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Come funziona lo scudo penale dei medici, i casi in cui scatta e quando no. Le regole e quando sarà in vigore

di Marcello Tansini pubblicato il
Regole scudo penale dei medici

Lo scudo penale per i medici ridefinisce le responsabilità e le tutele nella pratica sanitaria, con nuove regole su colpa grave, risarcimento, impatto sui pazienti e reazioni da parte di operatori e istituzioni.

Negli ultimi anni, il dibattito intorno alla responsabilità penale dei professionisti della salute nell'ambito della riforma in corso in Italia ha assunto particolare rilevanza, segnando una svolta significativa con l'approvazione di una misura strutturale nota come scudo penale. Questo meccanismo, originariamente introdotto durante l'emergenza pandemica e poi prorogato più volte, mira a ridefinire le condizioni in cui il personale sanitario può essere chiamato a rispondere penalmente per eventi dannosi accaduti nell'esercizio della propria funzione.

La nuova disciplina nasce dall'urgenza di garantire serenità a chi opera in ambito sanitario e di limitare le distorsioni prodotte dalla cosiddetta medicina difensiva, un fenomeno che grava economicamente e organizzativamente sul Servizio sanitario nazionale (SSN) e influisce sulla qualità dell'assistenza ai cittadini.

Cos'è lo scudo penale e le ragioni della riforma

Con il termine "scudo penale" si designa il nuovo assetto normativo che circoscrive la responsabilità penale dei medici in caso di lesioni personali o decesso di pazienti, prevedendo la punibilità solo per ipotesi di colpa grave. Il recente intervento legislativo deriva dalla volontà di trovare un equilibrio tra la necessità di tutelare chi svolge attività sanitaria e la salvaguardia dei diritti delle persone assistite. Il provvedimento si collega a una revisione del Codice penale e alla modifica delle norme introdotte dalla legge "Gelli-Bianco" (Legge 8 marzo 2017, n. 24), consolidando principi già sperimentati in contesti di emergenza.

I motivi della riforma sono riconducibili a molteplici fattori:

  • l'aumento esponenziale delle denunce, spesso infondate, contro il personale medico
  • la conseguente diffusione della medicina difensiva, con prescrizione di esami inutili e allungamento delle liste d'attesa
  • l'esigenza di rafforzare la fiducia tra cittadino e professionista sanitario
  • la necessità di aggiornare il quadro normativo alla luce dei nuovi scenari clinici e delle complessità operative del SSN
Le modifiche intendono, così, favorire una medicina più centrata sulle esigenze reali della popolazione e ridurre gli ostacoli amministrativi che gravano sugli operatori.

Le nuove regole: quando il medico è punibile e quando no

Le norme attualmente in via di definitiva approvazione, insieme alla riforma delle professioni, prevedono che i professionisti sanitari possano essere perseguiti penalmente per lesioni personali o omicidio colposo soltanto nei casi in cui sia dimostrata una colpa grave. Il riferimento centrale è agli articoli 590-sexies e 590-septies del Codice penale, aggiornati dalla recente riforma. Il perimetro della responsabilità viene, dunque, delimitato dalla verifica di alcune condizioni:

  1. Osservanza delle linee guida accreditate: il sanitario deve aver seguito le indicazioni delle società scientifiche riconosciute o aver applicato buone pratiche clinico-assistenziali adeguate al caso.
  2. Concretezza e specificità: è previsto che le raccomandazioni adottate siano pertinenti rispetto alle caratteristiche della situazione affrontata.
  3. Elementi di contesto: valutazioni come la scarsità delle risorse, emergenze, o difficoltà organizzative non evitabili si riflettono direttamente sull'apprezzamento della colpa. In presenza di tali presupposti, la punibilità è esclusa per errori di lieve entità. All'opposto, lo scudo non si applica nei seguenti casi:
  • mancato rispetto dei protocolli obbligatori
  • comportamento gravemente negligente, imprudente, grossolanamente errato
  • atti dolosi o lesioni volontarie
Le nuove regole rafforzano così la posizione del medico quando l'operato risulta conforme agli standard professionali riconosciuti e alle condizioni materiali realmente disponibili. La valutazione della condotta, in ogni caso, resta sempre affidata al giudice, che deve esaminare le circostanze concrete e documentate del fatto.

Fattori valutati nell'accertamento della colpa grave

Quando si valuta la gravità della colpa in ambito sanitario, i giudici sono chiamati ad un'analisi articolata che prende in considerazione numerosi parametri. La riforma prevede che, ai fini della decisione, vengano tenuti presenti non solo gli standard medico-scientifici, ma anche:

  • la scarsità di risorse umane e materiali, cioè la disponibilità effettiva di personale, attrezzature e farmaci
  • le carenze organizzative non imputabili al singolo professionista
  • l'eventuale insufficienza o contraddittorietà delle conoscenze scientifiche disponibili riguardo la patologia o le terapie applicate
  • la complessità clinica del caso, la difficoltà della procedura e il ruolo svolto nell'équipe multidisciplinare
  • la presenza di situazioni di urgenza o emergenza che impongono rapide decisioni
Questi elementi consentono di distinguere tra errore scusabile, dovuto a condizioni esterne, e colpa grave, legata a negligenza, imprudenza o imperizia sostanziale. L'allineamento del giudizio alle circostanze operative rappresenta una novità rispetto al passato, garantendo maggiore equità nella valutazione delle condotte e nell'applicazione delle sanzioni.

Effetti sul sistema sanitario: medicina difensiva e impatto sui pazienti

L'introduzione della disciplina basata sul concetto di colpa grave ha profonde ripercussioni sull'assetto del SSN e sulla tutela degli utenti. Uno degli obiettivi è il contrasto alla medicina difensiva, un approccio in cui il timore di responsabilità penali induce i professionisti a prescrivere esami o trattamenti non necessari, con conseguente aumento dei costi e ricadute negative sul funzionamento del sistema. L'attuale normativa si propone di:

  • diminuire la pressione sulle risorse attraverso la razionalizzazione delle prestazioni
  • ridurre le liste d'attesa per gli utenti realmente bisognosi
  • migliorare la relazione di fiducia tra pazienti e operatori sanitari
  • garantire una maggiore serenità e sicurezza agli stessi medici
Il risultato atteso riguarda sia l'efficienza amministrativa che la qualità dell'assistenza, sostenendo un approccio al lavoro clinico meno condizionato dal rischio di azioni legali pretestuose e più attento alle esigenze di salute collettiva.

Il diritto al risarcimento civile e la garanzia per i cittadini

L'applicazione dello scudo penale non modifica il diritto dei cittadini ad ottenere un giusto risarcimento di eventuali danni subiti da imperizia o colpa del personale sanitario. La riforma, infatti, distingue tra responsabilità penale e responsabilità civile, lasciando invariato l'accesso alle tutele previste dall'articolo 2236 del codice civile per la rivalsa nei confronti degli operatori.

Il procedimento civile resta accessibile anche nei casi in cui la condotta non sia penalmente rilevante. I criteri di valutazione della colpa civile rimangono invariati rispetto alla normativa vigente. Non viene precluso, quindi, al paziente il diritto di agire per ottenere un indennizzo.

Questa impostazione garantisce un equilibrio tra la necessità di tutela del cittadino e il diritto degli operatori sanitari a non subire procedimenti penali ingiustificati.

L'accoglienza della riforma da parte di medici, associazioni di categoria e sindacati si è rivelata generalmente favorevole. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FNOMCeO) ha espresso apprezzamento per il tentativo di restituire serenità al lavoro clinico, ponendo tra le priorità anche investimenti strutturali per il personale. Il sindacato Anaao-Assomed ha sottolineato l'importanza della misura come punto di partenza per una rinnovata attenzione alle condizioni di lavoro e al rapporto medico-paziente. Alcune istituzioni hanno evidenziato il carattere non impunitivo dello scudo, rimarcando la permanenza della responsabilità civile e il rispetto dei diritti dei cittadini. Tra gli esperti si segnala infine la soddisfazione per l'adeguamento del quadro normativo italiano alle principali legislazioni internazionali sul tema.