettive future per l’economia italiana e le prossime valutazioni delle agenzie di rating

L’orizzonte dei prossimi mesi si presenta decisivo per la conferma della traiettoria favorevole indicata dagli osservatori internazionali. In particolare, sono attese nuove valutazioni da parte delle principali agenzie: Moody’s si esprimerà a novembre (outlook attualmente positivo, rating Baa3), S&P e Morningstar DBRS già nella prima metà dell’autunno. Questa sequenza di giudizi costituirà un ulteriore test della percezione di solidità strutturale, soprattutto in quanto interviene in un contesto globale caratterizzato da incertezze finanziarie e politiche.

Le prospettive di medio periodo dipendono da diversi fattori:

  • La capacità di mantenere saldo il profilo del debito attraverso avanzi primari e una crescita costante, con particolare attenzione agli effetti residuali delle misure straordinarie come il superbonus;
  • L’attuazione puntuale delle riforme previste dal PNRR e il monitoraggio dei risultati intermedi e finali;
  • Il consolidamento di una governance politica stabile e credibile, in grado di rispondere rapidamente a shock esterni e pressioni di mercato;
  • Il mantenimento della fiducia investitori internazionali e domestici, tramite la continuità delle politiche fiscali e la trasparenza nei dati macroeconomici pubblicati.
Sul piano regolamentare, il rispetto delle nuove regole di bilancio dell’Unione Europea rappresenta una delle sfide principali per il prossimo triennio, incidendo direttamente sulle future valutazioni degli organismi esterni  La traiettoria di rientro dal debito, unitamente alla capacità di attrarre investimenti, delineerà la posizione dell’Italia all’interno dei mercati internazionali.