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Giovani e lavoro: come cambiano obiettivi, desideri e prospettive e il rapporto con le aziende

di Marcello Tansini pubblicato il
aziende e giovani

Nel 2025 il panorama lavorativo per i giovani in rapida evoluzione: tra nuove aspettative, desiderio di equilibrio, cambiamenti generazionali e digitalizzazione, emergono strategie aziendali e sfide che ridefiniscono le prospettive.

Nel 2025, la relazione tra le nuove generazioni e il mondo professionale ha raggiunto un punto di svolta. La Generazione Z, insieme ai più giovani tra i Millennials, sta ridefinendo valori, obiettivi e aspettative, introducendo un approccio più consapevole, selettivo e incentrato sul benessere personale.

La ricerca della realizzazione non passa più solo per la posizione ricoperta o per una stabilità economica lunga una vita: flessibilità, allineamento ai propri valori e possibilità di crescita sono diventati criteri fondamentali. Questa generazione, dunque, esprime bisogni inediti e sfida le aziende a ripensare offerte e strategie in modo profondo.

Obiettivi, aspettative e desideri delle nuove generazioni nel lavoro

Il panorama delle aspirazioni professionali fra i giovani di oggi si discosta da quello di chi li ha preceduti. Solo una percentuale limitata si identifica davvero nel proprio impiego: diversi studi confermano che meno di un quinto dichiara di svolgere un lavoro "ideale".

La tendenza dominante è la valutazione critica delle proposte lavorative, prioritaria rispetto all’immediatezza dell’inserimento professionale, con i seguenti punti in evidenza:

  • Rilevanza dello scopo e della coerenza tra valori personali e mission aziendale
  • Crescita personale e acquisizione di nuove competenze come desiderio costante
  • Ricerca di ambienti che valorizzano l’ascolto attivo e la partecipazione
  • Richiesta di autenticità nei rapporti e trasparenza gestionale
Le nuove generazioni percepiscono il lavoro come una parte integrante della loro identità, attratte da organizzazioni che non solo offrono retribuzioni adeguate, ma che si impegnano a costruire percorsi di crescita condivisi.

La sensazione diffusa di disallineamento tra aspettative e realtà genera incertezza: molti guardano al futuro con dubbio sulla reale possibilità di concretizzare il proprio "ideale" professionale.

Cresce anche l’auto-consapevolezza rispetto alle proprie priorità, in cui il tempo libero, lo sviluppo umano e la salute vengono vissuti come valori irrinunciabili.

La pressione sociale e la volatilità economica spingono le nuove generazioni a ridefinire la posizione della carriera all’interno della vita, privilegiando una dimensione più “personale”, in cui il lavoro sia realmente a servizio della qualità della vita, e non viceversa.

Il valore dello stipendio, della flessibilità e dell'equilibrio vita-lavoro

Le scelte professionali dei giovani sono sempre più guidate da una valutazione equilibrata tra reddito, flessibilità e benessere. Il dato della retribuzione continua a essere un driver principale: il 57% dei giovani considera la paga al di sotto delle aspettative come primo motivo di un eventuale cambio di occupazione. Tuttavia, per tanti, il compenso è solo uno tra più fattori decisivi. Gli elementi che emergono dalle ultime indagini includono:

  • Retribuzione adeguata: la maggioranza aspira a uno stipendio allineato agli standard europei e ai sacrifici richiesti da un moderno percorso professionale. Il 71% degli occupati non supera i 1.500 euro netti al mese, mentre il 66% dei disoccupati aspira almeno a 1.250 euro mensili.
  • Flessibilità lavorativa: modalità agili, smart working e orari differenziati non sono più benefit, ma vere richieste. Circa il 33% dei giovani può lavorare in modalità ibrida totale o parziale, e oltre il 40% dei disoccupati vorrebbe solo posizioni con lavoro agile.
  • Equilibrio vita-lavoro: l’86% degli under 35 ritiene che la conciliazione tra sfera personale e lavorativa sia non negoziabile, anche a costo di rinunciare a offerte apparentemente vantaggiose ma inadatte ai propri equilibri.
Negli ultimi anni, la settimana corta, le politiche di inclusività e il benessere aziendale sono diventati argomenti ricorrenti anche nelle agende istituzionali, nazionali ed europee.

La valorizzazione delle competenze e del tempo libero, unite a un’esigenza sempre più estesa di sicurezza, ridisegnano i rapporti lavorativi, trasformando le priorità della nuova generazione. La ricerca dimostra che, di fronte al bivio fra guadagno e vita privata, la bilancia pende spesso dalla parte della seconda, a testimonianza di una visione più pragmatica e centrata su sé stessi.

Job hopping, insicurezza e ricerca di senso: la Gen Z e il cambiamento continuo

La Generazione Z, più ancora dei Millennials, ha portato all’ascesa del fenomeno del job hopping: cambiare lavoro di frequente è divenuto uno strumento di crescita, ma anche una risposta a un mercato percepito come rigido o discontinuo. Gli elementi che spingono i giovani verso la mobilità comprendono:

  • Ricerca di stipendio e benefit migliori
  • Opportunità di avanzamento rapido e sfide nuove
  • Miglior equilibrio tra responsabilità e vita privata
  • Senso di insicurezza legato alla precarietà contrattuale e alle prospettive di carriera
Secondo recenti indagini, quasi la metà degli under 35 prende in considerazione la possibilità di cambiare occupazione entro 12 mesi. La scelta di lasciare il posto fisso non deriva solo da insoddisfazione economica, ma anche dal desiderio di coerente allineamento tra ruolo, valori e identità personale.

Il job hopping non è visto come instabilità, bensì come metodo per accumulare competenze trasversali, accrescere il capitale sociale e sfruttare un mercato digitale sempre più veloce. Il rovescio della medaglia è un aumento generale del senso di precarietà e una fiducia moderata nella possibilità di trovare rapidamente un impiego in linea con le proprie aspirazioni.

Gen Z vs Millennials: differenze generazionali e nuove forme di carriera

L’analisi comparata tra le diverse generazioni mette in luce specificità distintive. Da una parte, la Generazione Z mostra una tendenza marcata alla mobilità e alla diversificazione delle esperienze, favorendo modalità part-time, ibridi e collaborazioni parallele. Solo il 22% auspica un lavoro a tempo pieno tradizionale, mentre una quota significativa preferisce inserire un’attività secondaria o lavorare in regime autonomo. Dall'altra, la fascia dei Millennials appare più adattabile a strutture classiche e a compromessi tra sicurezza e realizzazione personale.

Generazione Permanenza media in azienda Preferenza per lavoro flessibile
Baby Boomer 8 anni e 3 mesi Bassa
Gen X 5 anni e 2 mesi Media
Millennial 2 anni e 9 mesi Media
Gen Z 2 anni e 3 mesi Alta

I più giovani attribuiscono importanza prioritaria a un ambiente di lavoro positivo, a orari flessibili e alla possibilità di crescita, mentre le generazioni precedenti tendevano a privilegiare sicurezza e stabilità.

La ricerca di senso e l’impatto sociale diventano fattori sempre più determinanti nelle scelte di carriera, segnando una distanza anche rispetto all’atteggiamento nei confronti dello smart working che, tra i più giovani, si attesta a livelli decisamente superiori rispetto ai Millennials.

Strategie delle aziende per attrarre e trattenere giovani talenti

Per rispondere con efficacia alla dinamicità della nuova forza lavoro, le imprese stanno ridefinendo le proprie strategie di attraction e retention. Fra le pratiche più diffuse, si evidenziano:

  • Investimenti in tecnologia per rendere le attività più agili e coinvolgenti
  • Miglioramenti delle condizioni di welfare, con programmi di benessere fisico e mentale
  • Offerta di percorsi chiari di crescita e di apprendimento continuo
  • Introduzione di modalità di lavoro flessibili, sia negli orari che negli spazi
Le aziende che adottano questi approcci vedono una riduzione del turnover e un aumento dell’engagement, specialmente tra i collaboratori più giovani. Il coinvolgimento diretto dei giovani nei processi decisionali, la valorizzazione delle loro idee e una comunicazione interna trasparente sono diventati strumenti competitivi.

Allo stesso tempo, la ricerca di autenticità impone alle imprese di mantenere coerenza tra dichiarazioni e pratiche effettive: la nuova generazione valuta attentamente la reputazione interna, la visibilità di percorsi di carriera e la reale possibilità di apprendimento attivo.