Le nuove restrizioni sulle spedizioni verso gli USA stanno provocando incertezza tra cittadini e aziende. Origini del blocco, spedizioni ancora possibili, effetti su costi, logistica e possibili prospettive future.
Dal 23 agosto, spedire prodotti negli Stati Uniti dall'Italia e da altri Paesi europei è diventato più complesso, a seguito dell'adozione di nuove direttive doganali americane. Il cambiamento riguarda in particolare l'eliminazione della franchigia doganale sugli invii di valore fino a 800 dollari, che finora rendeva più agevoli e meno costosi gli scambi commerciali e privati.
Poste Italiane e numerosi operatori europei hanno dovuto sospendere temporaneamente l'accettazione di pacchi contenenti merci per evitare problemi doganali, mentre restano disponibili solo alcune tipologie di spedizione. Questo scenario segna una svolta significativa per chi invia merce oltreoceano e impatta notevolmente sui flussi logistici tra Europa e USA.
La decisione degli Stati Uniti di abolire la cosiddetta franchigia de minimis rappresenta il nodo centrale del blocco. In passato, grazie a questa soglia, i pacchi al di sotto degli 800 dollari venivano esentati dal pagamento dei dazi doganali, facilitando transazioni commerciali di basso valore, in particolare per e-commerce e spedizioni private.
Il nuovo regolamento, sancito da un decreto esecutivo adottato il 30 luglio, risponde all'esigenza statunitense di contrastare pratiche elusive delle grandi piattaforme internazionali e di riequilibrare la concorrenza con il sistema distributivo interno. Dal 29 agosto, ogni pacco – indipendentemente dal valore – dovrà essere sottoposto al pagamento dei dazi, secondo aliquote che, per molte categorie merceologiche provenienti dall'UE, possono raggiungere il 15%.
Un altro elemento di criticità è l'incertezza generata dal ritardo nella pubblicazione delle specifiche tecniche da parte della dogana USA. Fino al 15 agosto, operatori postali e aziende non disponevano delle modalità operative necessarie per adeguare i sistemi informatici e logistici ai nuovi obblighi. Questo intervallo ridotto ha costretto molti operatori, tra cui Poste Italiane, DHL e altri, a optare per la sospensione temporanea per evitare costi inattesi e rischi di respingimento dei pacchi.
Le nuove disposizioni non solo aumentano il carico burocratico, ma pongono questioni aperte riguardo la raccolta dei tributi, la trasparenza delle procedure e le tempistiche di consegna, accrescendo le criticità per i mittenti di tutta Europa.
Nonostante la severità delle restrizioni, restano attivi alcuni canali e servizi:
L'eliminazione della franchigia e l'introduzione dei nuovi dazi generano costi significativamente più elevati per chi spedisce negli USA, con oneri doganali che gravano sia su privati sia su imprese. Le aliquote variano generalmente dal 10% al 15% sul valore dichiarato del contenuto, con spese amministrative e rischi di ulteriori oneri in caso di inesattezze nelle dichiarazioni:
Tipo di invio |
Dazio medio |
Note |
Standard sotto $800 |
10-15% |
Nuovi obblighi da agosto |
Regali privati |
0% / controlli maggiori |
Solo fino a $100 o 100 € |
Express (Poste Delivery) |
Variabile |
Assistenza doganale inclusa |
Il fenomeno delle restrizioni sulle spedizioni verso gli Stati Uniti non riguarda solo l'Italia, ma coinvolge la maggioranza degli operatori postali europei. Belgio, Spagna, Francia, Austria, Svezia, Germania e Regno Unito si sono trovati costretti ad adottare misure simili a protezione dei mittenti e degli stessi servizi postali. In pratica:
Le principali associazioni dei consumatori italiane ed europee hanno reagito con preoccupazione allo scenario venutosi a creare:
La modifica delle regole sulle spedizioni influisce strutturalmente sulle catene logistiche e sul sistema produttivo italiano ed europeo.
L'effetto domino coinvolge anche le realtà produttive locali legate ai "made in Italy" e alle filiere artigianali, accentuando la pressione su un settore già messo alla prova dagli equilibri globali e dalla recente crisi dei trasporti internazionali.