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Lavorare dopo la pensione: +35% di italiani over 65 ancora attivi. Motivi e vantaggi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Over 65 attivi in Italia

Nel 2025 il 35% degli over 65 in Italia lavora dopo la pensione. Scopri perché sempre più pensionati restano attivi e quali sono i vantaggi economici e sociali.

La partecipazione degli anziani al mercato del lavoro italiano ha subito una trasformazione significativa negli ultimi due decenni, a riflesso delle pressioni demografiche, delle riforme previdenziali e delle mutate esigenze personali e sociali. Il prolungamento dell’età media e l’innalzamento dei requisiti necessari per l’accesso al trattamento pensionistico hanno determinato una crescita del numero di cittadini che scelgono o si trovano a dover proseguire un’attività lavorativa oltre il pensionamento.

Le ragioni di questa persistente presenza nel mondo del lavoro fra gli over 65 sono molteplici. Accanto a motivazioni strettamente economiche, emergono sempre più spesso esigenze di realizzazione personale, desiderio di mantenersi mentalmente e socialmente attivi e la volontà di trasmettere competenze alle nuove generazioni. 

Numeri e tendenze, quanti italiani over 65 lavorano ancora?

Secondo gli ultimi dati Istat e approfondimenti di Eurostat, circa il 10% dei pensionati tra i 50 e i 74 anni dichiara di aver svolto una qualche attività lavorativa dopo il pensionamento, pari a oltre 700 mila individui. Questo parametro cresce sensibilmente quando si considera la sola fascia degli over 65, superando il 35% in alcuni segmenti, specie nel lavoro autonomo e nelle professioni.
Il tasso di occupazione degli over 65 è sensibilmente aumentato: tra i 65-69enni si è passati dal 6,3% al 14,7%. Particolarmente rilevante è anche l’incremento fra le donne, segno di una progressiva riduzione delle differenze di genere nel proseguire l’attività lavorativa dopo la pensione.
 

Un esame più dettagliato dell’andamento temporale mostra che l’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione, soprattutto dopo la Riforma Fornero 2011, ha allungato l’età media di uscita dal lavoro a 60,9 anni. Tuttavia, una quota costante di cittadini sceglie di mantenersi comunque attiva anche una volta maturati i requisiti pensionistici, sostenuta pure da una normativa oggi più flessibile rispetto al passato. 
Per quanto riguarda la tipologia di occupazione post-pensionamento, risultano prevalenti i ruoli nei servizi, nella consulenza, tra tecnici specializzati, agricoltori e manager. Inoltre, la ripresa o la continuazione dell’attività lavorativa interessa indistintamente uomini e donne, ma con maggior frequenza chi ha titoli di studio elevati o pregressa esperienza da autonomo.

Fascia di età % lavorativi dopo la pensione
60-64 anni circa 44%
65-69 anni 14,7%
70-74 anni oltre 10%

Motivazioni dei pensionati attivi, necessità economiche e altri fattori

Le ragioni che conducono i pensionati a proseguire l’attività lavorativa sono articolate. Un’ampia fetta di chi lavora dopo il pensionamento indica come principale motivo la ricerca di una gratificazione personale e la volontà di sentirsi ancora utili e produttivi. Il desiderio di mantenere una rete di relazioni sociali e il bisogno di una routine attiva si confermano altrettanto determinanti.
 

  • Soddisfazione personale: Oltre il 36% dei lavoratori senior dichiara di voler mantenere un senso di utilità e una connessione con la società tramite l’attività lavorativa.
  • Necessità economiche: Circa il 30% individua nell’integrazione del reddito pensionistico una spinta fondamentale, soprattutto a fronte di un sistema previdenziale che spesso garantisce trattamenti inferiori al reddito percepito prima del pensionamento.
  • Motivazioni sociali: Non meno rilevante è il desiderio di condivisione di esperienze e del mantenimento di rapporti con colleghi e clienti, così come la spinta a supportare il passaggio generazionale in azienda o nella professione.
  • Flessibilità: Soprattutto per lavoratori autonomi e professionisti, la possibilità di modulare gli impegni consente di gestire meglio il tempo libero, la salute e la famiglia, proseguendo nel lavoro con ritmi ridotti.
Queste motivazioni trovano riscontro anche nell’indagine Eurostat: in Italia, la soddisfazione personale motiva almeno la metà dei pensionati ancora operativi, mentre la spinta economica è più forte nei Paesi con sistemi previdenziali meno generosi.

Il caso dei professionisti: la silver economy e la crescita dei pensionati attivi nelle libere professioni

Tra i principali protagonisti della cosiddetta “silver economy” si collocano i professionisti: le percentuali più elevate si riscontrano tra avvocati e commercialisti, con valori che superano rispettivamente il 77% e l’81%, seguiti da architetti, ingegneri e consulenti del lavoro.

Un elemento distintivo delle carriere professionali è legato alla flessibilità: molti pensionati continuano a produrre reddito e a mantenere la propria posizione all’interno di studi avviati, accompagnando i figli o i collaboratori nella successione generazionale. 
Le normative delle Casse professionali prevedono, spesso, regole autonome che consentono il proseguimento dell’attività anche dopo il conseguimento della prestazione pensionistica, favorendo la trasmissione del know-how e lo sviluppo di network professionali. Dal 2005 a oggi, i professionisti pensionati attivi sono quasi triplicati, seguendo una crescita strutturale e non episodica.

Categoria Pensionati attivi (%)
Commercialisti 81%
Avvocati 77%
Liberi professionisti media 35%

La valorizzazione dell’esperienza dei senior apporta benefici anche per clienti e colleghi, rappresentando un volano per la crescita e l’adattamento delle professioni ai nuovi scenari demografici.