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La situazione del 5G in Italia ancora poco diffuso, mentre il 6G già avanza nel resto del mondo

di Chiara Compagnucci pubblicato il
5G situazione in italia nel 2025

Mentre il 5G fatica a decollare in Italia tra ostacoli e ritardi, il 6G avanza nel mondo. Analizziamo le difficoltà di diffusione, i confronti europei, il caso di Roma e le prospettive future tra innovazione e competizione internazionale.

Nel contesto della trasformazione digitale, la connettività mobile rappresenta uno degli asset più influenti per la crescita economica e sociale. Nonostante la copertura delle reti di nuova generazione sia formalmente estesa in molte zone del Paese, i dati e le testimonianze evidenziano come le prestazioni effettive non corrispondano sempre alle aspettative create dalle promesse tecnologiche. La quinta generazione della telefonia mobile viene percepita come un tassello essenziale per l’innovazione e la competitività nazionale, soprattutto in relazione a servizi avanzati per industrie, pubblica amministrazione e cittadini. Tuttavia, permangono ostacoli che rallentano il percorso di adozione e sviluppo genuino di questa infrastruttura. Mentre il dibattito investe sia il settore pubblico sia quello privato, il presente scenario impone una riflessione su cause e prospettive di questa situazione, specie considerando l’avanzamento del 6G sullo scenario internazionale.

5G in Italia: ostacoli normativi, economici e tecnologici alla diffusione

L’espansione della tecnologia 5G in Italia è stata frenata da molteplici fattori che si manifestano lungo diversi assi: quadro regolatorio, costi degli investimenti, dinamiche del mercato e accettazione sociale. Gli operatori di telecomunicazioni hanno dovuto affrontare, in primo luogo, un’asta per l’acquisizione delle frequenze tra le più onerose al mondo, con costi aggregati pari a oltre 6,5 miliardi di euro, secondo dati resi pubblici dall’amministratore delegato di Tim. Questo esborso ha sottratto liquidità alle aziende, limitando quindi la capacità di investimento su reti e infrastrutture di nuova generazione.

Nel frattempo, le barriere normative contribuiscono a una notevole eterogeneità sul territorio. Recenti semplificazioni, frutto di accordi tra governo e amministrazioni locali, mirano ad accelerare il deployment delle reti. Tuttavia, l’adozione di nuove antenne resta spesso legata a lungaggini burocratiche e opposizioni locali legate a preoccupazioni socio-sanitario-paesaggistiche, rallentando la realizzazione di nuove installazioni.

Un ulteriore elemento determinante riguarda la struttura del mercato: il costo medio degli abbonamenti rimane contenuto rispetto ad altri paesi, con offerte che stabilmente restano sotto i dieci euro al mese per il 5G. Di contro, questa politica tariffaria, seppure vantaggiosa per i consumatori, non permette agli operatori di recuperare in tempi rapidi gli investimenti necessari a un’infrastruttura capillare e performante.

Per quanto concerne il versante industriale, la spesa dedicata a progetti di reti private 5G in Italia resta marginale - poco più di dieci milioni negli ultimi dodici mesi - e, secondo osservatori del Politecnico di Milano, molte aziende non percepiscono ancora il valore strategico della connettività evoluta, in quanto la digitalizzazione delle filiere produttive non è ancora abbastanza valorizzata nelle strategie di business.

La situazione rischia di aggravarsi in vista del prossimo rinnovo delle licenze, previsto allo stato attuale per il 2029. Il tema del "rinnovo non oneroso" delle frequenze, attraverso investimenti equivalenti da parte degli operatori, è oggi oggetto di dibattito parlamentare e potrebbe segnare una svolta per alleggerire la pressione finanziaria sul settore e incentivare nuovi investimenti infrastrutturali.

Le carenze delle prestazioni reali del 5G: qualità, copertura e percezione degli utenti

Il divario tra le promesse del 5G e l’esperienza reale dei cittadini è stato evidenziato da numerosi report internazionali e analisi di settore. In particolare, il monitoraggio MedUX ha messo in luce come l’Italia si collochi tra gli ultimi cinque Paesi europei per prestazioni effettive, sia in termini di velocità di download e upload che per quanto riguarda la latenza della connessione.

I principali problemi riscontrati dagli utenti riguardano:

  • Velocità inferiori alle aspettative: la media delle velocità di download e upload rimane ben al di sotto della media continentale, penalizzando l’uso di servizi avanzati come streaming in 4K o il caricamento di contenuti multimediali di alta qualità;
  • Latenza elevata: tempi di risposta superiori ai 59 millisecondi compromettono l’utilizzo di diversi applicativi, specialmente per attività in tempo reale quali gaming e videoconferenze;
  • Stabilità della connessione: circa un quarto delle sessioni di streaming video viene interrotta da buffering o blocchi, testimonianza di una stabilità tutt’altro che scontata;
  • Bassa disponibilità effettiva: solo il 41% del tempo gli utenti riescono a connettersi realmente su reti 5G, rispetto al 48% della media UE.
Un ulteriore aspetto critico è dato dalla mancanza di una copertura uniforme, soprattutto nelle aree rurali e nei piccoli centri. La capillarità delle reti installate resta limitata e, anche laddove il 5G risulta presente, spesso si tratta ancora di un’infrastruttura «non standalone», che si appoggia al 4G, riducendo così l’impatto delle potenzialità annunciate.

L’esperienza d’uso è penalizzata anche durante attività domestiche: utenti che tentano di utilizzare connessioni mobili come alternativa alla fibra lamentano performance inferiori nelle ore di picco e rallentamenti, sottolineando così la necessità di soluzioni ibride e più affidabili.

In sintesi, la qualità percepita risente di carenze sia infrastrutturali che strategiche, con il risultato che il valore aggiunto della nuova rete fatica a essere riconosciuto, soprattutto in una popolazione abituata a costi contenuti e a una copertura 4G ormai sufficiente per le necessità più comuni.

La situazione europea e i modelli di successo: cosa imparare dagli altri Paesi

A livello continentale, si rileva come la stragrande maggioranza del traffico 5G evoluto sia concentrata fuori dall’Europa, in nazioni quali Stati Uniti, Cina e India. I dati evidenziano una penetrazione reale del 5G «standalone» estremamente bassa in UE – solo il 2% contro il 90% dei summenzionati Paesi extra-europei. Questo posizione la regione, Italia inclusa, in una situazione di ritardo rispetto alle economie più dinamiche.

All’interno dell’Unione, le metropoli di Stoccolma, Porto e Lisbona rappresentano modelli di riferimento, avendo adottato strategie orientate a:

  • Investimenti selettivi e indirizzati su infrastrutture e spettro dedicato;
  • Focus sulla qualità reale dell’esperienza utente (latenza, stabilità, copertura effettiva);
  • Collaborazione tra privati e amministrazioni, con una strategia di pianificazione urbanistica integrata.
Queste città, attraverso un approccio proattivo nel consolidamento della rete e nel coinvolgimento degli stakeholder pubblici e privati, hanno raggiunto latenze inferiori a 10 millisecondi e percentuali di connessione 5G che superano l’86% del tempo di utilizzo. Risulta dunque evidente la differenza tra una semplice presenza di copertura e una reale disponibilità di servizi avanzati, elemento essenziale per la digitalizzazione e la competitività locale.

Il caso Roma: tra regolamentazioni, ritardi e soluzioni innovative per l’infrastruttura

Analizzando nel dettaglio la realtà della capitale, si osserva un percorso complesso e tortuoso verso la realizzazione di una città pienamente interconnessa secondo gli standard della nuova generazione mobile. Dopo anni di contenziosi legali e opposizioni a livello locale, Roma ha visto nel 2024 l’approvazione di un nuovo regolamento comunale sugli impianti di telefonia mobile, pensato anche per contenere l’impatto paesaggistico delle antenne.

Tuttavia, la soluzione adottata – l’introduzione di «mascherature» architettoniche imposte per integrare visivamente le nuove antenne nel contesto urbano – non ha raccolto consensi unanimi, generando critiche sia per le scelte estetiche che per l’efficacia e i costi aggiuntivi sostenuti dagli operatori. Si è quindi deciso di lavorare a un «catalogo» di soluzioni, da personalizzare su base quartiere per quartiere, coinvolgendo anche le sovrintendenze e i cittadini nei processi di selezione.

Nonostante il progetto ambizioso da oltre 100 milioni di euro per disseminare di small cell la città – con l’obiettivo di abilitare reti diffuse per smart city, videosorveglianza e sensori IoT – i tavoli tecnici permanenti istituiti fanno presagire tempistiche ancora dilatate. La complessità del tessuto urbanistico romano impone un equilibrio tra esigenze infrastrutturali, tutela del paesaggio e partecipazione pubblica. Nel frattempo, il rischio è che, a fronte di investimenti elevati e tempi incerti, Roma non riesca a recuperare il terreno perso rispetto ad altri centri urbani europei più avanzati.

Confronto e sinergie tra 5G, fibra ottica e Fwa per le connessioni domestiche

L’evoluzione delle reti domestiche in Italia si gioca sulla capacità di combinare, in modo intelligente e complementare, le diverse tecnologie disponibili: fibra ottica, 5G e Fwa (Fixed Wireless Access). Ognuna presenta vantaggi e limiti a seconda del contesto territoriale e delle esigenze dell’utente.

La fibra ottica, in particolare la FTTH (fiber to the home), rappresenta la soluzione con i migliori livelli di prestazione e affidabilità, offrendo – secondo le stime – velocità effettive mediamente superiori ai 100 Mbps anche durante le ore di picco. Tuttavia, la distribuzione resta ancora disomogenea: zone rurali o periferiche sono spesso servite solo da tecnologie di generazione precedente.

Il 5G si propone come soluzione flessibile ed economica per l’accesso mobile e, sempre più spesso, anche per quello domestico tramite router dedicati. Il prospetto dei costi è molto competitivo, con offerte che partono da meno di dieci euro mensili, ma la qualità è fortemente legata alla copertura locale e può subire fluttuazioni per la condivisione della banda tra molti utenti.

L’Fwa, invece, costituisce una scelta rilevante soprattutto in assenza di fibra. Offrendo prestazioni soddisfacenti – velocità comprese tra 39 e 70 Mbps secondo i dati recenti – e tariffe comparabili a quelle della fibra, assicura continuità e costi certi. Resta, tuttavia, soggetto all’influenza di fattori esterni, come le condizioni meteo estreme.

Tecnologia Velocità Download Media Tariffa Media
Fibra ottica (FTTH) 103-161 Mbps 26-30 euro
5G mobile 71-231 Mbps 9-10 euro
Fwa (5G/4G) 39-70 Mbps 25-30 euro

L’integrazione delle tre tecnologie apre la strada a nuovi modelli di connessione ibrida, favorendo la resilienza e l’accessibilità, mentre le differenze in termini di latenza e qualità suggeriscono una scelta consapevole sulla base delle reali necessità.

Le prospettive future: rinnovo delle frequenze e politiche per il rilancio dell’innovazione

Guardando al prossimo rinnovo delle frequenze, il dibattito nazionale è indirizzato su soluzioni che permettano agli operatori di trasformare eventuali corrispettivi economici in investimenti reali per l’espansione delle reti. Gli emendamenti recentemente presentati in Parlamento tendono a favorire tale evoluzione, prevedendo meccanismi di «assolvimento» del pagamento attraverso la realizzazione di progetti infrastrutturali in linea con le esigenze di digitalizzazione del Paese.

Le consultazioni avviate dall’Agcom pongono l’accento sull’urgenza di superare il modello puramente fiscale, orientando la regolamentazione verso condizioni di equilibrio tra competitività del mercato, sostenibilità per gli operatori e vantaggio sociale. La definizione di metriche oggettive di investimento e rendicontazione mira a garantire trasparenza ed efficacia nell’allocazione delle risorse pubbliche e private.

L’attenzione politica e istituzionale si concentra, inoltre, sulla modernizzazione delle licenze d’uso dello spettro e sulla semplificazione amministrativa per rendere più rapida l’implementazione della nuova rete. Nei piani strategici, grande rilevanza viene attribuita al consolidamento delle infrastrutture e all’integrazione progressiva di servizi digitali basati su soluzioni cloud, intelligenza artificiale e sicurezza avanzata, creando un ecosistema pronto a sostenere la competizione internazionale sull’innovazione tecnologica. L’obiettivo? Porre le basi per una transizione fluida verso la futura generazione 6G.

Conclusioni: Italia tra ritardi, opportunità e la sfida del 6G

Il percorso della quinta generazione mobile nel Paese manifesta criticità strutturali, ma anche importanti margini di miglioramento. I ritardi accumulati, sia rispetto agli altri paesi europei sia nel confronto internazionale, sono conseguenza di un mix di fattori economici, normativi e tecnologici che hanno frenato la vera adozione del 5G nella quotidianità di aziende e cittadini. Tuttavia, la crescente attenzione posta da istituzioni e operatori verso un approccio sistemico, fatto di investimenti mirati e regole incentivanti, può favorire un rilancio della competitività.

Le opportunità offerte dall’integrazione tra fibra, Fwa e reti mobili di nuova generazione restano ampie, soprattutto per sanare i divari territoriali e creare una piattaforma solida per i servizi digitali future-proof. All’orizzonte, il 6G già si profila come sfida globale, ponendo l’Italia di fronte alla necessità di capitalizzare le esperienze maturate e accelerare la transizione con politiche lungimiranti, così da trasformare le difficoltà odierne in punti di forza per il domani digitale.