Negli ultimi mesi si è registrato un aumento di ritiri dal mercato di formaggi prodotti con latte crudo, accompagnato da diversi casi di intossicazione alimentare.
Negli ultimi mesi, i formaggi a latte crudo sono finiti al centro dell'attenzione per un aumento dei ritiri dal mercato e dei casi di intossicazione alimentare. La produzione di questi formaggi, pur apprezzata per la qualità organolettica e la tradizione, comporta rischi intrinseci legati all’assenza di pastorizzazione. Le recenti segnalazioni di contaminazione da batteri come Listeria monocytogenes ed Escherichia coli hanno sollevato interrogativi sulla sicurezza di questi prodotti e sulla necessità di misure preventive più incisive. Ecco quindi:
Le contaminazioni batteriche, come quella da Listeria monocytogenes, possono causare infezioni gravi, con sintomi che vanno dalla febbre alle complicazioni neurologiche. Anche l’Escherichia coli, presente in alcuni lotti, può portare a conseguenze serie come la sindrome emolitico-uremica, una condizione che compromette la funzione renale e può avere esiti fatali nei casi più gravi.
Le persone più esposte ai rischi derivanti dal consumo di formaggi a latte crudo sono i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani e chi ha un sistema immunitario indebolito. Per queste categorie, anche una minima esposizione a batteri patogeni può avere conseguenze molto serie. Proprio per proteggere queste fasce di popolazione, molti esperti raccomandano di privilegiare prodotti pastorizzati, soprattutto quando si tratta di formaggi freschi o a breve stagionatura, in cui i batteri hanno meno tempo per essere neutralizzati da condizioni naturali come la maturazione.
La sicurezza alimentare passa anche attraverso una corretta gestione domestica. Conservare i formaggi a latte crudo a temperature adeguate, evitare di consumarli oltre la data di scadenza e seguire rigorose pratiche igieniche in cucina sono strategie per ridurre il rischio di contaminazione.
Uno degli aspetti più dibattuti riguarda l’etichettatura. Oggi non tutti i formaggi a latte crudo riportano questa caratteristica sull’etichetta, lasciando i consumatori privi di informazioni per una scelta consapevole. Alcuni infettivologi sottolineano la necessità di indicazioni più chiare, simili a quelle già in vigore in paesi come la Francia.
Le autorità sanitarie e le associazioni di categoria stanno discutendo possibili modifiche alla normativa vigente, che potrebbero includere l’obbligo di specificare in modo evidente la presenza di latte crudo nei prodotti.