Negli ultimi anni l’industria tecnologica ha assistito a una metamorfosi senza precedenti, trascinata dall’automazione avanzata e dall’ascesa dell’intelligenza artificiale (IA). Il lavoro degli ingegneri informatici, un tempo motore indiscusso dell’innovazione digitale, oggi appare sottoposto a una forte pressione per ridefinirsi. In modo sempre più evidente, le grandi aziende stanno ripensando la struttura dei propri team tecnici e stanno avviando drastiche razionalizzazioni di personale altamente qualificato. Questa trasformazione, in parte fisiologica nell’evoluzione del settore, solleva interrogativi sulla sostenibilità occupazionale e sulle nuove modalità di collaborazione tra intelligenza umana e algoritmi.
Amazon e la nuova ondata di licenziamenti: perché colpiscono gli ingegneri
Amazon ha avviato la più profonda ristrutturazione della sua storia aziendale, con oltre 14.000 posti eliminati solo nell’ultimo anno. I dati confermano come quasi il 40% dei posti tagliati nelle principali sedi statunitensi riguardi figure ingegneristiche; in particolare sviluppatori di software, product e program manager. Le ragioni dietro questa scelta sono molteplici e si intrecciano con una dinamica che tocca tutto il settore:
- Efficienza organizzativa: Il CEO Andy Jassy ha puntato su una drastica semplificazione gerarchica, dichiarando la volontà di ridurre i livelli decisionali e accelerare l’esecuzione dei progetti.
- Riposizionamento strategico: Le risorse liberate dai tagli vengono riallocate su iniziative legate all’IA e all’innovazione interna.
- Nuova cultura aziendale: La fine della fase di espansione a tappeto post-pandemica impone oggi una gestione più «snella», proiettata verso la risposta rapida alle nuove sfide di mercato.
Gli
ingegneri risultano particolarmente esposti anche per effetto della diffusione di potenti tool IA, in grado di automatizzare porzioni crescenti dello sviluppo software e dei processi di controllo qualità. Così, figure una volta centrali nell’architettura Amazon – dagli SDE II ai responsabili di progetto – sono chiamate a reinventare il proprio ruolo.
I tagli hanno coinvolto non solo la divisione cloud e dispositivi, ma anche i reparti videogiochi, pubblicità, ricerca visiva e shopping. È stato ridotto l’investimento in progetti sperimentali o meno redditizi e sono stati cancellati prodotti innovativi lanciati di recente come Amazon Lens.
I dati macroeconomici attestano come questa scelta non sia isolata: nel solo 2025 il settore tech globale ha perso 94.000 posti, con profitti però in crescita. Un fenomeno che, secondo le parole della responsabile delle risorse umane di Amazon, rappresenta
“la generazione più rivoluzionaria di IA dai tempi di Internet”.
Come l'intelligenza artificiale sta cambiando le esigenze delle Big Tech
L’adozione massiva di IA ha accelerato una trasformazione strutturale nelle strategie delle grandi aziende tecnologiche. Se in passato l’informatica puntava all’espansione quantitativa dei team, oggi la combinazione di automazione e machine learning ha ridefinito le priorità. I reparti maggiormente impattati non sono più solo quelli dedicati alle attività ripetitive, come il customer care, ma includono anche funzioni storicamente specializzate come lo sviluppo software, le risorse umane e il controllo dati.
Strumenti come i code assistant, le piattaforme di automazione e i chatbot interni stanno diminuendo la necessità di manodopera «tradizionale». Secondo Microsoft, il 30% del nuovo codice è oggi generato da sistemi automatici, con impatti immediati su profili junior e ruoli intermedi.
La narrazione ufficiale punta su efficienza e riorganizzazione, ma nella pratica si assiste a un riposizionamento dei budget verso l’innovazione guidata dall’IA, confermato dai giga-investimenti di aziende come Microsoft stesso (80 miliardi sull’IA nel 2025). Ciò non significa la scomparsa dei lavori, ma una loro rapida metamorfosi.
- Mansioni una volta considerate «immuni» dall’automazione oggi diventano superflue o evolvono in direzione di ruoli ibridi
- Nuove figure emergono: prompt engineer, specialisti AI on device, designer di flussi intelligenti
- Il ritmo della distruzione di posti di lavoro risulta però più rapido della creazione di nuove posizioni: il World Economic Forum stima l’eliminazione di 85 milioni di ruoli globali, a fronte di 97 milioni creati, con forte disallineamento nelle competenze richieste
Il paradosso odierno:
mai come ora i risultati finanziari delle Tech Company sono elevati, ma crescono anche le incertezze occupazionali per chi non riesce ad aggiornarsi.
Il destino degli ingegneri software: opportunità, rischi e adattamento nella nuova realtà aziendale
La trasformazione dei processi interni alle aziende chiede agli ingegneri informatici un salto di qualità nella gestione del cambiamento. Se le mansioni di base vengono sempre più affidate agli algoritmi, l’esperienza e la creatività diventano il principale valore aggiunto che un tecnico può offrire.
I rischi sono concreti:
- ridimensionamento di ruoli intermedi e di routine;
- aumento della competizione su posizioni di alto livello, spesso internazionali;
- “ansia da sostituzione” derivante dalla rapidità nella diffusione di nuove piattaforme di scrittura codice automatica e analisi dati.
Allo stesso tempo,
l’attuale scenario apre opportunità inedite:
- collaborazione tra umani e IA nello sviluppo di prodotti digitali ancora più efficienti e personalizzati;
- ruoli chiave nell’addestramento dei modelli, nell’interpretazione etica e giuridica delle automazioni, nella gestione della sicurezza e privacy dei dati;
- possibilità di specializzarsi in nicchie ad alta domanda, dalle reti neurali on device, allo sviluppo di framework edge, fino alla data governance.
Adattarsi non significa solo apprendere nuovi linguaggi o strumenti tecnici, ma anche imparare a gestire la complessità dei team ibridi, dove la supervisione sulle machine intelligence diventa parte integrante della mansione. La sfida è culturale prima ancora che tecnica: saper restare aggiornati e valorizzare competenze trasversali come il problem solving, la visione strategica e l’etica digitale sarà determinante per non rimanere ai margini della nuova divisione internazionale del lavoro.
Il caso Bending Spoons: un approccio alternativo alla valorizzazione del talento ingegneristico
Nel panorama europeo, Bending Spoons rappresenta un laboratorio originale per la gestione del capitale umano ad alta specializzazione. Questa azienda milanese, diventata sinonimo di acquisizioni strategiche e crescita accelerata, ha attuato un modello ibrido che integra l’approccio finanziario del private equity con un solido zoccolo tech. Il 95% del team è infatti composto da ingegneri, ricercatori, designer digitali e product manager, figure direttamente coinvolte nello sviluppo di prodotti e nella ristrutturazione delle realtà acquisite.
Luca Ferrari, co-fondatore e CEO, ha sottolineato in diverse interviste come perseguire l’«eccellenza diffusa» richieda criteri severissimi nelle assunzioni e un ambiente in cui la rapidità di crescita professionale supera quella di aziende ben più grandi. Le task force interdisciplinari studiano a fondo ogni azienda entrata in portafoglio, individuandone asset tecnologici, eventuali ridondanze e aree di miglioramento, prima di predisporre un piano di rilancio focalizzato su innovazione, ottimizzazione e sinergie operative.
Il turnover, anche nelle posizioni ingegneristiche, non viene demonizzato, ma letto come parte di un processo finalizzato ad avere sempre il miglior mix di talento e flessibilità organizzativa. Il gruppo mantiene un’età media dei dipendenti al di sotto dei 30 anni e riceve ogni anno centinaia di migliaia di candidature su scala globale.
- Valorizzazione del merito e assunzione basata sulle soft skill quali rapidità di apprendimento e “fame” di eccellere
- Ristrutturazione orientata alla crescita del prodotto più che alla pura efficienza finanziaria
- Approccio Build & Build Up: la tecnologia come fattore abilitante per la scalabilità e la sostenibilità degli asset
Bending Spoons mostra come
la centralità degli ingegneri non scompaia, ma venga declinata in una modalità volta ad amplificare l’impatto strategico delle scelte e la qualità della crescita.
Dal cloud all’AI on device: le nuove competenze richieste agli ingegneri
La prossima frontiera tecnologica vede l’intelligenza artificiale abbandonare progressivamente il cloud per diventare nativa nei dispositivi hardware (edge, smartphone, sistemi industriali, veicoli smart). Questa evoluzione modifica radicalmente il set di competenze richieste agli ingegneri, che dovranno:
- progettare e ottimizzare modelli di intelligenza adattivi «leggeri», adatti a integrarsi su microprocessori dedicati;
- sviluppare sistemi resilienti in grado di operare senza costante connettività al cloud;
- gestire la protezione della privacy e la sicurezza dei dati in contesti distribuiti, conforme alle normative europee come il Regolamento UE sull’AI;
Le aziende che sapranno portare l’innovazione “sotto la scocca” dei dispositivi più comuni avranno un vantaggio competitivo stimato in decine di miliardi di dollari.
Il ruolo dell’ingegnere si rifocalizza così sulla progettazione sperimentale e sulla capacità di saper ottimizzare la tecnologia per scenari d’uso reali, più vicini alle persone e al contesto socioeconomico in cui operano.