Gestione delle assenze, pagamento delle diarie complete anche ai senatori assenteisti e misteri nei bilanci: Ignazio La Russa al centro di scelte controverse.
La gestione delle presenze e delle diarie ai senatori è tornata al centro del dibattito pubblico dopo l'approvazione del consuntivo del bilancio interno di Palazzo Madama. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è stato protagonista di scelte che sollevano sia interrogativi sul rispetto dei regolamenti interni sia sui principi di trasparenza e responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche. L’attribuzione integrale della diaria mensile anche ai senatori assenti e l’assenza di trattenute o sanzioni economiche costituiscono un nodo di particolare rilievo, che richiama l’attenzione sulla necessità di garantire rigore e controllo nell’operato delle istituzioni rappresentative.
Ignazio La Russa, nella veste di presidente del Senato, riveste il compito di garante dell’applicazione dei regolamenti interni, ivi incluso quello sulle presenze e sulle conseguenti detrazioni economiche dalla diaria in caso di assenze non giustificate dai lavori d’aula, di giunta o commissione. Secondo la normativa interna, la diaria netta mensile—destinata a coprire le spese di soggiorno a Roma dei senatori—dovrebbe essere ridotta in misura proporzionale in caso di mancate presenze certificate nei registri ufficiali.
L’analisi dei verbali del Consiglio di Presidenza e dei dati di bilancio rivela che, durante il 2024, non è stata operata alcuna trattenuta, nemmeno minima, agli aventi diritto, a prescindere dalla reale partecipazione ai lavori parlamentari. La Russa ha accettato praticamente qualsiasi giustificazione presentata dai senatori assenti, fatto che ha condotto, in via di fatto, a un condono generale sulle assenze. Questo orientamento gestionale si discosta da quanto la lettera e lo spirito del regolamento prevedono e genera una frattura tra la disciplina formale e la prassi amministrativa adottata.
Questa linea di condotta ha rilevanza diretta sotto il profilo dell’autorevolezza e dell’affidabilità istituzionale, poiché investe sia i meccanismi di controllo previsti nell’ordinamento parlamentare sia il principio di equa corresponsione delle indennità pubbliche. Si configura così un precedente che, pur avvalorato dall’autorità di chi presiede l’assemblea, suscita discussione nell’opinione pubblica e all’interno degli stessi organi parlamentari per il rischio di minare la fiducia dei cittadini nelle procedure di autocontrollo del Senato.
L’assenza di pubblicazione periodica dei dati dettagliati sulle presenze, inoltre, emerge come un ulteriore elemento critico nella trasparenza della gestione parlamentare, rendendo più difficile la verifica diffusa e la rendicontazione pubblica delle attività dei singoli senatori.
Secondo il regolamento di Palazzo Madama, la diaria mensile di circa 3.500 euro netti viene riconosciuta a ciascun senatore con l’obiettivo di coprire le spese di vitto e alloggio sostenute per la partecipazione ai lavori parlamentari a Roma. La normativa prevede una distinzione importante: la diaria dovrebbe subire trattenute per ogni giorno di assenza ingiustificata durante le sedute in plenaria, le riunioni delle giunte e le commissioni.
L’erogazione di questa indennità è teoricamente condizionata dalla firma del registro presenze nelle commissioni e, in aula, dalla partecipazione ad almeno il 30% delle votazioni in una stessa giornata. Tuttavia, le analisi comparative tra le norme interne e l’applicazione pratica nel corso dell’anno appena concluso mostrano una disapplicazione sistematica delle trattenute, indipendentemente dal tasso di partecipazione reale dei singoli senatori.
Di particolare rilievo è la prassi, ormai consolidata, di corrispondere la diaria anche a quei senatori e deputati che risiedono già stabilmente nell’area metropolitana di Roma prima dell’elezione, sollevando la questione della legittimità e della congruità di tale erogazione a fronte di una spesa reale pari a zero per il soggiorno nella capitale.
La voce di spesa del consuntivo 2024 parla infatti di 8.611.750 euro stanziati e liquidati per le diarie, importo superiore al calcolo aritmetico delle somme da corrispondere qualora tutti i 205 membri (senatori eletti e a vita) avessero ricevuto mensilmente la quota piena senza alcuna decurtazione.
Questo scenario mette in luce l’esigenza di una revisione normativa che ripristini coerenza tra regolamento e prassi—e, in termini più ampi, la necessità di assicurare che i meccanismi economici a tutela della funzionalità parlamentare non diventino una mera rendita svincolata dai comportamenti individuali.
I dati ufficiali disponibili, uniti alle osservazioni di diversi organi d’informazione, testimoniano come il quadro delle presenze al Senato si presenti ampiamente disomogeneo. Dal 13 ottobre 2022 a oggi, solo la senatrice leghista Erika Stefani ha fatto registrare una partecipazione del 100% alle votazioni, rappresentando un’eccezione in un contesto in cui la piena assiduità istituzionale sembra in realtà rara.
Dall’altro versante, emergono casi come quello del senatore a vita Renzo Piano, che nello stesso arco di tempo non risulta aver preso parte a nessuna votazione. Questo dato riflette in modo cristallino la disparità tra la calendarizzazione delle attività ufficiali e la presenza effettiva dei singoli membri.
L’anomalia, tuttavia, si incentra sul divario tra i dati estrapolabili—che coprono l’intera legislatura e la partecipazione ai voti—e la situazione effettiva durante i lavori quotidiani, sedute e commissioni. Spesso la registrazione delle presenze viene attestata solo all’inizio delle sedute, mentre la partecipazione alle votazioni può calare sensibilmente nelle ore successive, determinando un’assenza “statistica” non sempre rilevata ai fini di una decurtazione sulla diaria.
Una criticità ulteriore è rappresentata dalla scelta del Senato di non pubblicare un report mensile dettagliato sui tassi di presenza alle singole sedute, come invece fa la Camera dei Deputati. Ciò impedisce all’opinione pubblica e agli organi di vigilanza esterni di monitorare compiutamente i comportamenti dei singoli parlamentari e di rilevare rapidamente eventuali scostamenti dal regolamento.
| Senatore/Senatrice | % Presenze alle Votazioni |
| Erika Stefani | 100% |
| Renzo Piano (senatore a vita) | 0% |
L’approvazione del consuntivo di bilancio del Senato per il 2024, come emerso dalla documentazione ufficiale e dai resoconti stampa, ha portato alla luce una discrepanza rilevante tra gli importi stanziati e quelli effettivamente dovuti per le diarie dei senatori. A fronte di 8.610.000 euro teoricamente calcolati per coprire l’anno completo (205 senatori per 12 mesi a 3.500 euro ciascuno), la cifra liquidata è superiore di 1.750 euro.
Questa differenza di pagamento extra—pur se modesta a livello percentuale—è indice di una gestione contabile non perfettamente allineata alle previsioni regolamentari. L’assenza di decurtazioni, abbinata all’erogazione della somma intera senza sanzioni per assenteismo, ha di fatto “premiato” anche coloro che risultavano assenti durante parte dei lavori parlamentari.
Un’ulteriore controversia riguarda il condono scientifico e ripetuto delle multe previste dal regolamento in caso di assenza non giustificata. Le dichiarazioni rilasciate in più sedi confermano che durante tutto il corso dell’anno non è stata applicata alcuna sanzione economica—nemmeno minima—a nessun parlamentare.
Sul piano pratico, si è venuta a creare una situazione nella quale la rendicontazione interna non trova riscontro nei comportamenti ufficiali, alimentando perplessità in merito al rispetto degli standard di efficacia ed efficienza richiesti nell’utilizzo di risorse pubbliche da parte dei rappresentanti eletti.
Il silenzio del Senato sulla questione, così come la mancata trasparenza nella rendicontazione delle presenze e nell’applicazione delle sanzioni, hanno acceso il confronto tra sostenitori di una “prudenza istituzionale” e quanti chiedono un rafforzamento degli strumenti di accountability e di controllo interno.
L’opacità che ha caratterizzato la gestione della diaria pone un problema di trasparenza istituzionale e di etica pubblica. Il fatto che i dati sulle presenze non siano disponibili in modo dettagliato e tempestivo limita la possibilità, sia per i cittadini che per gli organismi di vigilanza, di giudicare correttamente l’operato dei rappresentanti eletti.
L’adozione di criteri ampiamente discrezionali nell’accettazione delle giustificazioni e nell’azzeramento delle sanzioni rischia di creare un clima di deresponsabilizzazione, con effetti a cascata sulla percezione di correttezza e senso del dovere all’interno delle istituzioni parlamentari.
Dal punto di vista etico, l’erogazione integrale della diaria in assenza di controlli effettivi rappresenta una criticità, specie considerando la funzione esemplare che le istituzioni rappresentative sono chiamate a svolgere nei confronti della comunità nazionale. La fiducia tra cittadini e istituzioni si alimenta anche attraverso la trasparenza, la pubblicazione regolare di dati e la certezza che le regole non sono solo dichiarate, ma applicate in modo stringente.
In una stagione di crescente richiesta di accountability e di efficienza nell’impiego della spesa pubblica, il caso emerso a Palazzo Madama conferma quanto sia urgente ripensare e rafforzare i meccanismi di verifica interna e di pubblica disclosure dei dati sui lavori parlamentari. Solo così il valore della rappresentanza democratica potrà trovare riscontro concreto anche nella gestione quotidiana delle indennità e dei rimborsi accordati ai membri del Senato.