La figura del tassista, sia come libero professionista con Partita Iva sia come lavoratore in cooperativa, continua a mantenere un ruolo centrale nel trasporto urbano.
Qual è la verità su quanto guadagnano i tassisti all'anno? Nell'immaginario collettivo, la figura del tassista evoca immagini di chiacchiere informali e corse attraverso le vie della città. Per molti, questa attività va oltre il semplice trasporto: è un'opportunità di incontrare persone diverse ogni giorno e conoscere le storie che si intrecciano nella vita urbana. Ma cosa comporta realmente essere un tassista oggi?
La realtà di questa professione va ben oltre l'interazione con i passeggeri e la navigazione nel traffico cittadino. Diventare un tassista richiede requisiti specifici e un sostanziale investimento iniziale. Prima di tutto, è necessaria una licenza, che può essere costosa e difficile da ottenere. Bisogna poi tenere conto dell'acquisto o del leasing del veicolo e dei costi operativi quotidiani, come carburante, manutenzione e assicurazione.
I dati ufficiali dipingono un quadro chiaro: guidare un taxi non è sempre sinonimo di una carriera lucrativa. I guadagni variano considerevolmente in base a diversi fattori, tra cui la città in cui si opera, le ore lavorate e la capacità di ottimizzare le corse. Vogliamo adesso capire:
Le tariffe dei taxi sono stabilite dai singoli Comuni, il che significa che possono variare da una città all'altra. In generale, il costo di una corsa in taxi si aggira tra 0,90 e 1,30 euro per ogni chilometro percorso. Questa cifra può aumentare in base alla distanza totale del viaggio o alla presenza di traffico, poiché in situazioni di sosta prolungata, come in coda, entra in gioco una tariffa oraria.
Questa variabilità nei costi è il risultato delle diverse politiche tariffarie adottate dai Comuni, che tengono conto delle esigenze locali e dei costi operativi dei tassisti nelle diverse aree. Ad esempio, le tariffe nelle grandi città come Roma e Milano sono spesso più elevate rispetto a quelle delle città più piccole.
Intervistato dal settimanale Panorama, un tassista di Roma ha raccontato che il suo guadagno può arrivare fino a 7.000 euro al mese ovvero una cifra molto superiore rispetto ai dati diffusi dal Ministero dell'Economia, che approfondiamo nel paragrafo successivo. Si legge che "i tassisti non hanno l'obbligo dello scontrino fiscale ma usano solo il tassametro che nessuno controlla e questo permette di incassare in nero migliaia di euro".
Sempre lo stesso settimanale ha intervistato un tassista di Napoli che riferisce di un guadagno di meno di 800 euro al mese e dunque di una vita difficile.
Cifre totalmente diverse di quelle riferite da Roberto RedSox Mantovani, di Bologna, che pubblica ogni giorno gli incassi anche da pagamenti con carta: "Col bancomat faccio anche 600 euro al giorno".
Secondo i dati del Ministero dell'Economia, il guadagno medio annuo di un tassista in Italia si aggira intorno ai 15.000 euro lordi. Questa cifra, che già di per sé non appare elevata, nasconde una realtà ancora più complessa, caratterizzata da forti disparità regionali.
In particolare, i tassisti nelle città del Centro e del Nord Italia registrano redditi mediamente più alti, mentre nel Sud, anche in grandi centri urbani, molti si trovano a dover fare i conti con guadagni che rasentano la soglia di povertà.
Un’analisi del Sole 24 Ore evidenzia la difficoltà di conciliare questi introiti con le spese ingenti che i tassisti devono affrontare, dalla manutenzione dei veicoli all’acquisto della licenza, che può raggiungere decine di migliaia di euro.
L’analisi dei dati ministeriali rivela una netta differenza territoriale nei redditi dei tassisti. Al Nord, un tassista può guadagnare in media intorno ai 20.000 euro lordi all’anno, cifra che scende drasticamente al Sud, dove molti operatori del settore faticano a superare i 10.000 euro lordi annui. Questo divario riflette non solo le differenze nel costo della vita e nella domanda di servizi taxi tra le regioni, ma anche le disparità nelle politiche locali che regolano il settore.