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Gli 8 casi in cui la prescrizione di una cartella non dura 5 anni e il pagamento può essere richiesto per più anni

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quando i termini di prescrizione di una cartella esattoriale si allungano oltre i 5 anni e al debitore possono ancora essere richiesti i pagamenti: i chiarimenti

Quali sono i casi in cui la prescrizione di una cartella esattoriale non è di 5 anni? Le cartelle esattoriali vengono emesse dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione o da altri enti pubblici per la richiesta del pagamento di imposte, tasse o contributi non versati entro i termini stabiliti dalla legge. 

Rappresentano, infatti, una forma di recupero coattivo del debito e riportano ogni informazione relativa all'importo dovuto, alle modalità di pagamento e alle sanzioni previste in caso di mancato adempimento.

Una volta ricevuta la cartella, il contribuente ha un determinato periodo di tempo per effettuare il pagamento o per presentare eventuali contestazioni. Ma ci sono anche dei termini di prescrizione delle stesse cartelle da considerare.

  • Quando una cartella esattoriale non si prescrive in cinque anni e si può richiederne il pagamento anche dopo
  • Quali sono tutti i termini di prescrizione delle cartelle

Quando una cartella esattoriale non si prescrive in cinque anni e si può richiederne il pagamento anche dopo

La prescrizione è il termine legale entro il quale l’Agenzia delle Entrate o l’ente creditore può richiedere il pagamento di una cartella esattoriale e, se il debito non viene richiesto entro i termini stabiliti, la cartella si prescrive, il debito non è più esigibile e il contribuente non è più obbligato a pagare.

I termini di prescrizione di una cartella esattoriale cambiano a seconda del tipo di cartella che viene inviata e del motivo. Sono generalmente di cinque anni ma non sempre e non per tutti.

Precisiamo che la prescrizione inizia a decorrere dalla data in cui la cartella viene notificata al contribuente.

La prescrizione di una cartella non dura 5 anni anche quando il contribuente effettua un pagamento parziale o riconosce esplicitamente il debito, per cui il termine iniziale può essere interrotto o sospeso e poi ripreso. 

Anche l’invio di un atto esecutivo blocca l’iniziale prescrizione della cartella di pagamento, allungando così i 5 anni previsti, e il termine inizia a decorrere nuovamente dalla data in cui il contribuente riceve la notifica dell’atto esecutivo. 

Ciò significa che se una prescrizione è di 5 anni e dopo 3 anni di riceve un atto esecutivo, il termine di esigibilità del pagamento non scade dopo altri due anni, ma si allunga a 8 in tutto. 

C'è poi da considerare il caso della richiesta di rateizzazione delle somme dovute: come deciso dalla Corte di Cassazione, anche in tal caso, si interrompe la prescrizione e il periodo dell’istituito giuridico riparte da zero.

Se, dunque, un debitore richiede un piano di rateizzazione delle somme dovute, di fatto, interrompe la prescrizione delle cartelle esattoriali.

E poi ci sono le cartelle che non hanno il naturale termine normativo di prescrizione dopo 10 anni e non dopo 5, come quelle che si ricevono per il mancato pagamento di Irpef, Iva, e altre imposta.

Per tali tipologie di cartelle è possibile esigere il pagamento, dunque, anche oltre il termine quinquiennale.

Quali sono tutti i termini di prescrizione delle cartelle

In generale, stando a quanto previsto dalla normativa vigente, tutti i termini di prescrizione delle cartelle esattoriali sono i seguenti:

  • 10 anni per Irpef, Iva, Irap, le imposte di bollo, di registro, catastale, il canone Rai, i Contributi Camere di Commerci e la Tosap;
  • 5 anni per i contributi Inps e Inail, Imu, Tari sui rifiuti, multe stradali, sanzioni amministrative;
  • 3 anni per il bollo auto.