Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

In cosa sta investendo Exor degli Agnelli ed Elkann tra aziende e settori per il 2026 e quali indicazioni si possono trarre

di Marcello Tansini pubblicato il
Agnelli ed Elkann

Dagli Stati Uniti all'Europa, Exor definisce nuove strategie di investimento tra Wall Street, settori innovativi e riorganizzazione industriale. Scelte, risultati e prospettive fino al 2026.

Nel panorama internazionale della finanza e dell'industria, Exor, holding controllata dalla storica famiglia italiana, emerge per la capacità di anticipare i trend economici globali e per la determinazione nella diversificazione degli investimenti. Sotto la guida di John Elkann, la società ha consolidato la propria posizione grazie ad una strategia caratterizzata da visione di lungo termine, selezione accurata dei settori con maggior crescita e gestione attenta del rischio.

L'approccio degli Agnelli-Elkann, a cavallo tra tradizione familiare ed innovazione, riflette un'esperienza consolidata nei mercati maturi e maggiore attenzione all'espansione oltre i confini europei. In questa prospettiva, lo spostamento verso il mercato statunitense, la graduale riduzione delle attività industriali in Europa e il focus sui settori ad alta resilienza appaiono scelte coerenti con l'attuale fase storica e mostrano la volontà di adattarsi alle rapide trasformazioni macroeconomiche.

Wall Street e la diversificazione degli investimenti Exor: tra Carvana e settore minerario

Gli ultimi anni hanno visto Exor e il fondo Lingotto consolidare la propria presenza a Wall Street, raggiungendo una quota d'investimento superiore ai 5 miliardi. Questa cifra testimonia la crescente fiducia nei mercati finanziari nordamericani, che negli ultimi tempi hanno offerto opportunità di rivalutazione e ritorni di capitale senza precedenti. Analizzando le scelte più rilevanti, spicca l'acquisizione da parte di Lingotto di un'importante partecipazione in Carvana, piattaforma online di vendita auto usate che, dopo essere stata prossima al fallimento nel 2022, si è distinta per una spettacolare rimonta sui mercati azionari. L'operazione, avviata con l'acquisto di 5 milioni di azioni nel 2023, ha consentito di cogliere un recupero di valore superiore al 10.000% in tre anni, arrivando ad una capitalizzazione che oggi supera i 69 miliardi di dollari.

Tale esperienza mette in evidenza la capacità di Exor di riconoscere potenzialità in aziende in crisi e di sostenerle attraverso una gestione finanziaria attiva e un approccio contrarian, oggi oggetto di analisi negli ambienti finanziari internazionali.

Poi c'è la partecipazione nella casa cinematografica Paramoun con il fondo che detiene quote in 36 aziende quotate a Wall Street per un valore complessivo di oltre 5,4 miliardi di dollari. Nell'elenco dei titoli ci sono imprese tecnologiche come Amazon, Microsoft, Uber e Tsmc, aziende farmaceutiche come Teva e Moderna e concorrenti come Tesla.

Tuttavia, il vero asse di investimento del Lingotto si sta spostando verso il comparto minerario, con una particolare esposizione verso l'estrazione di oro e argento. Il boom dei prezzi dei metalli preziosi, alimentato dalle forti incertezze geopolitiche globali e dall'appetito degli investitori per beni rifugio, ha reso queste asset class particolarmente redditizie nell'ultimo anno. Le società partecipate dal fondo, specializzate nello sviluppo di miniere e nell'ottimizzazione della produzione, hanno registrato incrementi di quotazione particolarmente rilevanti, contribuendo al rafforzamento del portafoglio Exor su scala globale.

Questa tripla leva - strategia azionaria alternativa, attenzione alle imprese innovative e ingresso nei settori storicamente solidi - mostra la volontà della holding di proteggere e ampliare il valore degli asset familiari attraverso una diversificazione calibrata. In tal senso, le mosse degli Agnelli-Elkann dimostrano una crescente sintonia con le logiche tipiche degli investitori istituzionali anglosassoni, capaci di coniugare visione industriale e valorizzazione finanziaria nei contesti più liquidi e avanzati del pianeta.

L'impegno di Exor e Stellantis nel mercato nordamericano: investimenti e strategie per il 2026

La crescita e la permanenza competitiva nel Nord America rappresentano oggi un pilastro centrale della strategia Exor, che si articola sia attraverso il ruolo diretto nel settore automotive con Stellantis che tramite una presenza finanziaria strutturata. Negli Stati Uniti, in particolare, si stanno aprendo diversi fronti di espansione e rilancio produttivo: tra questi, il piano pluriannuale di investimenti valutato fino a 10 miliardi di dollari da parte del gruppo automobilistico.
Le motivazioni di tale scelta risiedono nella volontà di rafforzare il proprio posizionamento presso fasce di mercato profittevoli, come quella dei SUV Jeep e dei pick-up Ram, e nell'intento di riorientare la produzione verso modelli iconici dai motori ad alte prestazioni, suddividendo le risorse tra impianti in Illinois e Michigan.

Sotto la nuova guida dell'amministratore delegato Antonio Filosa, Stellantis sta rivalutando le politiche industriali promosse dal precedente vertice, caratterizzate da un deciso spostamento delle funzioni verso Paesi a basso costo. L'odierno orientamento punta invece su reindustrializzazione negli Stati Uniti, applauso da parte delle istituzioni federali e ridefinizione delle relazioni sindacali, come dimostra l'impegno alla riassunzione di circa 1.500 dipendenti nello stabilimento di Belvidere - elemento chiave nel dialogo politico e sociale nordamericano.

L'attuale strategia si inserisce in un più ampio scenario di ridefinizione degli equilibri geopolitici e commerciali, ove gli annunci di investimenti miliardari risultano funzionali anche ai rapporti con le amministrazioni pubbliche e agli incentivi industriali. Non meno rilevante è la pianificazione futura relativa ai marchi Dodge e Chrysler, con l'eventualità di nuovi modelli destinati al mercato statunitense, e l'uscita da asset non strategici che potrebbero essere dismessi o ristrutturati.

Tale approccio bilancia la ricerca della massima efficienza produttiva con un'accentuata attenzione al contesto normativo e fiscale americano, segnando un allontanamento dalle logiche tradizionali basate esclusivamente sulla delocalizzazione. In questo modo, Exor e Stellantis intendono cogliere appieno le opportunità offerte dal mercato nordamericano anche nella prospettiva del 2026, garantendo ritorni all'altezza delle aspettative degli investitori internazionali e rafforzando la reputazione dei marchi detenuti.

Andamento degli investimenti di Exor in Europa: sfide e riduzione della presenza industriale

L'osservazione dei trend più recenti rivela una progressiva flessione delle attività industriali di Exor nel Vecchio Continente. La scelta di ridurre la presenza produttiva in Europa, già avviata negli ultimi esercizi, appare come risposta sia ad un contesto competitivo fortemente mutato che all'inasprimento delle normative ambientali e delle politiche fiscali nazionali. Le dichiarazioni dei vertici del gruppo e le recenti indiscrezioni mostrano una tendenza alla razionalizzazione degli asset: sono ipotizzate ulteriori chiusure o dismissioni di stabilimenti, come avvenuto per Pomigliano d'Arco e per la potenziale vendita delle attività collegate al car sharing Free2Move, mentre la Francia sembra destinata a diventare il centro europeo di riferimento per le attività residue.

L'industria automobilistica europea soffre di margini operativi compressi, pressione fiscale elevata e politiche salariali poco armonizzate, fattori che spingono i principali gruppi a riequilibrare la distribuzione geografica degli investimenti. In Italia, in particolare, la produzione di veicoli è scesa vertiginosamente negli ultimi quindici anni, segnando un ritiro progressivo dei capitali industriali. Simili difficoltà si registrano anche in altri mercati chiave, come la Francia, dove Exor sembra voler ridurre ulteriormente la propria esposizione industriale concentrandosi su aree più profittevoli e innovative.

Nell'analisi dei dati emergono differenze strutturali tra le principali economie dell'area euro rispetto a normative sul lavoro, tassazione societaria e incentivi all'innovazione, elementi che contribuiscono alla frammentazione delle strategie di investimento. La prospettiva prevalente è quindi quella di un gruppo orientato a privilegiare asset ad alta redditualità e a minimizzare la dipendenza dai mercati storici, lasciando aperta la porta a futuri riposizionamenti qualora le condizioni di sistema dovessero migliorare.

Le prospettive e le indicazioni strategiche per Exor nei prossimi anni

Guardando agli anni a venire, la traiettoria di Exor si configura come sempre più internazionale, con una strategia che valorizza la selezione di settori trainanti e l'equilibrio tra rischio e rendimento. Le recenti esperienze di successo nel tech e nel minerario, unite all'impegno costante nel mercato nordamericano, suggeriscono che gli investimenti continueranno a premiare realtà innovative, resilienti e intimamente legate ai cicli economici globali. L'attenzione verso l'oro e i metalli preziosi come asset rifugio continuerà a rappresentare una componente difensiva in portafoglio, specialmente in fasi di elevata volatilità finanziaria e incertezza geopolitica.

Nei prossimi anni, è ipotizzabile una ulteriore ‘pivot' strategica verso altre asset class ad alto potenziale, come l'intelligenza artificiale, anche se oggi le principali mosse sono concentrate su settori già maturi e consolidati. Le operazioni di dismissione degli asset industriali europei o di diversificazione delle partecipazioni rispondono tanto alle esigenze di ottimizzazione dei costi quanto a quelle di rafforzamento patrimoniale, coerentemente con le best practice delle maggiori holding di investimento mondiali.

Un aspetto chiave sarà la capacità del gruppo di intercettare micro-trend in settori emergenti, mantenendo sempre un approccio opportunistico ma disciplinato. In questo scenario, la reputazione costruita in decenni di presenza internazionale e la solidità del management - unite ad una attenta lettura dell'evoluzione normativa e delle aspettative degli stakeholder - costituiranno il principale vantaggio competitivo. Allo stesso tempo, la flessibilità di risposta ai cambiamenti macroeconomici e la centralità di una visione imprenditoriale proiettata al 2026 rappresentano le direttrici su cui il gruppo orienterà le proprie scelte di investimento.