Come funziona il pagamento delle tasse sui canoni di affitto non percepiti: cosa prevede la normativa in vigore e i chiarimenti della Cassazione
Quali sono i casi in cui sui canoni di affitto non pagati non si versano le tasse? I redditi derivanti dal pagamento dei canoni di affitto contribuiscono al calcolo del reddito imponibile del proprietario soggetto a tassazione.
Per questo motivo devono essere dichiarati ai fini Irpef in dichiarazione dei redditi tramite la compilazione o del modello 730 o del modello Unico.
Dunque, le tasse si pagano sempre anche se non si riscuotono i canoni di locazione stabiliti.
L’unica soluzione a cui i proprietari possono ricorrere per evitare di pagare tasse su importi non avuti ed evitare ulteriori problemi è procedere all’invio all’inquilino di un decreto ingiuntivo prima e del provvedimento di sfratto per morosità poi.
La legge prevede che un inquilino possa, infatti, ritardare il pagamento del canone di affitto di e già dal 21esimo giorno il proprietario può procedere con lo sfratto, previa comunicazione all'inquilino stesso.
Secondo quanto stabilito da una recente sentenza della Corte di Cassazione, non sono soggetti a tassazione i canoni di locazione non percepiti ma solo dopo il provvedimento giurisdizionale o a seguito della registrazione della risoluzione.
La normativa vigente prevede che il mancato pagamento dei canoni di locazione da parte degli inquilini, non impedisce l'assoggettamento all'imposta sui redditi, perchè, come precisato dai giudici, fino a quando risulta in essere un contratto di locazione, è implicito che i canoni debbano essere pagati e, se così non avviene, anche i canoni non percepiti per morosità contribuiscono al calcolo del reddito tassabile.
Gli unici casi in cui non si pagano le tasse sugli affitti non percepiti sono, dunque, quelli in cui: