Cosa prevede il nuovo disegno di legge promosso dal Ministro per la P.A. Zangrillo a partire già dal 2025: le misure previste
Quali sono le novità attese con il nuovo Disegno di Legge sulla Pubblica Amministrazione 2025-2026 del governo Meloni? Dopo l’approvazione del Decreto n. 25 del 14 marzo 2025 che ha cambiato le regole per il reclutamento nella Pubblica Amministrazione, le modalità di stabilizzazione del personale e il rafforzamento degli enti locali e nazionali, si va verso un nuovo disegno di legge per la P.A. definito dal ministro Zangirllo e alcune delle misure entreranno in vigore già da quest’anno.
Il provvedimento non ha valore normativo fino quando non diventa legge con la approvazione da parte sia della Camera che del Senato.
Si differenzia, quindi, dal decreto legge, che invece costituisce un atto normativo emanato eccezionalmente dal governo, proprio come accaduto già qualche mese fa con il nuovo Decreto P.A., che contiene altre misure rispetto a quelle previste dal decreto legge.
Il nuovo Disegno di legge per la P.A. rivede il sistema di valutazione della performance individuale e collettiva e a definisce nuove modalità di avanzamento nei ruoli dirigenziali, per migliorare l’efficienza delle amministrazioni pubbliche.
Cambiano, infatti, le valutazioni delle prestazioni dei dipendenti pubblici e si considererà non solo se sono stati portati a termine determinati compiti, ma come, considerando, per esempio, l’attitudine alla collaborazione, la capacità di guidare un gruppo e il problem solving, la propensione all’innovazione.
Il processo valutativo non sarà più solo verticale, cioè affidato al diretto superiore, ma coinvolgerà diversi soggetti, interni ed esterni all’ente. Prevederà, inoltre, che solo una quota limitata, entro il 30% del totale, possa accedere alla fascia di valutazione più alta.
Questo limite avrà un impatto incentivante, spingendo ad una reale competizione basata sul merito e comportamenti virtuosi.
Cambia anche il percorso di accesso alla dirigenza: accanto ai concorsi interni, la ‘promozione’ arriverà anche per la valorizzazione dell’esperienza e le capacità dimostrate sul campo.
Le prove di selezione prevederanno poi due fasi iniziali: la prima valuterà la performance pregressa del candidato e il suo comportamento organizzativo con un colloquio motivazionale-attitudinale e una relazione dettagliata, firmata dal dirigente superiore, che riporti le capacità di leadership dimostrate.
La seconda valuterà, invece, la capacità di affrontare situazioni complesse e prendere decisioni efficaci. Solo chi supererà entrambe le fasi, potrà accedere a un incarico dirigenziale a tempo determinato, che avrà durata massima di tre anni e si potrà rinnovare ma sempre solo previa nuova valutazione favorevole.
L’inserimento definitivo nella dirigenza avverrà solo dopo quattro anni di incarico (anche in questo caso dopo un'ulteriore verifica positiva del lavoro svolto).
Per garantire imparzialità, trasparenza e pari opportunità, il disegno di legge prevede poi che le selezioni per l’assegnazione degli incarichi dirigenziali siano gestite da commissioni autonome, composte da sette membri: quattro saranno dirigenti generali della stessa amministrazione, mentre gli altri tre saranno scelti tra esperti esterni provenienti da altre P.A. o dal settore privato.