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Come va il settore chimico in Italia? Risultati, dati, statistiche aziende e previsioni per prossimi anni

di Marcello Tansini pubblicato il
Risultati, dati, statistiche aziende e p

Il settore chimico in Italia affronta sfide nel contesto competitivo tra dati economici, regolamentazioni UE, sostenibilità e innovazione, delineando rischi e opportunità per il futuro.

L'industria chimica è un pilastro del sistema produttivo italiano e, nonostante la portata trasversale della sua influenza, sta attraversando una fase delicata a causa di molteplici criticità. Lo scenario attuale è caratterizzato dall'incertezza dei mercati globali, dalle ripercussioni dei dazi commerciali, dall'aumento dei costi energetici e dal continuo evolversi delle politiche ambientali europee. Nel 2024, il comparto ha registrato una contrazione delle attività produttive, segnale di una fase di arresto che investe, oltre all'Italia, l'intero panorama europeo.

Dimensioni, ruolo e importanza della chimica nell'economia italiana

La filiera chimica conta in Italia più di 2.800 imprese e impiega oltre 113.000 addetti qualificati. Il comparto ha realizzato nel 2024 un fatturato pari a 65 miliardi di euro, posizionandosi come la quinta industria nazionale e il terzo produttore europeo per volumi complessivi. Per molte produzioni specialistiche, il Paese assume un rilievo anche superiore rispetto ai principali competitor continentali:

  • Il settore ha un effetto moltiplicatore molto elevato: ogni 100 euro di valore aggiunto generato nella chimica attiva ulteriori 232 euro in tutte le filiere industriali collegate.
  • I prodotti chimici sono componenti presenti nel 95% dei manufatti che rispondono alle necessità quotidiane, dalla mobilità alla salute, all'alimentazione e all'abitare.
  • La specializzazione italiana si distingue soprattutto nella cosiddetta chimica fine e specialistica, con una quota produttiva interna superiore alla media UE.
Gli sforzi in ricerca e sviluppo sono significativi: circa 860 milioni di euro annui vengono investiti e ben l'8% dei dipendenti opera in attività dedicate all'innovazione, contribuendo su vasta scala alla competitività e resilienza dell'economia nazionale.

Andamento produttivo recente: dati, performance, segmenti e specializzazioni

I dati degli ultimi anni segnalano una fase di rallentamento per il comparto: il periodo gennaio-agosto 2025 ha portato a un calo della produzione dell'1,7% su base annua, una tendenza negativa che prosegue da quattro anni, con un livello delle attività inferiore dell'11% rispetto al 2021. Questa flessione si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove il calo in Germania - principale produttore UE - raggiunge livelli ancora superiori (-19%).

La chimica italiana risulta relativamente più resiliente per la forte caratterizzazione nei segmenti della chimica fine e specialistica (rappresenta il 55% della produzione rispetto al 37% della media UE) che mostrano perdite più contenute (-5% contro il calo a doppia cifra della chimica di base). Le divergenze settoriali sono accentuate:

  • Segmento largo consumo, farmaceutica e mobili evidenziano fragili impulsi positivi.
  • Meccanica (soprattutto auto) e moda restano in crisi strutturale.
L'export si conferma asse centrale: oltre metà del fatturato del settore deriva dai mercati esteri, con l'export chimico italiano 2024 che ha superato i 40 miliardi di euro. Tuttavia, i dati più recenti denotano una variazione negativa del -0,8% in valore nei primi otto mesi del 2025, un dato influenzato dai dazi e dal rafforzamento dell'euro.

Sfide e criticità: energie, materie prime, dazi e pressione competitiva

Il contesto produttivo è segnato da una serie di ostacoli che condizionano la redditività e la competitività internazionale. La pressione dei costi energetici incide con il prezzo medio all'ingrosso dell'elettricità in Italia che nei primi 9 mesi del 2025 si è attestato sui 120 €/MWh, doppio rispetto a Spagna e Francia. La quota del costo energetico sul valore della produzione è salita dal 14% del 2021 al 18% nel 2024:

  • L'aumento delle tariffe doganali, specie verso gli USA, mina la competitività delle esportazioni italiane. I dazi statunitensi applicati sulle importazioni UE possono compromettere l'accesso a un mercato che rappresenta il 7% dell'export italiano.
  • L'afflusso crescente di prodotti chimici dalla Cina, favorita da costi inferiori e sovraccapacità produttiva, ha portato la quota di importazioni cinesi dal 6% del 2021 al 17% nei primi 8 mesi del 2025.
  • Le strozzature nelle forniture, l'instabilità geopolitica e l'aumento dei costi delle materie prime aggravano lo scenario.
Questi elementi, uniti all'incertezza della domanda interna, generano fenomeni di stop-and-go nella programmazione e una propensione prudente agli investimenti, specialmente tra le PMI specializzate.

L'impatto delle regolamentazioni UE e delle politiche climatiche sull'industria chimica

Le imprese italiane operano in un quadro normativo europeo sempre più complesso: dal 2019 sono stati introdotti oltre 1.000 nuovi provvedimenti in materia di salute, sicurezza e ambiente. Il peso delle regolamentazioni incide in modo crescente, arrivando al 13% del valore aggiunto del settore nel 2023 (dal 4% nel 2014), con impatti rilevanti soprattutto sulle aziende di minori dimensioni.

Il sistema di scambio delle quote di emissione (EU ETS) impone ulteriori costi: nel 2024 i versamenti per emissioni di CO2 hanno superato i 600 milioni di euro annui, una cifra prossima all'intero budget settoriale di R&S. Ulteriori novità, come l'introduzione del CBAM (Meccanismo di Aggiustamento del Carbonio alle Frontiere) e l'estensione ETS 2, renderanno più onerosa la transizione prevista dalle direttive comunitarie.

L'eccesso di regolamentazione impatta direttamente sulla propensione agli investimenti, con molte imprese che valutano strategie di sviluppo più prudenti e cercano una gestione dei rischi normativa più flessibile e integrata.

Innovazione, sostenibilità e transizione ecologica: investimenti e strategie delle aziende chimiche italiane

La dinamica competitiva italiana passa dall'innovazione e dall'attenzione alla sostenibilità. Il settore investe circa il 5% del fatturato in attività di ricerca e sviluppo, con focus su materiali avanzati, biochimica, tecnologie digitali applicate alla produzione, riduzione delle emissioni e incremento dell'efficienza energetica:

  • Le imprese hanno già ridotto le emissioni di gas serra del 70% dal 1990 e il riciclo rappresenta quasi il 50% dei trattamenti dei rifiuti del settore.
  • Nel biennio 2021-2022, il 42% delle aziende ha adottato azioni di efficientamento energetico, con il 25% che utilizza fonti rinnovabili.
  • I principali obiettivi futuri comprendono l'adozione di soluzioni circolari, la valorizzazione della biochimica e la digitalizzazione dei processi produttivi.
Gli sforzi innovativi posizionano le aziende italiane all'avanguardia nella chimica verde, sostenibile e ad alto valore aggiunto, in linea con le direttive e i target europei per la decarbonizzazione.